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CATULLO (84-54 a.C.)

Se la scoperta della legge che regola un processo naturale determina un avanzamento nella conquista del sapere (com’è successo dopo la scoperta della legge di gravità), se aiuta a migliorare le condizioni socio-economiche (dopo l’avvento dell’agricoltura), oppure sviluppa una nuova fonte di energia (l’elettricità, la fusione nucleare), la creazione di un’opera d’arte (sia poesia, musica, pittura o scultura) contribuisce allo sviluppo interiore dell’uomo rendendolo più cosciente della propria vita spirituale e cercando di dare una risposta ai quesiti che la nostra esistenza ci pone: chi siamo, perché esistiamo…

In questo campo il genio Italiano non ha eguali nel mondo; quelli che ci hanno preceduti hanno lasciato un segno tangibile in opere che ancora oggi non cessano di stupirci e di svelare la realtà interiore dell’essere umano.

In questo articolo parlerò brevemente della poesia di Catullo fortemente influenzata dalla letteratura Greca. Non possiamo evitare di rendere omaggio ai grandi tragediografi greci le cui opere sono di un’attualità sorprendente ancora oggi: Euripide, Eschilo, Sofocle, per citare i più conosciuti. Grandissima fu Saffo della cui poesia ci restano purtroppo pochi frammenti, che descrivono la sua passione per le donne nella sua isola di Lesbo.

Catullo prese in un certo qual modo il testimone e causò una vera e propria rivoluzione nella scrittura delle poesie d’amore raccontando in versi la storia della sua passione amorosa. Quella che prima era una poesia epica, che narrava le gesta di grandi eroi e di battaglie, citiamo Omero, divenne la testimonianza di un vissuto amoroso intimo. La sua opera ha ispirato Ovidio, Virgilio, i “Troubadour” della Francia vissuti tra il 1100 e il 1300 D.C. e poi Dante nella Vita Nuova, Boccaccio nel Decamerone, Petrarca nel “Canzoniere”.

 

I versi sono molto raffinati e si avvicinano ad una composizione musicale per il ritmo ben preciso e l’armonia delicata delle parole usate. Evocando una intimità sorprendente, la sua poesia ha la forza di suscitare sentimenti ed emozioni nel lettore e questo anche in un breve componimento come il carme 5 che ho voluto tradurre con una certa libertà. (I latinisti mi perdonino.)

 

Viviamo mia Lesbia* e amiamo

e le chiacchere dei vecchi troppo austeri

consideriamole tutte inutili

Il sole può tramontare e risorgere,

noi, una volta tramontata la nostra breve vita,

siamo costretti a dormire una notte eterna.

Allora, dammi mille baci e poi cento,

poi altri mille, e poi ancora cento,

poi mille di nuovo, e poi cento.

E quando ne avremo raccolti migliaia

li mescoleremo, per non saperne il numero,

o perché nessun maligno possa

gettarci il malocchio, sapendo quanti sono.

*Il nome Lesbia è stato scelto da Catullo per onorare la poetessa Saffo; il vero nome dell’amante era Clodia, che apparteneva all’aristocrazia romana e fu coinvolta in vari scandali.

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