I fatti contro la paura
I fatti contano. La disinformazione e la malinformazione potrebbero essere la minaccia più grande per le democrazie di tutto il mondo. L’estate scorsa, Statistics Canada ha pubblicato dati aggiornati che confermano ciò che molti già sapevano: sta diventando sempre più difficile distinguere tra notizie o informazioni vere e false. Una cosa, però, è certa: con l’accesso a dati affidabili, i fatti dovrebbero sempre aiutare il bene a trionfare su paura, disillusione e angoscia. In ogni decisione politica, i fatti dovrebbero sempre prevalere su sentimenti, intuizioni e opinioni. Un esempio concreto: la reiterata minaccia del Presidente Trump di imporre dazi del 25% su beni e servizi canadesi destinati agli Stati Uniti. Sebbene questa politica intimidatoria possa entusiasmare alcuni sostenitori del “Buy American” e dell’ “America First”, i fatti dipingono un’immagine diversa.
Infatti, ciò che ci dicono i fatti è che l’economia degli Stati Uniti dipende fortemente dai prodotti canadesi. La relazione bilaterale tra Canada e Stati Uniti è solida, conveniente, affidabile e reciprocamente vantaggiosa. È un cliché, ma è la verità: siamo vicini, partner e migliori amici! Imporre un dazio generalizzato del 25% sulle importazioni canadesi negli USA avrebbe un impatto negativo sui posti di lavoro americani, sui salari e sull’economia nel suo complesso. Non c’è dubbio che l’impatto sarebbe altrettanto devastante in Canada, motivo per cui dobbiamo prendere sul serio questa minaccia. La nuova amministrazione americana dovrebbe analizzare attentamente i numeri e valutare l’effetto a cascata che qualsiasi dazio avrebbe sui cittadini americani. I fatti non mentono.

Come ci fa notare la Camera di Commercio Canadese, il Canada è un partner imprescindibile e affidabile, che fornisce energia, minerali critici, automobili e altri beni e servizi essenziali per le aziende e i consumatori statunitensi. In media, il flusso commerciale totale, tra importazioni ed esportazioni, attraverso il confine è pari a 3,6 miliardi di dollari al giorno. Il Canada è il secondo maggiore partner commerciale degli Stati Uniti dopo il Messico, anch’esso minacciato dai dazi del Presidente Trump. A livello subnazionale, il Canada è il principale partner commerciale per 34 dei 50 Stati americani. Il commercio tra Canada e Stati Uniti, inoltre, è profondamente integrato. Numerosissimi prodotti canadesi esportati negli Stati Uniti rappresentano componenti essenziali utilizzati dalle aziende americane nei loro processi produttivi. Ad esempio, i ricambi auto attraversano i confini nordamericani (Messico incluso) fino a otto volte prima dell’assemblaggio finale.
Inoltre, il 60% del petrolio greggio importato dagli Stati Uniti proviene dal Canada e il petrolio canadese rappresenta il 24% del petrolio consumato dagli americani. In altre parole, non tutto il petrolio canadese esportato negli Stati Uniti per la raffinazione è destinato ad altri mercati. Un quarto del nostro petrolio rimane negli USA. È una quantità considerevole. Anche il 9% del gas naturale consumato negli Stati Uniti proviene dal Canada. E il 10% dell’elettricità che produciamo – che è pulita, affidabile e conveniente – viene esportato negli Stati Uniti, dove rappresenta l’85% dell’importazione totale di elettricità. Il neo Presidente sostiene che gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale con il Canada. Tuttavia, a seconda del modo in cui si analizzano i dati, si potrebbe affermare il contrario. In ogni caso, il punto è che il Canada rappresenta la prima destinazione degli Stati Uniti per i prodotti americani. Le esportazioni americane in Giappone, Cina, Francia e Regno Unito combinate non pareggiano il potere d’acquisto del Canada negli Stati Uniti.
Se il Canada dovesse imporre tariffe di ritorsione sui beni americani, è indubbio che ciò avrebbe un effetto negativo sulla prosperità americana, nonostante le affermazioni della nuova amministrazione americana. Le nostre relazioni non devono diventare conflittuali, ma piuttosto rimanere amichevoli e concilianti. Mi auguro che il Canada non debba ricorrere a una serie di dazi sui beni di importazione americana, misura che sosterrei; ma che alla fine prevalga il sangue freddo (e il buon senso).
Pur essendo un eterno ottimista, il Canada dovrebbe prendere sul serio le minacce del Presidente Usa e prepararsi alla possibile implementazione dei dazi a partire dal 1° febbraio. Come ha scritto questo mese l’ex Primo Ministro Chrétien (anche lui si è sempre definito ottimista), i canadesi si aspettano che i loro leaders assumano un ruolo guida e li invita ad “iniziare a mostrare carattere e determinazione. È questo ciò che i canadesi vogliono vedere – ciò di cui hanno bisogno. Si chiama leadership. I politici devono guidarli. I canadesi sono pronti a seguirli”.
Credo che i nostri leaders abbiano accolto il suo invito all’azione e sono incoraggiato dall’approccio collaborativo adottato dal governo federale per affrontare questo scenario. Vedere riuniti i Premier, gli imprenditori, i politici, gli economisti e altri ancora è una dimostrazione di forza e manda un segnale forte ai nostri vicini.
Oh, a proposito di disinformazione e fatti, sia chiaro una volta per tutte: il Canada non si fonderà mai con gli Stati Uniti. Questa falsa idea, chiaramente concepita per provocarci e irritarci, non è altro che una tattica negoziale che si ispira direttamente al manuale di Trump. Il Canada sarà sempre forte, libero, unito… e sovrano. E questo è un dato di fatto!