Da venerdì 5 a martedì 9 maggio, presso il “Cinéma du Musée” di Montréal, sarà possibile assistere a cinque interessanti e originali film sardi in compagnia dei rispettivi registi
MONTRÉAL – La Fondazione Sardegna Film Commission e l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal propongono una rassegna cinematografica di cinque lungometraggi di altrettanti registi sardi, interamente girati nella propria terra con l’intento di raccontare al pubblico aspetti singolari e nuovi dell’anima sarda. Cinque tuffi, appunto, che non possono esplorare nella loro interezza questa variegata cultura, ma che permettono di coglierne alcune dimensioni etno-antropologiche con l’occhio rivolto al presente, che guarda anche al passato e che è pure in grado di proiettarsi verso il futuro. Il muto di Gallura di Matteo Fresi, L’Agnello di Mario Piredda, Bentu di Salvatore Mereu, L’uomo che comprò la Luna di Paolo Zucca e Dimmi che destino avrò di Peter Marcias sono i cinque film in programma.
Per sottolineare il valore dell’iniziativa culturale proposta al pubblico montrealese, abbiamo intervistato Paolo Zucca, regista della commedia L’uomo che ha comprato la Luna, l’unico dei cinque che non sarà presente all’evento. “L’idea del film – così ha esordito – è nata tanti anni fa ascoltando una notizia di un cittadino americano, Dennis Hope, che vantava una proprietà sulla Luna. Questo signore, grazie a una legge del tempo del far west, si è autoproclamato padrone della Luna. Sentita la notizia e vivendo in Sardegna in un paese chiamato S’Archittu, in cui ci sono delle grandi rocce bianche che ricordano il paesaggio lunare, ho maturato l’idea che la Luna fosse di noi sardi. Infatti, il film racconta lo scontro tra Davide, cioè i sardi, e Golia, gli Stati Uniti, che scoprono che un pescatore è il nuovo proprietario della Luna. Lo spunto iniziale del film nasce, dunque, da questa vicenda reale”. Stimolato a parlare sul tema dell’identità sarda, così il regista: “Il film è una commedia che racconta la storia di un agente in missione speciale in Sardegna (…). Il protagonista, per compiere questa missione, dovrà fare un corso di sardità. In quanto infiltrato, deve riuscire a mimetizzarsi con il contesto isolano. Deve imparare tutto: come muoversi, come camminare, a giocare a morra, la filosofia della vita pastorale, del sardo stereotipato. È una commedia sugli stereotipi. (…) In realtà, la prima parte è quella più buffa, ridicola, fatta di colpi di testa, di posture improponibili, di mangiare il formaggio “marcio”. Luoghi comuni che ci sono attribuiti e che soprattutto noi sardi ci autoattribuiamo. Il protagonista impara gli aspetti più importanti e folkloristici e pian piano si appropria anche dei valori autentici della nostra cultura: il rispetto, la lealtà, la riconoscenza. Addirittura, compie un viaggio immaginario nella storia della Sardegna incontrandone i personaggi più importanti, come Antonio Gramsci, Eleonora D’Arborea. Insomma, un viaggio che parte dagli stereotipi anche buffi, diventa un viaggio che affronta i valori più profondi dell’essere sardi”. A proposito dell’accoglienza del film: “(…) La reazione generale del pubblico e della critica è stata di grande simpatia. È stato candidato ai Nastri d’Argento di Taormina. Stefano Fresi – uno degli attori non protagonisti – ha vinto un nastro grazie a questo film. In Sardegna ha ottenuto un successo assoluto. Credo sia il film sardo che abbia incassato di più al box office di tutti i tempi. In Sardegna è diventato un cult, un film identitario (…)”. Anche a livello nazionale, secondo Paolo Zucca, ha riscontrato una buona accoglienza di pubblico, che ha avuto la possibilità di vederlo sugli schermi dei cinema di alcune grandi città. Il film ha avuto anche un suo percorso internazionale. “(…) Non mi aspettavo che questo film suscitasse la curiosità di persone distanti in termini geografici e culturali. Questo film ha girato per i festival di tutto il mondo. Credo di aver partecipato a più di 100 festival. Siamo stati ovunque: Giappone, Corea, Messico, Ungheria e credo che il film sia già stato in Canada. Il film ha avuto due poli principali: quello a livello regionale, fortissimo, e poi quello internazionale, molto forte. (…) Inoltre, molte emittenti straniere l’hanno comprato. È andato in onda in Europa dell’Est, in Cina e c’è stato un forte interesse commerciale che mi ha stupito. (…) È un film dalle forti bizzarrie. Credo che questo sia stata la sua fortuna”. Per finire, gli abbiamo chiesto cosa si aspetta dal pubblico canadese e, più nello specifico, dal pubblico montrealese: “(…) Credo che i canadesi non potranno che ridere di fronte a certe scene. Si tratta di una comicità semplice e fisica”.
