Arte contemporanea tra storia e spiritualità

La prima esposizione di arte contemporanea del museo dialoga con gli oggetti religiosi e medici della collezione permanente, esplorando il corpo come spazio di trasformazione e memoria. Protagonisti Jana Sterbak e le sue opere

MONTRÉAL – Fino al 24 agosto 2025, il Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu di Montréal ospita Corpus Insolite: Jana Sterbak, una sorprendente esposizione curata da Johanne Sloan che segna un’importante novità: si tratta, infatti, della prima mostra d’arte contemporanea proposta dal museo.
Situato al 201 avenue des Pins Ouest, il museo – inaugurato nel 1992 in occasione del 350° anniversario della città e della fondazione dell’Hôtel-Dieu – è conosciuto per le sue preziose collezioni di documenti storici, oggetti medici e religiosi. Un contesto che dialoga in modo inatteso, ma profondamente
coerente con le creazioni di Jana Sterbak, artista di fama internazionale di origine ceca, ma da anni attiva a Montréal.
Jana Sterbak indaga i temi della condizione umana – potere, desiderio, trasformazione – attraverso materiali non convenzionali e carichi di simbolismo. Le sue opere, dense di riferimenti alla fragilità e alla transitorietà dell’esistenza, si integrano perfettamente con gli artefatti del museo, generando un dialogo potente tra passato e presente, arte e scienza, spiritualità e corpo. La mostra ci invita a riconsiderare il corpo non come oggetto sacro o idealizzato, ma come materia viva, soggetta a continue metamorfosi fisiche e spirituali.
Tra vestiti di carne e scheletri di cioccolato
L’allestimento presenta 15 opere dell’artista accostate a oggetti delle collezioni del museo, scelti da Sterbak e Sloan in un intenso lavoro durato un anno. Il risultato è sorprendente: l’arte contemporanea sembra aver sempre abitato le stanze dell’antico palazzo.
La visita – che noi de Il Cittadino Canadese abbiamo avuto il piacere di compiere guidati dal direttore del museo Paul Lebonne – si apre al secondo piano con Chemise de nuit (1993), una lunga veste bianca, logora, appesa nel vuoto: un’immagine evocativa del corpo femminile e della sua vulnerabilità. Subito dopo, Cones on Hand (1979) mostra una mano con le dita avvolte da metri da sarta, accostata ai reliquiari in vetro che contengono artefatti curiosi, evocanti, anche, la misura della cintura della Vergine Maria.
Tra le opere più suggestive: Perspiration: Olfactory Portrait (1995), una fragranza composta chimicamente a partire dal sudore del partner dell’artista, che si attiva a contatto con un’altra pelle, indagando il potere evocativo dell’olfatto. Accanto, Trichotillomania (1993), una frusta intrecciata con capelli umani, trasforma un disturbo psicologico in un oggetto scultoreo carico di tensione emotiva e simbolica.
Il percorso prosegue con lavori emblematici della ricerca di Sterbak: Artist as Combustible (1986), una performance con il fuoco documentata da fotografie, negativi e diapositive, e Hot Crown (1988), realizzata con fili elettrici che, scaldandosi, diventano sia fonte di calore, ma anche di dolore, evocando sia il martirio cristiano che la fragilità del potere. Sylvanus (2019 e 2023), opera che prende il nome dal dio romano dei boschi e riflette sul legame tra essere umano e natura in un’epoca ipertecnologica, è una corona in stagno dai motivi arborei, accompagnata da una fotografia che la mostra indossata.
Accanto a strumenti medici e riferimenti ad Ambroise Paré, padre della chirurgia francese, colpisce per intensità visiva Catacombes (1992), uno scheletro umano realizzato interamente in cioccolato: una riflessione sulla caducità del corpo e sulla sorte della materia viva. Poco distante, Monumental (2002), un paio di stampelle giganti ispirate all’Oratoire Saint-Joseph, campeggia accanto ad una parete dedicata a Ignace Bourget, figura chiave del cattolicesimo in Québec.
La punta di diamante dell’esposizione è Vanitas: Flesh Dress for an Albino Anorectic (1987–2025), l’iconico abito cucito con fette di carne bovina cruda, disposto su un manichino femminile: un’opera che richiama le vanitas barocche, simboleggianti la fugacità della vita e la caducità della bellezza. In bilico tra fascino e decomposizione, riflette sul corpo come oggetto di desiderio, ma anche di inevitabile declino.
Al primo piano, la visita continua con Vie sur mesure (1998), un metro trasparente che denuncia l’idea di una vita misurabile, lineare e predefinita; Voltaire (2009), un tessuto ricamato che omaggia lo spirito critico e anticlericale dell’illuminismo; e I Made It (2011), un nastro con una frase ambigua e polisemica – “ho creato qualcosa”, “sono arrivata in tempo”, o ancora “alla fine ho trionfato” – che trova risonanze nei brevi motti affissi sulle porte delle celle delle suore al piano superiore.
Chiude il percorso Masque (2014): una veste con maschera realizzata in cotone lavorato all’uncinetto, simile a un burqa senza maniche. Uno sguardo sull’ornamentazione del corpo attraverso l’abbigliamento che si presenta come un’apparizione spettrale che suscita interrogativi sul confine tra abbigliamento, identità e controllo del corpo.
Una mostra coinvolgente che suscita forti emozioni. Da visitare.
Corpus Insolite: Jana Sterbak
Al Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu di Montréal
201, avenue des Pins Ouest
Fino al 24 agosto