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Crisi di governo: Trudeau lascia

Justin Trudeau si dimette da leader del Partito Liberale e quindi anche da capo del governo. In attesa del successore resterà in carica fino al 24 marzo, quando riprenderanno i lavori parlamentari e le opposizioni, che chiedono il voto immediato, dovrebbero sfiduciare l’esecutivo

 

OTTAWA – Dopo mesi passati in trincea, messo all’angolo dal Partito Conservatore che domina i sondaggi con un vantaggio superiore al 20% e abbandondato anche dai suoi fedelissimi, l’ultima a farsi da parte è stata la Vicepremier Chrystia Freeland, il 6 gennaio scorso, il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, ha alzato bandiera bianca.

“NON SONO LA SCELTA MIGLIORE PER LE ELEZIONI”. “Questo Paese si merita una vera scelta nelle prossime elezioni – ha detto Trudeau – ed è diventato per me chiaro che se devo combattere battaglie interne non posso essere l’opzione migliore in queste elezioni”. “Sono un combattente, ogni fibra del mio corpo mi ha sempre detto di combattere perché ho enormemente a cuore i canadesi”, ha aggiunto durante una conferenza stampa all’esterno della sua residenza a Rideau Cottage. “Abbiamo bisogno di una visione ambiziosa, ottimistica del futuro e Pierre Poilievre non la offre”, ha aggiunto riferendosi al leader dei Conservatori. “Bloccare la lotta contro il cambiamento climatico non ha senso”, ha detto ancora, riferendosi agli altri punti del programma del conservatore, di cui ha anche criticato il fatto che “attacca i giornalisti”. “Non è quello di cui hanno bisogno adesso i canadesi”. “Il Partito liberale del Canada è un’istituzione importante della storia e della democrazia del nostro Paese. Un nuovo premier e leader del partito porterà avanti i suoi valori e ideali nelle prossime elezioni”, ha concluso Trudeau, dicendosi “ansioso di vedere il processo svolgersi nei prossimi mesi”. Durante le feste, i deputati liberali del Québec, dell’Ontario e delle Province Atlantiche avevano chiesto a Trudeau di dimettersi, alla luce anche dai sondaggi catastrofici degli ultimi mesi. Il rimpasto di governo del 20 dicembre scorso, con 8 nuove nomine, è stata solo un’operazione di facciata, un tentativo paradossale e tardivo per salvare il salvabile. 

 

LAVORI PARLAMENTARI SOSPESI FINO AL 24 MARZO. Nel giorno dell’Epifania, Trudeau ha rivelato la sua intenzione di farsi da parte come leader del Partito Liberale e, di conseguenza, secondo le regole del sistema anglosassone, decade anche come Primo Ministro. Resterà, però, al suo posto, come Premier dimissionario, per sbrigare gli affari correnti, in concomitanza con l’attivazione della “prorogation” che prolunga la pausa dei lavori parlamentari fino al prossimo 24 marzo. Per quella data – ma non ci sono ancora conferme definitive – i liberali dovranno eleggere un nuovo leader che automaticamente diventerà anche Primo Ministro. Ma, proprio alla ripresa dei lavori parlamentari, le opposizioni dovrebbero votare una mozione di sfiducia facendo precipitare il Paese in campagna elettorale ed anticipiando già a maggio le elezioni generali altrimenti fissate il per il prossimo 20 ottobre. Sarà un governo fragile e depotenziato, quindi, ad affrontare il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca (che vorrebbe fare del Canada il “51esimo Stato”), con la temuta applicazione dei dazi doganali del 25% su tutti i prodotti canadesi. Dopo 9 anni e 3 governi (2015, 2019 e 2021), finisce quindi l’era di Trudeau II (figlio dell’ex Primo Ministro Pierre-Elliotte Trudeau), eletto per la prima volta Primo Ministro nel 2015. A questo punto la palla passa al Partito, che dovrà produrre entro breve tempo una road map per organizzare le Primarie e nominare il nuovo leader (del partito e, di conseguenza, del Paese).

 

 

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I POSSIBILI SUCCESSORI. Intanto, si è già aperto il toto-nomi sul successore. Tra i favoriti ci sono due donne: l’attuale Ministra degli Esteri, Mélanie Joly, e la già citata ex Vicepremier e Ministra delle Finanze, Chrystia Freeland. Potrebbe spuntarla anche l’ex banchiere centrale Mark Carney: lo stesso Trudeau ha ammesso di aver cercato a lungo di reclutarlo nel suo team, più di recente come Ministro delle finanze. Il 59enne, che negli ultimi mesi ha prestato servizio come consigliere speciale del Premier, laureato ad Harvard, non ha mai ricoperto una carica pubblica, ma ha una solida esperienza economica. Tra gli altri papabili, ci sono anche i Ministri Dominic LeBlanc, Anita Anand e François-Philippe Champagne, oltre all’ex Premier della Colombia Britannica, Christy Clark.

