Rischi di aumenti anche per la tazzina al bar
di Alessandra Cori
A dicembre 2024 il caffè in tazzina registra un aumento del 3,8% in Europa e del 6,6% negli Stati Uniti. È il livello più alto raggiunto negli ultimi 13 anni in termini reali, con un innalzamento del 40% rispetto all’anno precedente. Le cause sono da ricercarsi nei rincari subiti dalla materia prima, schizzata ai massimi verso la fine del 2023 e per gran parte del 2024, a causa delle scorte limitate di Vietnam e Indonesia, con il loro export in calo del 23%, e delle condizioni meteorologiche avverse che hanno influenzato le più importanti produzioni, come accaduto in Brasile, che rimane il più grande produttore ed esportatore di Arabica. A tale quadro va aggiunto l’aggravio costante dei costi di spedizione sempre in aumento. A fornire una istantanea così aggiornata sui prezzi del caffè al dettaglio è uno studio della FAO.
Anche le dinamiche della trasmissione degli shock dei prezzi ai consumatori variano. L’analisi preliminare della FAO suggerisce che nell’Unione Europea un aumento dell’1% nei prezzi internazionali del caffè provoca un aumento dello 0,24% nel prezzo al dettaglio dopo 19 mesi, con lo shock che persiste per diversi anni, almeno quattro. In particolare, l’80% dell’impatto cumulativo totale viene trasmesso in undici mesi. Allo stesso modo, negli Stati Uniti un aumento dell’1% si traduce in un aumento dello 0,20% nel prezzo al dettaglio dopo 13 mesi, con lo shock che torna a zero dopo circa due anni. In questo caso, l’80% dell’impatto cumulativo totale viene trasmesso in otto mesi.
Cosa aspettarsi, quindi, per il futuro? Dopo l’exploit del 40% rispetto ai livelli medi di un anno fa, i prezzi potrebbero aumentare ulteriormente nel 2025, se si verificassero cali significativi della produzione nelle principali regioni in crescita, scrivono gli analisti. Gli ultimi dati disponibili per i principali Paesi produttori ed esportatori mostrano che i prezzi alla produzione dei chicchi di caffè sono aumentati del 17,8% in Etiopia e del 12,3% in Kenya. In Sud America, i prezzi sono aumentati del 13,6% in Brasile e dell’11,7% in Colombia, mentre in Asia sono aumentati del 15,9% in Indonesia e del 5,8% in Vietnam.

Le fluttuazioni dei prezzi sono una caratteristica comune dei mercati del caffè, con tendenze storiche che mostrano come tali modelli siano guidati da squilibri ricorrenti tra domanda e offerta. Squilibri esacerbati dalle caratteristiche economiche e fisiche intrinseche al mercato del caffè. Allo stesso modo, l’offerta di caffè è rigida a causa della natura perenne del raccolto, con una oscillazione del prezzo dell’offerta stimata a 0,25%. Di conseguenza, sia le caratteristiche della domanda, che quelle dell’offerta, contribuiscono a movimenti di prezzo bruschi e persistenti.
Negli Stati Uniti e nella Ue il consumo di caffè rappresenta meno dell’1% delle spese annuali delle famiglie. Nel 2024, il valore della produzione globale di caffè è stato stimato in 23 miliardi di dollari, mentre il commercio mondiale di caffè ha superato i 26 miliardi. Nel complesso, l’industria del caffè genera un fatturato annuo globale stimato in oltre 200 miliardi di dollari.
Brasile e Vietnam sono i maggiori paesi produttori di caffè al mondo, rappresentando insieme quasi il 50% della produzione globale di caffè. Dal lato della domanda, l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America sono i maggiori mercati di consumo e di importazione a livello globale. Le principali varietà sono Arabica e Robusta. L’Arabica, 60% della produzione, rappresenta un caffè di qualità superiore e di valore superiore utilizzato principalmente nel mercato del caffè tostato e macinato. Viene anche miscelato con la Robusta per migliorare la qualità del caffè solubile. Il Robusta, solitamente di qualità inferiore e dal prezzo inferiore all’Arabica, è utilizzato principalmente nel caffè solubile e per la miscelazione con l’Arabica.