Non ci resta che augurare a tutti BUONA VISIONE.
Il muto di Gallura (2019), ambientato verso la metà dell’Ottocento a Gallura, racconta una faida tra due famiglie. Il protagonista è un uomo sordomuto e proprio per questo trattato male ed isolato, che si rivela un vero e proprio killer spietato e temuto da tutti. Il film si inspira all’omonimo romanzo di Enrico Costa del 1884, che fa riferimento alla storia di un bandito vero, Batiano Tansu, passato alla storia locale come “il muto”. L’Agnello (2021) è un film di attualità che racconta un dramma familiare, che ha per protagonista la sedicenne Anita. Non ha più la madre. Il padre, ammalato di leucemia, ha bisogno del trapianto di midollo osseo. Alla dolce e caparbia giovane non resta che provare a convincere lo zio Gaetano, che, per vecchi rancori è in rotta col fratello, a fare le analisi e così verificare la possibilità di essere il donatore che può salvare la vita al padre. Il film, che si svolge in un contesto rurale, riprende panorami incantevoli della Sardegna e, nel contempo, contrastanti aspetti di vita, sentimenti e modi di essere che la caratterizzano. Bentu (2022), tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Cossu, ambientato nella seconda metà del ‘900, è il racconto del controverso rapporto fra le generazioni e fra gli uomini e la natura. Più nello specifico del rapporto tra un vecchio contadino, costretto ad un’interminabile attesa del vento (“bentu” nel dialetto sardo) per poter separare la paglia dal grano, e un ragazzino, che aspira invano a cavalcare il cavallo dell’anziano poiché quest’ultimo lo considera ancora troppo piccolo. Suggestive le immagini del film in grado di cogliere ambienti, luoghi, panorami e le multiformi articolazioni del fare quotidiano delle persone e della natura. L’uomo che comprò la Luna (2018) è una commedia stravagante e surreale che, tra farsa e poesia, narra di una coppia di agenti segreti italiani incaricati dagli Stati Uniti di risolvere il mistero di quanto avvenuto in Sardegna, dove qualcuno ha comprato la Luna. L’agente che verrà ingaggiato, un milanese di origini sarde, conducendo le indagini, in realtà intraprende un viaggio tra tradizioni, miti e simboli dell’identità isolana che gli consente di scoprire progressivamente una cultura da lui sconosciuta. Dimmi che destino avrò (2012) è un film giallo sui generis, che ha come protagonisti un commissario di polizia e una ragazza di origini rom, rientrata da Parigi nel campo rom dei genitori nei pressi di Cagliari. Tra i due nasce un’amicizia sempre più stretta. La giovane, in cambio della sua collaborazione, riesce a coinvolgere il commissario a conoscere più in fondo la comunità rom, allenando un gruppo di piccoli calciatori. I due potranno conoscere, così, limiti e pregiudizi delle loro culture. Il film consente di cogliere situazioni come la diversità, l’integrazione, il dramma sociale connessi al rapporto tra due culture, quella dei rom e quella dei gagé.
I cinque film saranno proiettati in lingua italiana con sottotitoli in francese presso il “Cinema du Musée” di Montréal, sito al 1379-A Sherbrooke St W. secondo il seguente programma:
Venerdì 5 maggio – ore 19.00: Il muto di Gallura di Matteo Fresi
Sabato 6 maggio – ore 19.00: L’Agnello di Mario Piredda
Domenica 7 maggio – ore 14.30: Bentu di Salvatore Mereu
Lunedì 8 maggio – ore 19.00: L’uomo che comprò la luna di Paolo Zucca
Martedì 9 maggio – ore 19.00: Dimmi che destino avrò di Peter Marcias