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“Da NY a Firenze per studio: un incubo”, la denuncia di Stacia. E Amanda Knox replica

(Adnkronos) – “Studiare in Italia, a Firenze, per me che sono americana è stato un vero incubo”. E’ il pezzo, pubblicato su Insider, di Stacia Datkoska che ha fatto infuriare la sua connazionale più famosa, Amanda Knox, condannata e, poi, definitivamente assolta per il delitto di Meredith Kercher nel capoluogo toscano. “Ma di che parli? Studiare all’estero è fantastico” le ha ribattuto, provocando una bufera social.  

Girl, what are you talking about? Studying abroad is awesome!https://t.co/xlEgCKTzqg

— Amanda Knox (@amandaknox) March 15, 2023
 

“Come specialista in giornalismo e relazioni internazionali alla New York University, mi è stato chiesto di studiare all’estero per un semestre. Mentre la New York University è famosa per le sue offerte estere in luoghi come Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, Berlino, Parigi e Shanghai, ho scelto Firenze, in Italia, in autunno” ha scritto Stacia nel suo racconto. 

“Prima di arrivare a Firenze, ho saputo che avrei vissuto in centro, a due minuti a piedi da una bellissima cattedrale, con altre sette ragazze. Un bel cambiamento dopo essere stata in un monolocale a New York l’anno scorso”. “Ho immaginato divertenti cene insieme, avventure galanti, essere chiamata ‘bella’ per strada, oltre a vino, gelato e il prosciutto più buono mai mangiato. Ma quando il mio semestre a Firenze finì, cominciai a disprezzare i panorami, odiavo le persone e non vedevo l’ora di tornare a casa nel mio campus nella Grande Mela”. 

“Nella maggior parte dei fine settimana restavo a casa a Firenze, mentre i miei compagni di classe viaggiavano. Durante quei weekend solitari, correvo lungo l’Arno, visitavo gallerie d’arte gratuite e cucinavo con i prodotti del mercato locale. Gli altri nel fine settimana andavano all’estero, io sono stato lasciata nell’appartamento completamente sola. Questa mancanza di interazione umana non mi ha aiutato a sentirmi ottimista”. “C’erano, poi, gli italiani che erano ostili nei miei confronti. Ad esempio, una volta, due donne stavano parlando di me sull’autobus, guardandomi dall’alto in basso: si vedeva che mi stavano deridendo. E ho anche avuto due scontri verbali con gli abitanti della città toscana”. 

“Ho iniziato a vestirmi come sapevo che avrebbero detestato. Ho iniziato a indossare abiti di marca americana, Nike Air e felpe con cappuccio oversize. Gli italiani alzavano gli occhi al cielo, quando li incrociavo per strada. Mi sentivo come se stessi perdendo tempo prezioso a Firenze e immaginavo i miei colleghi che facevano passi avanti sul lavoro e nello studio a New York. Per me è stato davvero un incubo”. 

 

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