La mostra a Montréal dal 13 febbraio al 6 aprile

© Musacchio/Ianniello/Pasqualini
Intervista agli architetti Pippo Ciorra e Elena Tinacci del Museo MAXXI di Roma
MONTRÉAL – In occasione della Giornata Mondiale del Design Italiano del 12 febbraio, il MAXXI di Roma (Museo nazionale delle arti del XXI secolo), in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, porta al Centre de design dell’UQAM, la mostra Buone Nuove – Donne in architettura. L’esposizione esplora la storia della professionalità femminile nel settore e come le architette italiane, canadesi e internazionali abbiano elevato la qualità del design moderno e contemporaneo. La sezione ‘Storie di architette italiane’ è curata da Pippo Ciorra, Elena Tinacci ed Elena Motisi del Museo MAXXI di Roma, e presenta i lavori di donne che hanno trasformato l’architettura, dalle pionieristiche del XX secolo alle nuove generazioni. Il vernissage si terrà mercoledì 12 febbraio alle 18:00 e l’esposizione resterà aperta fino al 6 aprile.
Il Cittadino Canadese ha dunque incontrato Giuseppe (Pippo) Ciorra, laureato in Architettura a La Sapienza di Roma nel 1982, con Dottorato di ricerca presso lo IUAV di Venezia nel ’91 e attualmente direttore dell’International PhD Villard d’Honnecour. Visiting professor presso la Ohio State University e altre Università nordamericane, più recentemente la Columbia University. Da 30 anni insegna Progettazione e Teoria alla Scuola di Ateneo di Architettura e Design (SAAD) di Ascoli Piceno della Università di Camerino (UNICAM). Membro del CICA (Comitato Internazionale dei Critici di Architettura), autori di diversi libri e senior curator per l’architettura al MAXXI dal 2009. “Nei libri che ho scritto e nelle esposizioni che ho curato ho trattato riciclo, energia, emigrazione, mobilità giovanile e gap di genere. Dopo le utopie irrealizzabili degli anni ’70, non c’è stata molta simpatia per gli architetti, quindi piuttosto che fare le solite mostre monografiche su Renzo Piano e Massimiliano Fuksas, bisognava proporre scambio e dialogo su temi sociali e attuali. Buone Nuove – Donne in architettura è una mostra nata al MAXXI nel 2022 e poi diventata itinerante che, con diplomazia culturale, sposta il suo blocco originale adattandosi ogni volta alla realtà locale. Siamo già stati a Stoccolma, Doha, New Delhi, Tirana, Sarajevo, Berlino e Toronto. Come non parlare delle architette irlandesi Shelley McNamara e Yvonne Farrell, co-fondatrici nel ‘78 del prestigioso studio internazionale Grafton Architects a Dublino. Ma sulla scena quebecchese, c’è la grande Phyllis (Bronfman) Lambert, paladina della salvaguardia del patrimonio costruito, fondatrice di Héritage Montréal nel ’75 e del Canadian Centre for Architecture nel ’79. Gli studi dimostrano come le donne siano spesso più interessate ai format innovativi ed è come se avessero una sensibilità più adatta alle questioni sociali e ambientali, un ego più flessibile, meno bisogno di affermazione di sé. È giusto dirlo anche se, soprattutto in Nord America, bisogna fare attenzione a non parlare per categorie”.

Abbiamo parlato anche con un’altra curatrice, Elena Tinacci, storica dell’architettura, formatasi all’Università di Roma Tre e a Parigi, coordinatrice per l’architettura al MAXXI dal 2008. Ha collaborato con la Fondation Le Corbusier e Docomomo International. Autrice di numerosi saggi, nel 2018 ha pubblicato Mia memore et devota gratitudine. Carlo Scarpa e Olivetti 1955-1978, sul mitico negozio di piazza San Marco, commissionato da Adriano Olivetti nel ‘58 all’architetto veneziano. “Nella sezione storica volevamo valorizzare alcune architette importanti di fine ‘800 e del ‘900, di cui si era parlato poco, che non erano poi mosche bianche, ma molto più numerose di quanto si possa pensare. Si parla sempre dei soliti 30 nomi, ma noi ne abbiamo portati 85. Per esempio, la prima laureata in architettura al mondo, nel 1890, la finlandese Signe Hornborg. E l’americana Sophia Hayden, che fu la prima a partecipare alla Fiera di Chicago, pagata pochissimo rispetto agli uomini e sempre supervisionata. Elena Luzzatto Valentini, progettista poi di diversi cimiteri e mercati rionali di Roma, è stata invece la prima in Italia, nel 1925, a laurearsi presso la Regia Scuola Superiore di Architettura, seguita due anni dopo da sua madre, che già praticava la professione prima di poter conseguire il titolo di studio. Io ho sempre studiato figure della storia dell’architettura su terreni meno esplorati, cercando storie un po’ tralasciate. Anche a proposito di Gio Ponti, famoso per gli interni, mi sono concentrata sul suo lato di architetto-urbanista, meno conosciuto. Quanto alle donne, ho studiato molto Lina Bo Bardi nella sua fase di disegno creativo prima di andarsene in Brasile. Si è rivolta anche al grande pubblico con una rubrica sulla rivista Grazia in cui dava consigli alle nuove donne moderne su come arredare le stanze, sistemare il giardino e la casa. Nella sezione della mostra dedicata alle pratiche ci sono le architette internazionali che hanno realizzato progetti significativi in Italia, da Zaha Hadid a Liz Diller. È stata un’idea della visual artist Matilde Cassani quella di esporre la parte storica in tridimensionale sui tavoli e quella dei progetti su pannelli verticali. Una sezione è dedicata ai progetti di architette del Québec, curata da Louise Pelletier dell’UQAM. In ogni tappa inviamo pannelli vuoti da far riempire ogni volta per le protagoniste locali ed è una cosa molto apprezzata. Una sezione curata da Federica Sala è dedicata alle creazioni di design delle “pioniere”, architette che hanno operato nel secondo dopoguerra come Gae Aulenti, Nanda Vigo, Anna Ferrieri Castelli, Franca Helg e Cini Boeri. Il tono dell’esposizione non è di recriminazione e polemica femminista sul passato, ma piuttosto di ottimismo sul futuro…”. https://iicmontreal.esteri.it/it/gli_eventi/calendario/buone-nuove-good-news-bonnes-nouvelles-donne-in-architettura-mostra/ ; https://centrededesign.com/buone-nuove/.