Popoli dell’Italia antica
(5a parte)
Romolo adottò il Fascio di dodici spighe di grano chiamato Manipolo, durante le celebrazioni della fondazione dell’Urbe (21 aprile, 753 a.C., o A.U.C. 1), a ricordo dei dodici avvoltoi augurali che profetizzarono il suo regno e dei dodici popoli (gens) che lo formarono. In seguito, durante le cerimonie, come gli Etruschi, si faceva precedere da dodici Littori con Fasci di dodici verghe provvisti di scuri, simboli solenni di Giustizia e di maestà suprema. Roma integrò al Fascio etrusco il proprio carattere. Sin dagli inizi, Roma stabilì regole severe per magistrati e detentori di cariche pubbliche, per i quali agli obblighi corrispondevano altrettanti privilegi. Infatti, per ogni dignitario era assegnata una Scorta Littoria. Il Dittatore: 24 littori con scure; Console: 12 littori; Proconsole: 11 littori; Pretore: 2 littori; Propretore: 5 littori; Edile curule 2 littori; Vestale 5 littori. È da notare che, all’interno del Pomerium (entro le mura), i fasci con scure erano permessi solo ai dittatori, al re (durante la monarchia) e all’imperatore. Una cosa da sfatare è considerare i Fasci solamente quali simboli punitivi. Invece, erano anche simboli di giustizia, concordia e unità. A questo proposito dall’antichità ci è pervenuta una leggenda circa il suo simbolismo. Un padre, in punto di morte, chiamò a sé i suoi numerosi figli e chiese ad ciasuno di spezzare in due una verga. I figli obbedirono, allora il padre ordinò che tutte le verghe fossero messe insieme e legate in un solo Fascio, invitandoli a spezzarle di nuovo, ma nessuno vi riuscì. A questo punto il padre disse loro: “Siate voi come questo fascio di verghe, sempre uniti e concordi e trionferete in ogni disavventura”.
Come per il Fascio e il Littore, anche l’Aquila romana originò dall’aquila etrusca, e fu considerata il simbolo dell’Impero per eccellenza. Roma conobbe la versione repubblicana e imperiale del volatile. L’aquila con le ali spiegate e il capo rivolto a destra fu un simbolo tipico dell’epoca monarchica e repubblicana sino alla prima fase imperiale, mentre l’aquila con le ali abbassate, che troneggiava sulle insegne, è presente nell’iconografia delle insegne imperiali. Dopo Roma, tutte le aquile, simbolo di regni, imperi o che apparivano sui tanti blasoni aristocratici, non furono che riproduzioni dell’aquila romana; come ad esempio l’aquila napoleonica presente sui labari delle armate del “fatidico corso”. Stessa cosa dicasi dell’aquila nazista, dei famosi labari dei GUF (Gioventù Universitaria Fascista) del ventennio o quella che troneggiava sui gagliardetti, berretti e copricapo fascisti. Benché Roma conobbe l’aquila quale sacro simbolo regale sin dalla sua fondazione (alcune fonti sostengono che Romolo avvistò 12 aquile e non 12 avvoltoi), Plinio riporta che fu Caio Mario, zio di Cesare, ad adottare per la prima volta l’aquila come fatidica insegna durante la guerra contro i Cimbri (103 a.C.), assegnandone una ad ogni legione. Da allora l’aquila fu considerata sacra insegna dell’Impero e dell’imperatore. L’aquila legionaria custodita dal “Signifer” o dall’ “aquilifer” troneggiava sul labaro dorata o argentata con fulmini serrati negli artigli. Perdere un’aquila in combattimento equivaleva allo scioglimento della legione. L’aquila bicefala (a due teste) nacque con Costantino per rappresentare l’Impero d’Oriente (Costantinopoli) e quello di Occidente (Roma). Nel Medioevo l’aquila bicefala significò i due poteri che reggevano la società: l’autorità ghibellina e l’autorità guelfa. Un altro simbolo che all’origine conferiva maestà ai re etruschi, a Roma divenne “l’insigna imperii”, ossia, lo scettro imperiale. Vi sarebbe da dire tanto sulle abitudini dei Romani e sul retaggio religioso etrusco che poi divenne proprio ai Romani (banchetti, giochi circensi… Fu re Tarquinio che ideò il Circo Massimo). Per esempio, la famosa Triade capitolina romana (Giove, Marte, Quirino) ricalca la Triade Etrusca. E che dire della figura degli Haruspicini, dei Fulguratori e degli Auguri? E, ancora, la figura simbolica di Tenaquilla, gli spettacoli gladiatorii e il rituale dei Trionfi? Inoltre, tra simboli e paramenti liturgici della Chiesa cristiana, è stupefacente notare il Manipolo e il Bastone pastorale: il Manipolo, dal termine romano, e il Bastone pastorale dal Lituus etrusco. Questo e molto altro ci fa risalire agli “ETERNI ETRUSCHI!” Malgrado le varie tesi, il mistero etrusco resta ancora oscuro; forse il mare o la terra lo nasconderanno per sempre.
(Conclusione)