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Da New York di Dom Serafini. Il referendum tradotto in italiano

Tra pochi giorni gli italiani iscritti all’Aire riceveranno per posta il plico elettorale per votare cinque referendum abrogativi. Naturalmente i quesiti sono scritti in burocratese, pertanto sarebbe necessario mettere in evidenza in italiano schietto i trucchi a cui saremo soggetti. Infatti bisogna fare attenzione perché votando “SI” si vuole eliminare la norma proposta, mentre con il “NO” si vuole che resti in vigore.

Bisogna premettere che in Italia la votazione avrà luogo in presenza il 12 giugno 2022, mentre all’estero i cittadini italiani devono rispedire le schede (cinque schede di diversi colori) entro il 9 giugno.

Primo quesito: Incandidabilità dopo la condanna. Cosa significa. Il referendum chiede di abrogare, cioè far cancellare la parte della Legge Severino (dal nome di Paola Severino, Ministro della Giustizia del Governo di Mario Monti) che, in caso di condanna, non permette ai politici di candidarsi o ricandidarsi. In pratica, con l’abrogazione (cioè con il “SI”) di questa norma si chiede di far aumentare il numero di politici corrotti. Nel 2017 i soli parlamentari sotto inchiesta (esclusi per i reati d’opinione) erano 93, cioè quasi il 10%, ora votando “SI” si spera di farli aumentare, mentre con il “NO” la Legge Severino rimarrebbe in vigore.

Secondo quesito: Separazione delle carriere per i magistrati. Con il “SI” si eviterebbe che un magistrato possa passare dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero. Considerando la lentezza della giustizia e le leggi senza giustizia, il quesito si meriterebbe un bel “SI”, così un magistrato dovrà scegliere cosa fare all’inizio della sua carriera.

Terzo quesito: Riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Quesito che riguarda l’organo di autogoverno dei magistrati che comprende 24 componenti, eletti per 2/3 dai magistrati ed il resto dal Parlamento. Il quesito vorrebbe eliminare per un magistrato che vorrebbe candidarsi, l’obbligo di raccogliere dalle 25 alle 50 firme che sono in pratica controllate dalle cosiddette “correnti”. Il voto dovrebbe essere “SI”.

Quarto quesito: Limiti agli abusi della custodia cautelare durante le indagini. Considerando i tanti errori in fase di indagine, sarebbe bene non mettere in carcere una persona indagata prima del processo, eccetto per i reati gravi. Allo Stato i 750 casi di ingiusta detenzione nel 2020 sono costati quasi 37 milioni di euro di indennizzi. Il voto in questo caso dovrebbe essere “SI”.

Quinto quesito: Equa valutazione dei magistrati. Questo quesito, che apparentemente è insensato – nel “senso” che attualmente un avvocato che perde una causa darebbe un voto negativo, ed uno che l’ha vinta, un parere positivo – ha invece molto senso perché ora i componenti “non togati” (come ad esempio professori in materie giuridiche), seppur parte del collegio giudicante, non possono attivamente giudicare l’operato di un magistrato. Il voto dovrebbe quindi essere un “SI”.

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