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Dallas, spari sugli agenti: 5 morti

Nella casa del presunto killer, il 25enne Micah Xavier Johnson, un ex soldato che “voleva uccidere i bianchi”, la polizia ha trovato fucili, materiale per costruire bombe e giubbotti antiproiettile. La strage dopo i due afroamericani uccisi dalla polizia la settimana scorsa in Minnesota e Louisiana


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DALLAS – Cinque agenti colpiti a morte a Dallas dopo la marcia contro l’uccisione di afroamericani da parte della polizia, 12 feriti, 2 agenti e 2 civili. Questo il bilancio dell’agguato messo in atto, secondo il Nyt, da un unico killer, il 25enne Micah Xavier Johnson. “Voleva colpire i bianchi”, hanno fatto sapere gli investigatori. Il MInistro della Giustizia americano, Loretta Lynch, sull’accaduto ha aperto la prima indagine federale per crimini d’odio.

Killer ucciso da robot bomba della polizia – Dopo la strage, Johnson si era barricato in un garage: dopo ore di negoziati senza esito, la polizia ha deciso di usare per la prima volta un robot killer, armato di bomba, che esplodendo l’ha ucciso.

A sparare un solo cecchino – I contorni dell’accaduto sono stati per lunghe ore poco chiari: in un primo momento si era infatti parlato di più cecchini in azione, appostati su vari edifici di Dallas. Le indagini portate avanti alla polizia della città texana hanno infine appurato la presenza di un solo killer, Micah X. Johnson, 25 anni, nero, incensurato, riservista dell’esercito che ha servito in Afghanistan e dove avrebbe ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui una medaglia per la lotta al terrorismo. Secondo indiscrezioni, Johnson simpatizzava per i Black Panther, il movimento militante nero contro la brutalità della polizia e il razzismo.

Fucili e materiale per costruire bombe nella casa del killer – Il 25enne abitava con la madre: nella casa la polizia ha trovato materiale per costruire bombe, munizioni, fucili e giubbotti antiproiettile. Le indagini intanto proseguono: finora, per ricostruire la dinamica di quanto avvenuto sono stati sentiti circa 200 agenti.

Killer “turbato” da sparatorie in Minnesota e Louisiana – “Era turbato dalle recenti sparatorie” in Minnesota e Louisiana (in cui prima Alton Sterling e poi Philando Castile sono stati uccisi in circostanze discutibili), ha spiegato, ipotizzando un possibile movente dell’accaduto, David Brown, il capo della polizia di Dallas. “Diceva di voler uccidere i bianchi, soprattutto gli agenti bianchi”.

Black lives matter – Il movimento per i diritti dei neri “Black lives matter” ha condannato l’attacco sottolineando che l’organizzazione impegnata a contrastare la brutalità dei metodi della polizia contro gli afroamericani “si batte per la dignità, la giustizia e la libertà. Non l’omicidio”.

Obama: “Gli Usa non sono divisi” – “L’America non è così divisa come qualcuno suggerisce”. È un messaggio di speranza e di distensione, quello che Barack Obama ha subito lanciato da Varsavia, dove era in visita.  “Gli americani di tutte le razze sono indignati dagli attacchi alla polizia a Dallas o in qualunque altro posto – ha detto il capo della Casa Bianca al termine del vertice Nato in Polonia –: lo squilibrato che ha compiuto l’attacco a Dallas non è rappresentativo degli afroamericani americani” e “non possiamo lasciare che le azioni di pochi definiscano tutti gli americani”, ha detto ancora il presidente, sostenendo però che “afroamericani e latini sono trattati in modo diverso dal nostro sistema di giustizia”. “Nei prossimi giorni – ha quindi annunciato – riunirò alla Casa Bianca la task force nata dopo i fatti di Ferguson, invitando capi di polizia e forze dell’ordine, leader dei diritti civili, per avviare azioni costruttive che facciano differenza. Perché questo vuole la popolazione”.

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