Intervista ad Andrea Codolo e Giacomo Covacich

Dal 13 marzo al 23 maggio a Montréal
MONTRÉAL – Il marchio editoriale – atelier bruno (rigorosamente in minuscolo) è nato nel 2013 dall’idea di Andrea Codolo e Giacomo Covacich, entrambi veneti, grafici di formazione allo IUAV. Il progetto, con sede a Venezia, sfugge alle definizioni, combinando uno studio di grafica, una libreria e, dal 2014, anche una casa editrice che pubblica libri d’artista, saggi critici e cataloghi. Un corpus composto da più di settanta libri verrà esposto all’Istituto Italiano di Cultura di Montréal dal 13 marzo al 23 maggio nella mostra “Designed and published by”, che verrà inaugurata con un vernissage giovedì 13 marzo alle ore 18:00, in presenza dei due curatori e creatori. La mostra farà anche parte dei parcours urbains del Festival Art Souterrain di Montréal 2025, che quest’anno affronta il tema dell’habitat. Come sottolinea il curatore Eric Millette a proposito di questa mostra dedicata alla casa editrice bruno: “La nozione di habitat non si limita alle pareti fisiche, ma si estende anche alla psiche e all’immateriale”. Prendendo spunto dall’opera “Le città invisibili” di Italo Calvino (1972), si parla qui del genius loci, lo spirito del luogo, per designare l’essenza intangibile che può risiedere in uno spazio astratto, simbolico, conferendogli un’identità che lo rende habitat. Il Cittadino Canadese ha incontrato Andrea e Giacomo.

Il vostro bookshop-laboratorio si trova nel centro storico di Venezia, al Dorsoduro, su Calle Lunga San Barnaba. Una scelta molto urbana e coraggiosa in una città assillata dal turismo di massa… “Sì, perché nessuno abita più a Venezia. Noi facciamo parte della realtà del vivere la Venezia attuale, contemporanea, al di là del patrimonio usufruito di passaggio. È un luogo fisico dove le persone entrano, guardano i libri, mentre siamo lì a lavorare vengono a parlarci e nascono dei progetti. Noi ci siamo conosciuti all’Università e nel 2011 abbiamo aperto uno studio grafico, ma poi abbiamo pensato ad uno spazio ibrido, che fosse anche espositivo, libreria, laboratorio”. Come mai avete chiamato il vostro progetto bruno? “Proprio per non definirlo troppo e lasciare alle considerazioni aperte… cosa può essere la progettazione grafica oggi? Molte cose. Può essere un nome proprio, ma lo vogliamo minuscolo proprio perché potrebbe essere anche una sfumatura di colore, perfino un orso! Ci piace scriverlo tratteggiato, b-r-u-n-o, per il suo carattere artigiano”.

In questi 10 anni di attività editoriale vi siete molto diversificati? “Ci piace che la pratica editoriale sia anche laboratorio sperimentale di progettazione e ricerca professionale. Progettiamo libri anche per altri editori. Abbiamo collaborato con istituzioni, fondazioni, privati, la Biennale di Venezia, il MAXXI di Roma, il Vaticano, case editrici come Skira, Mondadori, cataloghi per Dior… ma ci occupiamo anche di saggistica di lotta di classe, manuali sui graffiti, libri di ricette. Alcuni lavori sono da collezione, a tiratura limitatati da 200 copie”. Cosa portate a Montréal? “Questa per noi all’estero è una première! Invitiamo i visitatori a venire ad ‘abitare’ le pagine dei libri, in un percorso nel quale editoria e grafica si contaminano a vicenda. L’idea è quella di raccontare il nostro percorso con una selezione di libri che si possono ammirare un po’ come opere d’arte, messi in mostra come protagonisti. Nell’installazione sono in piedi, in verticale. L’IIC di Montréal ci ha dato una grande opportunità”.