L’accoppiamento delle due città è dettato dal fatto che questo è l’ultimo articolo sulle “Memorie di Viaggi” e dalla rinomanza di Buenos Aires chiamata la Parigi del Sud America per l’architettura degli edifici. All’inizio del secolo scorso, quando l’Argentina era in pieno sviluppo, il fascino che esercitava Parigi spinse i ricchi abitanti a costruire edifici e monumenti che richiamano quelli della capitale francese. Ho visitato le due città in epoche diverse e hanno suscitato in me un’emozione analoga il Tango a Buenos Aires una statua del Louvre a Parigi.
L’Argentina non è solo Buenos Aires; ma come si fa a descrivere in questo poco spazio la Pampa, enorme estensione pianeggiante che include 5 provincie e si estende in Uruguay e in Brasile, o la Patagonia e la Terra del Fuoco, arcipelago sullo Stretto di Magellano? Mi limito ad accennare le emozioni suscitate dal tango, ballo originato all’inizio del secolo scorso a Buenos Aires e poi diffuso in tutto il mondo. Era irrinunciabile uno spettacolo con la musica di Astor Piazzolla e il celebre tango. A Buenos Aires sono numerosi i locali (Milonga) che offrono queste esibizioni ed è inevitabile restare sedotti da questo tipo di “arte in movimento”. Il tango è affascinante perché riesce ad esprimere sensualità e malinconia, grazia e delicatezza attraverso gli armoniosi passi della danza. Le figure dei due ballerini restano un istante davanti agli occhi ma ci lasciano la sensazione di un attimo di vita effimero che vorremmo trattenere per sempre. Non ci sono regole da seguire, esso si basa sull’eleganza e la passione espresse dai movimenti delle braccia, delle gambe, la torsione del corpo, il sorprendente equilibrio di forme, lo sguardo a volte severo, a volte dolce, la vicinanza, la tristezza del distacco, il ritorno per ritrovarsi fusi in un solo corpo, la gioia dell’abbraccio. Impossibile descrivere l’emozione che si prova davanti a tanta grazia; è come la meraviglia che suscita un’opera d’arte.
A Parigi, oltre alla celebre torre Eiffel, è irrinunciabile la visita ai musei. Mi soffermo solo sul Louvre che offre emozioni mozzafiato nella straordinaria collezione di quadri e statue. Potrei parlare della Mona Lisa, di Leonardo, il quadro più famoso al mondo, ma se ne è discusso così tanto che nel vederlo, piccolo com’è, si resta un po’ delusi. Sono rimasto a bocca aperta invece davanti alla raccolta di statue greche che si trovano nella prima sezione del museo. La Venere di Milo, riprodotta accanto, è di una eccezionale bellezza. Il viso non esprime una sensazione particolare, la sensualità scaturisce dalla semi-nudità e dalla posizione del corpo: la parte superiore ha una leggera curva sinuosa che esprime l’ideale della bellezza femminile; il drappeggio del tessuto che avvolge la parte inferiore accentua la sensazione di serena contemplazione; la gamba destra fa da sostegno e la sinistra è leggermente piegata in avanti bilanciando così tutto il corpo in un perfetto equilibrio; una posizione simile a quella del Davide di Michelangelo.
Queste due immagini di grazia femminile sembrano contrastanti: immobilità e quasi distacco dalle emozioni terrene nella Venere, e movimento con intensa passione nel Tango. In realtà sono due aspetti complementari della grazia femminile: l’immobilità della Venere esprime la perfezione anatomica, i passi della donna nel tango testimoniano la sua sensualità e la bellezza con il gesto in armonia con i movimenti dell’uomo.