Una delle manifestazioni più conosciute del genio italiano è, senza dubbio, l’Opera. Claudio Monteverdi è considerato come il creatore dell’opera moderna e dell’orchestra. Non è necessario scrivere un riassunto sulla sua vita, di questo se ne occupano gli storici. Noto solo che il suo talento si sviluppò fin dalla più tenera età e che svolse varie attività a Mantova e a Venezia come Maestro di Cappella e compositore. Cercherò di descrivere il percorso musicale e la rivoluzione prodotta dalle sue opere.
Giulio Confalonieri scrive nella sua “Storia della musica” nella sezione dedicata a Monteverdi.
“Nel regno della musica esistono tutte le cose del mondo, l’amore e il dolore, la morte e la speranza, le acque mormoranti e la primavera, le stelle e gli olmi flessibili… Forse non è la donna che rende dolce il suo amore; è l’averla amata in musica già da prima, ciò che la veste di tanta dolcezza. L’uomo dovrebbe rifare in musica le cose del mondo, ma questo gli sarà sempre impossibile… La drammaticità di Monteverdi è tutta qui.”
Nelle sue numerose opere, tra madrigali, canzonette, inni solenni, opere, Monteverdi cerca di esprimere il suo stato d’animo tormentato e appassionato e introduce per la prima volta uno stile drammatico basato sulla forza della musica che accompagna e si modula al ritmo delle parole. Per esaltare lo stato d’animo suscitato dalla composizione, aumentò il numero degli strumenti, dando luogo alla moderna orchestra e creando la polifonia e il cromatismo musicale. La composizione divenne più espressiva, gli accordi più audaci, bruschi cambiamenti di tono e successione armonica riescono ad esprimere meglio la realtà interiore. Con l’uso di timbri diversi riesce a rinnovare l’atmosfera sinfonica del dramma. La magnificenza della scena presagì lo spettacolo moderno e contribuì a rendere la rappresentazione sensazionale, suscitando così la curiosità e l’interesse nei vari teatri di Roma, Venezia e Napoli.
Quando “La favola di Orfeo” fu messa in scena, nel teatro dell’Accademia degli Invaghiti, il successo fu fenomenale e la sua fama si estese in tutta la penisola e oltre il confine. La leggenda narra che Orfeo, cosciente del potere della sua musica e del suo canto, seguì la sua Euridice nel regno dei morti e convinse Plutone, il guardiano dell’Ade, a rilasciarla a condizione che non si girasse lungo il cammino verso l’uscita. Ma il desiderio fu più forte della volontà e Orfeo si girò, perdendo così per sempre la sua amata. Monteverdi modificò il finale della storia facendo tornare Orfeo nel mondo dei vivi e con una melodia struggente commosse Apollo, suo padre, che lo portò nell’Eden dove avrebbe potuto ammirare per sempre la bellezza di Euridice nella luce del sole e delle stelle.
A Venezia compose “Il ritorno di Ulisse in patria” e “L’incoronazione di Poppea”, dove si intrecciano il tragico e il comico utilizzando anche la canzone popolare. Quest’opera è considerata il capolavoro del XVII secolo per la nuova formula drammatica che dà ampio spazio al canto creando così un quadro più umano e più vicino alla gente comune.
“L’opera, prima forza culturale che unì l’Italia frammentata, diventò l’onnipresente spettacolo… Istituti nazionali di opera sono nati ovunque, ma l’ispirazione procurata dai compositori Italiani ha permeato ogni teatro e scena fino ad oggi, e possiamo dire che l’opera è “Made in Italy”. (Peter D’Epiro e Mary Desmond Pinkowish).