 

LE OPPOSIZIONI CHIEDONO ELEZIONI IMMEDIATE. I leader dei partiti di opposizione non hanno perso tempo e, di fatto, hanno già aperto la campagna elettorale. Con il Parlamento chiuso, la mozione di sfiducia non potrà più essere presentata il 30 gennaio come previsto, ma dovrà essere spostata a fine marzo: in definitiva, si andrà alle urne in primavera. Il leader dell’opposizione ufficiale, Pierre Poilievre, ha scritto su X: “Non è cambiato nulla”. Secondo il capo del Partito Conservatore, tutti i deputati liberali e i candidati alla leadership “hanno sostenuto TUTTO ciò che Trudeau ha fatto per nove anni”. “Vogliono proteggere le loro pensioni ed i loro stipendi nascondendo il loro odiato leader sotto il tappeto mesi prima delle elezioni per ingannarvi, e poi rifare tutto da capo”, ha sottolineato Poilievre, promettendo che i Conservatori, invece, “elimineranno la carbon tax, costruiranno le case, sistemeranno il bilancio e fermeranno la criminalità e la droga”, garantendo “cibo a prezzi accessibili e case in strade sicure”. Per il leader del Bloc Québécois (BQ), Yves-François Blanchet, Justin Trudeau ha “profondamente trasformato” il Partito Liberale e “non c’è alcun modo – ha sottolineato – che il Partito Liberale diventi qualcos’altro in poche settimane”. “Il giudizio del quebecchesi sul governo liberale sarà estremamente duro”, ha concluso. Per il leader del Nuovo Partito Democratico (NDP), Jagmeet Singh, il problema “non è solo Trudeau: sono tutti i Ministri che hanno preso le decisioni. I liberali non meritano un’altra possibilità, non importa chi sia il leader”. “I liberali – ha aggiunto Singh – hanno deluso i canadesi sui prezzi delle case, sull’assistenza sanitaria e hanno permesso alle grandi imprese di anteporre la loro avidità ai bisogni della popolazione”.

 

LA STORIA POLITICA DI TRUDEAU. Justin Trudeau ha annunciato che si dimetterà da leader del Partito Liberale canadese e dalla carica di Primo Ministro del Canada dopo 9 anni alla guida del Paese e quasi 13 anni al vertice del Partito Liberale. Il 19 ottobre 2015, all’età di 43 anni, Justin Trudeau diventa il 23° Primo Ministro del Canada, seguendo le orme del padre, Pierre Elliott Trudeau, che aveva trascorso più di 15 anni al potere. Justin Trudeau entra alla Camera dei Comuni nel 2008 conquistando il collegio di Papineau, a Montréal, a spese del Blocchista Vivian Barbot con meno del 3% dei voti. È rieletto nel 2011, durante le elezioni generali in cui il Partito Liberale subisce la peggiore sconfitta della sua storia contro i conservatori di Stephen Harper, perdendo anche lo status  di opposizione ufficiale a favore del Nuovo Partito Democratico (NDP). Appena due anni dopo, Trudeau diventa il leader del Partito Liberale. Nell’agosto 2015, Stephen Harper lancia la campagna elettorale più lunga della storia: 78 giorni. Justin Trudeau si presenta con una promessa ambiziosa: investire 60 miliardi di dollari su 10 anni per ricostruire le infrastrutture del paese. Il 19 ottobre del 2015 Trudeau diventa il 23esimo Primo Ministro del Canada. Nell’ottobre del 2018, il suo governo maggioritario mantiene una delle sue promesse più importanti legalizzando il consumo di cannabis per scopi ricreativi. Il Canada è il primo paese del G7 a farlo. Il suo primo mandato viene segnato dall’arrivo di 40.000 migranti in fuga dalla crisi in Siria e dalla prima elezione di Donald Trump, con il quale ha un rapporto tumultuoso. Viene riconfermato alla guida di un governo minoritario nel 2019, penalizzato dalla pubblicazione di una sua foto con la faccia dipinta di nero, risalente al 2001. Questo secondo mandato viene caratterizzato dalla pandemia da Covid-19 e il governo  adotta significative misure di assistenza finanziaria, tra cui il Canadian Emergency Response Benefit (CERB). Justin Trudeau indice nuove elezioni alla fine dell’estate del 2021 e nel pieno della quarta ondata della pandemia. Elezioni che si concludono con lo status quo e la sua rielezione a capo di un altro governo di minoranza. Nel marzo 2022, Trudeau conclude un accordo con il leader dell’NDP Jagmeet Singh per consentire ai liberali di rimanere al potere fino al 2025. Justin Trudeau e sua moglie, Sophie Grégoire Trudeau, annunciano pubblicamente la loro separazione il 2 agosto 2023, dopo 18 anni di matrimonio e 3 figli. Nel settembre 2024, Singh straccia l’intesa, ponendo fine al sostegno esterno al governo. Il 2024 si rivela l’inizio della fine per Trudeau, alla luce della sconfitta  in tre roccaforti liberali in occasione di altrettanti elezioni suppletive: Toronto-St. Paul’s a giugno, LaSalle–Émard–Verdun a settembre e Cloverdale–Langley City a dicembre. Prima anonime, poi sempre più assertive, le voci liberali che chiedono le dimissioni di Justin Trudeau si fanno sempre più forti durante l’ultima sessione parlamentare. Ma è la crisi innescata dalle clamorose dimissioni della VicePremier e Ministro delle Finanze, Chrystia Freeland, a dare a Trudeau il colpo di grazia finale.

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