(Adnkronos) – “Negli ultimi decenni l’inquinamento ha stravolto il mondo delle malattie respiratorie, in particolare l’asma. I dati sono incontrovertibili e mostrano come lo smog provochi una riacutizzazione di queste patologie, ricoveri al Pronto soccorso e purtroppo anche decessi. Nelle malattie cardiovascolari l’inquinamento è stato messo nei fattori di rischio come il colesterolo e l’ipertensione, credo che andremo in quella direzione anche per le malattie respiratorie”. Così Lorenzo Cecchi, presidente eletto dell’Associazione allergologi immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito), nel suo intervento al Congresso nazionale di Aiito in corso a Firenze fino al 29 novembre.
I cambiamenti climatici stanno, tra l’altro, aumentando gli effetti dell’inquinamento a causa di una maggiore esposizione ai pollini che rimangono in ambiente più a lungo (di questo si è recentemente parlato anche al Cop27, la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici) “Tutto questo sta cominciando ad avere un corrispettivo biologico perché l’epitelio – continua Cecchi – sta diventando il motore di questo danno che provoca l’infiammazione, che è la causa delle malattie respiratorie ma non solo, anche gastrointestinali e della cute”.
Tra i temi affrontati al Congresso Aiito l’impatto del polline sull’epitelio respiratorio, che è multiforme e va oltre il danno provocato dalla nota risposta immunitaria infiammatoria. Per questo motivo, secondo Antonino Musarra, allergologo di Aaiito “c’è bisogno di strumenti terapeutici in grado di agire su nuovi target coinvolti nel processo infiammatorio e nella contrazione delle cellule muscolari della parete bronchiale, e quindi sull’iperreattività delle vie aeree. Un’altra priorità attuale è la ricerca di biomarcatori che possano permettere di identificare la presenza ed eventualmente la gravità del danno e della disfunzione epiteliale. Questo nuovo campo di indagine può avere importanti implicazioni nella rilevazione dei meccanismi patogenetici della malattia, nell’identificazione dei soggetti con un rischio maggiore di evolvere verso forme persistenti e gravi di asma e nello sviluppo e nel monitoraggio della risposta a nuove strategie terapeutiche di precisione”.
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