Una volta si diceva “È morto il Re, Viva il Re” o “Morto un Papa, se ne fa un altro”. Queste frasi, sacre e profane allo stesso tempo, indicavano una certa continuità nella vita e nelle istituzioni. A fine pomeriggio di venerdì scorso, in maniera brusca e improvvisa, i giornalisti e i lettori dei giornali di quartiere di Montréal e Québec hanno appreso la notizia che il gruppo “Métro Media”, che ne deteneva la proprietà, ha decretato la chiusura delle testate giornalistiche e il licenziamento del personale. Per il momento, quindi, l’informazione iper-locale non avrà quasi più voce in Québec. Allo stesso tempo, dal primo Agosto, “Meta”, l’azienda di Zuckerberg proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp sta bloccando le pagine dei siti d’informazione in Canada. Questo per non dover sottostare alla nuova legge federale che impone ai colossi del Web di condividere i proventi pubblicitari con i media tradizionali. In mezzo a tale caos, tra chiusure di giornali, bavagli, embarghi del web, non si assiste ad alcuna protesta da parte delle persone e dei vari governi, un’inerzia preoccupante per la libertà di espressione. Siamo così sicuri che si sia ancora in un villaggio globale e che il connubio libero mercato/algoritmi digitali sia sinonimo di salute, libertà e democrazia? Attorno a noi, stiamo solo assistendo a chiusure e censure… In fondo, questa è solo una lettera in una bottiglia nel grande mare dell’informazione.
Il BUONGIORNO ve lo augura Prima Goccia al 6190, Jean-Talon Est a Saint-Léonard.
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