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Diabete, con nuove terapie -37% rischi morte, ictus, scompenso e infarto

(Adnkronos) – Rispetto alle terapie tradizionali, i farmaci innovativi per il trattamento del diabete di tipo 2 riducono fino al 37% il rischio di decesso, pericolosi eventi cardiovascolari come ictus, scompenso cardiaco e infarto e presentano, inoltre, un profilo di costo-efficacia più favorevole. E’ quanto evidenzia lo studio osservazionale retrospettivo ‘Efficient’ (Effectiveness and cost-effectiveness profiles of healthcare pathways in type 2 diabetes mellitus: a real-life investigation through Italy) condotto sui database amministrativi di due Regioni (Lombardia e Sicilia) e che ha coinvolto 40.959 persone seguite tra il 2015 e il 2020. 

I risultati sono stati presentati nel corso del seminario ‘I nuovi percorsi assistenziali per il paziente con diabete di tipo 2 tra innovazione e sostenibilità’ promosso da Dephaforum. Il protocollo dello studio è stato approvato dal Comitato etico dell’Università Bicocca di Milano e le analisi sono state realizzati dall’Unità di Healthcare research and pharmacoepidemiology dell’ateneo meneghino con Eehta-Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata.  

Il diabete ha “un forte impatto sull’intera collettività. Ha una prevalenza pari all’oltre il 6% dell’intera popolazione italiana – afferma Francesco Saverio Mennini, presidente della Sihta, Società italiana di Health technology assessment -. La corretta presa in carico di un paziente richiede complessi interventi per il controllo glicemico, la prevenzione del rischio cardiovascolare e la gestione delle complicanze. Uno studio recente del Eehta-Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata – continua – ha stimato che nel nostro Paese i costi diretti per il diabete siano intorno ai 9 miliardi di euro a cui vanno aggiunti i costi sociosanitari per gli effetti indiretti, per un totale di oltre 20 miliardi all’anno. In quest’ottica i nuovi agenti antidiabete immessi in commercio negli ultimi anni e un incremento dell’attività di monitoraggio rappresentano una risorsa per il paziente e l’intera collettività, riducendo l’impatto delle comorbidità, e della stessa patologia, e portando il sistema sanitario nazionale a risparmiare circa un miliardo di euro ogni anno”.  

“Il diabete è una delle cronicità più diffuse e frequenti nei Paesi occidentali – sottolinea Agostino Consoli, past president della Società italiana di diabetologia -. In Italia i pazienti sono in totale oltre 3,7 milioni. Si tratta di una patologia significativamente associata alle malattie cardiovascolari. Si calcola poi che circa il 40% dei malati sia colpito da malattia renale cronica ed esistono altre possibili complicanze, tra cui la retinopatia”.  

“Le cure oggi disponibili comprendono alcuni approcci terapeutici innovativi in grado non solo di controllare il livello glicemico ma anche di ridurre le complicanze cardiovascolari e renali- prosegue Riccardo Candido, responsabile del Centro diabetologico dell’Azienda sanitaria Universitaria Giuliano Isontina di Trieste -. La maggioranza dei pazienti riceve metformina come terapia iniziale, seguita dall’aggiunta di singoli farmaci orali per un adeguato controllo glicemico. E’ sempre più importante il ruolo degli agenti antidiabete più innovativi utilizzati in seconda linea come gli agonisti del recettore del Glp-1, gli inibitori del Dpp-4 e inibitori del trasportatore Sglt-2. Le nuove terapie poi presentano, senza dubbio, dei costi maggiori rispetto alle terapie tradizionali come quelle a base di sulfanilurea e/o glinidi”.  

“Anche per questo abbiamo avviato lo studio Efficient”, sottolinea Giovanni Corrao responsabile scientifico dello studio e direttore del Centro Interuniversitario Healthcare research and pharmacoepidemiology.  

“Lo studio – aggiunge Matteo Franchi, dell’Università Bicocca di Milano e responsabile dell’analisi dei dati – è stato condotto in due importanti realtà nazionali, una al Nord (Lombardia) e una al Sud (Sicilia). La popolazione di riferimento ammonta a oltre 15 milioni di italiani: quasi un quarto di tutti gli abitanti della Penisola. I risultati dimostrano che, rispetto alle terapie tradizionali, l’uso dei farmaci innovativi comporta un vantaggio per i pazienti riducendone il rischio di decesso e ospedalizzazione per eventi cardiovascolari maggiori compreso tra il 25 e il 37%. Inoltre – continua – il maggior costo dei farmaci innovativi risulta compensato dalla riduzione della spesa per ospedalizzazione, comportando in tal modo una riduzione totale dei costi sostenuti dal servizio sanitario. In sintesi, dallo studio emerge che l’uso in seconda linea di questi farmaci innovativi comporta vantaggi sia per i pazienti che per il servizio sanitario.” 

“Circa un terzo dei pazienti attualmente viene seguito solo dal medico di medicina generale – ricorda Gerardo Medea, responsabile Nazionale Area Metabolica della Simg, Società italiana medicina generale – Dopo un’importante decisione dell’Agenzia del farmaco, da quasi un anno anche il medico di famiglia può prescrivere farmaci innovativi. Siamo assolutamente convinti che la medicina del territorio e le cure primarie abbiamo le competenze per farsi sempre più carico della gestione di malati diabetici”.  

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