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Sandro Cappelli, direttore IIC; Silvia Costantini, Console Generale d'Italia a Montrèal; Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino; Anne Élisabeth Thibault, direttrice generale di PAC; Stéphane Aquin, direttore generale MBAM; Laura Vigo, curatrice arte asiatica MBAM.
Da Torino a Montréal: l’affascinante storia della civiltà degli antichi Egizi

Fino al 15 ottobre, presso il Museo Pointe- à-Callière di Montréal, è possibile ammirare la suggestiva mostra “Égypte. Trois mille ans sur le Nil”, attraverso un itinerario di ben 320 oggetti messi a disposizione dal Museo Egizio di Torino

 

MONTRÈAL – Alla presenza di illustri autorità, il 20 aprile è stata inaugurata, al museo Pointe-à-Callière (PAC) di Montréal, l’allettante mostra “Égypte. Trois mille ans sur le Nil”. L’antica civiltà egizia ha sempre affascinato, e continua a farlo, da secoli, suscitando un forte coinvolgimento tra gli appassionati e non. Il Museo Egizio di Torino ha voluto offrire ai canadesi, e ai nordamericani, questa formidabile occasione per cercare di scoprire alcuni dei misteri di questa incantevole società.

 

La Console Generale d’Italia a Montréal, Silvia Costantini, ha evidenziato: “È un piacere assistere a questa formidabile collaborazione tra il Museo
Pointe-à-Callière di Montréal e il Museo Egizio di Torino, due istituzioni che rappresentano, rispettivamente, l’eccellenza culturale del Québec e dell’Italia. La mostra «Égypte. Trois mille ans sur le Nil», attraverso un percorso immersivo ed evocativo, offre ai cittadini di Montréal la scoperta di oltre 320 oggetti del Museo Egizio di Torino, la seconda collezione egiziana più importante e più antica al mondo”.  Ed ancora: “Egitto, Italia e ora Canada. Questa è la dimostrazione che il campo della cultura non conosce confini. Si potrebbe anche dire che questa mostra è la prova concreta del fatto che, attraverso la condivisione con gli altri, si vince sempre”.

 

Abbiamo intervistato per voi il Direttore del Museo Egizio, Christian Greco, e il curatore dello stesso Museo, Paolo Marino.

Christian Greco. Alla domanda sul perché gli italo-canadesi, e non solo, debbano visitare la mostra, così ci ha risposto: “Sono 320 pezzi di una delle collezioni più importanti al mondo con alcuni dei capolavori assoluti. Si può vedere la statua di Amenhotep II, una delle statue regali più importanti che sono pervenute dall’antico Egitto, non solo conservata a Torino, ma in generale. (…) La mostra ci porta in un viaggio che dall’antico regno arriva fino all’epoca tarda. Ci permette di vedere la cultura materiale e di comprendere qual era la vita quotidiana, facendoci poi fare un viaggio tra questa e l’altra vita. (…) Ci sono materiali diversissimi, perché andiamo dalle mummie animali – che erano degli ex voti presentati agli dei che abitavano, secondo gli egiziani, nei templi a loro dedicati – ai sarcofagi, sarcofagi lignei, il  magnifico sarcofago in grovacca di Ibu. Abbiamo delle statue monumentali: oltre a quella di Amenhotep II già menzionata, le due statue di Sekhmet, una stante e una assisa, la meravigliosa statua del dio Ptha, passando per stele, stele in pietra, stele lignee, una quantità incredibile di amuleti, vasi sia in argilla sia in pietra, modelli da scultori in gesso. Quindi davvero una visione a 360 gradi che permette di capire l’Egitto”. Ed ancora: “Mi aspetto che i visitatori vengano affascinati dall’antica civiltà egizia, come lo fui io, quando a 12 anni andai in visita in Egitto e decisi di diventare egittologo e quindi spero che, vedendo questi pezzi magnifici che provengono dalla collezione torinese, abbiano molta voglia di venire a Torino e che si crei davvero un link Torino-Montréal”.

 

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Christian Greco si è poi soffermato sulla storia del Museo Egizio di Torino e sulle profonde trasformazioni che lo stanno interessando nella prospettiva dei duecento anni dalla sua fondazione, che verranno celebrati nel 2024. Infine, ha raccontato del rapporto tra il Museo che dirige e quello di Montréal, che ha dato già luogo alla mostra “Regine d’Egitto”, nel 2017, ed ora alla mostra “Egitto, Tremila anni sul Nilo”.

 

Paolo Marino. Ci siamo soffermati sugli aspetti organizzativi della mostra e della collaborazione tra i due musei. “Quest’esposizione è il risultato di un progetto portato avanti da tre anni tra il PAC e il museo egizio. Abbiamo portato qui ben 320 oggetti che parlano veramente di 3000 anni di storia dell’antico Egitto. Si va da oggetti risalenti al protodinastico, quindi dal 3200 a.C. fino all’epoca tolemaica, al I secolo a.C. e così via”. Ad una domanda più specifica sulle aspettative in termini di risposta del pubblico nordamericano, quebecchese, montrealese, Marino così ha risposto: “In realtà, sappiamo già quello che ci attende, perché abbiamo già portato una mostra qua nel 2017, che ha avuto un incredibile successo. Qui c’è un pubblico molto attento a questi eventi culturali che raccontano una realtà storico-culturale e anche geografica molto distante dal Canada”. Circa il messaggio e gli insegnamenti che la mostra suscita, ha aggiunto: “In particolar modo, per quanto riguarda l’Egitto, la vita va amata. Gli egiziani ci insegnano questo. Il loro era un attaccamento viscerale alla vita. Trovano qualsiasi escamotage per vivere in eterno. Spesso quando si parla di antico Egitto si parla di un popolo ossessionato dalla morte, ma in realtà è proprio l’opposto, erano ossessionati dalla vita e cercavano in tutti modi di sopravvivere alla morte”. Sono tanti i motivi che sollecitano alla visita di questa avvincente mostra. E noi che l’abbiamo appena visitata, aspettiamo con fiduciosa attesa l’anno prossimo per dare concreta risposta al cortese invito del Direttore Greco di visita del Museo Egizio di Torino, nel bicentenario della sua fondazione, anche per gustarne le novità promesse.

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