“La guerra nell’ormai martoriata Ucraina non accenna ad allentare. Anzi. Secondo la Nato “l’Occidente si deve preparare ad una guerra lunga e logorante”. Fin dall’inizio del conflitto il problema del grano è stato uno dei più impellenti. I due Paesi in guerra producono, infatti, il 30% della fornitura mondiale e, prima dell’inizio delle ostilità, l’Ucraina era vista come il granaio del mondo, con 4,5 milioni di tonnellate di prodotti agricoli che uscivano dai suoi porti ogni mese.
La città di Odessa, in particolare, forniva il grano necessario a sfamare 400 milioni di persone. Adesso è tutto fermo e le riserve di cereali bloccate nei porti del mar Nero diventano un problema ogni giorno più grave perché si teme un effetto domino devastante.
Secondo il programma alimentare delle Nazioni Unite, il peggio deve ancora arrivare. La minaccia del grano è di particolare interesse per i Paesi europei che affacciano sul Mediterraneo, essendo più esposti al deterioramento delle condizioni dei vicini nordafricani, a loro volta molto suscettibili alla diminuzione della sicurezza alimentare. Basti ricordare che l’innesco delle Primavere arabe, un decennio fa, fu proprio l’aumento del prezzo del pane. Sarebbe proprio questo l’obiettivo della Russia secondo diversi analisti: ottenere una carestia in Africa e di conseguenza un’ondata di profughi verso l’Occidente.
Il blocco delle navi dall’Ucraina e dalla Russia determina una grave carenza, dal punto di vista delle materie prime alimentari, soprattutto per grano tenero, mais e fertilizzanti. Il mercato russo è, insieme a quello canadese con la sua farina Manitoba, altamente proteica, il più importante del mondo.
Dalla Russia proviene anche gran parte del nitrato di ammonio, fertilizzante utilizzato in questa stagione per i cereali, le cui vendite all’estero sono bloccate, con ripercussioni su cerealicoltura e allevamento.
Da gennaio a novembre del 2021 l’Italia ha importato dall’Ucraina 122 mila tonnellate di grano tenero e 72 mila dalla Russia: i due Paesi rappresentano circa il 5% del totale delle importazioni italiane di grano tenero. Quanto al mais, l’Ucraina è per l’Italia il secondo fornitore dopo l’Ungheria. Complessivamente, Ucraina e Russia pesano per il 15% delle importazioni di mais in Italia. E il 13% per i fertilizzanti.
Questo fa sì che a risentirne sia i prezzi. Basti pensare che l’anno scorso, di questi tempi, a giugno, il grano tenero alla Borsa merci di Bologna, quello che si acquista per la panificazione, quotava 19 euro al quintale. Oggi lo si acquista a 44 euro, più del doppio (+131%) dalla Francia. E il grano tenero più proteico, quello per la pasticceria, lo si prende in Australia e Arizona, a 54 euro dai 30 dello scorso anno.
Per scongiurare un disastro di dimensioni globali, l’Unione Europea starebbe valutando diverse ipotesi. Una delle opzioni sarebbe trasportare il grano dalle zone di guerra via terra, attraverso la Bielorussia, i cui parametri del sistema ferroviario sono uguali a quelli ucraini, ma ciò vorrebbe dire da parte dell’Unione, cancellare alcune sanzioni emanate per Minsk. L’altra strada sarebbe quella di una missione navale congiunta comunitaria per scortare le navi cariche di grano nel mar Nero. Ma ciò esporrebbe ad un elevato rischio, quello di finire in contatto con le navi russe. Ed in ogni caso servirebbe il placet della Turchia che, per la Convenzione di Montreaux del 1936, è la “guardiana” dei Dardanelli e del Bosforo in caso di guerra.
Quello che è certo e non più derogabile è revocare il blocco del porto ucraino di Odessa, per consentire l’esportazione di grano ucraino.
La questione grano non sembra, per ora, incidere troppo sugli sviluppi bellici e diplomatici del conflitto, se le posizioni dell’Ue non cambiano di fronte alla mossa di Vladimir Putin di accumulare le proprie esportazioni alimentari, confiscando al contempo le scorte di grano e i macchinari di Kiev, nonché bloccando le esportazioni via mare, che si qualifica come una vera e propria “arma di ricatto”. Lo Zar sarebbe disposto a far transitare le navi cariche di grano a condizione che vengano allentate le sanzioni della UE contro il suo paese. Staremo a vedere.