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Biden ospita nazioni isole Pacifico, ma pesano assenze e presenze filocinesi

(Adnkronos) – Joe Biden ospita oggi alla Casa Bianca il vertice dei leader delle nazioni delle isole del Pacifico, nell’ambito di una strategia tesa a contrastare la crescente presenza e influenza della Cina nella regione. Un’influenza che ha spinto il primo ministro delle isole Solomon, Manasseh Sogavare, a disertare l’appuntamento, dopo aver usato il suo intervento all’Assemblea Generale per lodare la cooperazione allo sviluppo di Pechino come “meno restrittiva, più reattiva ed allineata ai bisogni della nostra nazione”.  

“Siamo dispiaciuti che abbia scelto di non partecipare a questo summit speciale”, ha replicato dalla Casa Bianca parlando del leader delle isole Solomon che lo scorso anno hanno firmato un accordo di sicurezza con Pechino, provocando allora l’immediata reazione di Washington che si affrettò a riaprire l’ambasciata nel Paese chiusa da 30 anni. Sempre per la stessa strategia, gli Usa hanno aperto un’ambasciata a Tonga e si preparano ad aprirne una a Vanautu. Mentre nel summit che si apre oggi verrà annunciata l’apertura di rappresentanze diplomatiche alle Cook Islands e a Nuie.  

Biden e i 18 leader del Forum delle isole del Pacifico affronteranno oggi e domani questioni centrali per lo sviluppo, con l’impegno Usa a maggior finanziamento per le infrastrutture e la cooperazione marittima. Ed ovviamente un maggior sostegno alla lotta ai cambiamenti climatici, con l’inviato speciale per il clima, John Kerry, che oggi presiederà una sessione su ‘Climate and Ocean Resilience’. 

 

Ma bisogna notare che a parte il forfait delle isole Solamon, c’è poi la posizione di Timor est che ha appena varato una partnership strategica con la Cina. L’accordo è stato annunciato in occasione della partecipazione la scorsa settimana del premier Xanana Gusmao alla cerimonia di apertura dei Giochi Asiatici nella città cinese di Hangzhou. “Entrambe le parti aumenteranno il sostegno reciproco e rafforzeranno la cooperazione internazionale”, ha dichiarato Xi.  

Già lo scorso anno Jose Ramos Horta, insediandosi come quinto presidente dall’indipendenza dell’isola nel 2002, si era impegnato ad una relazione più stretta con Pechino, in particolare nel campo energetico, agricolo e delle infrastrutture. Come per le isole Solomon, la cooperazione con Pechino di Timor est avverrà nel quadro della Belt and Road Initiative, la via della Seta.  

Tra gli obiettivi di Timor est, l’avvio di produzione di gas naturale offshore entro il 2030, un progetto che è stato bloccato nel limbo per decenni. Ma non mancano impegni per maggiori interazioni a livello militare, l’espansione degli investimenti bilaterali e la cooperazione per infrastrutture e produzione alimentare, secondo quanto si legge nella dichiarazione congiunta diffusa sabato.  

 

Biden ha già ospitato lo scorso anno il vertice delle isole del Pacifico, a cui parteciparono 14 leader, durante il quale gli Stati Uniti annunciarono oltre 800 milioni di fondi per aiuti ed assistenza, ribadendo l’impegno per le priorità della regione e la cooperazione per su clima e sicurezza marittima. Presentando il nuovo summit, alla Casa Bianca si sottolinea che di fronte “alla determinazione e influenza” della Cina è necessario “il mantenimento del nostro focus strategico”.  

Il primo ministro di Tonga, Siaosi Sovaleni, ha detto che il summit sarà “un’opportunità per noi per condividere le nostre preoccupazioni”, sottolineando che queste sono concentrate principalmente su cambiamenti climatici e innalzamento degli oceani. “L’urgenza di un cambiamento è evidente”, ha aggiunto parlando la scorsa settimana al Palazzo di Vetro il premier di Tonga che agli Usa chiedere di sostenere un maggiore accesso ai finanziamenti per le azioni sul clima.  

Anche il segretario generale del Forum delle nazioni isole del Pacifico, Henry Puna, ha espresso l’auspicio che il summit porti ad azioni concrete per il clima, riconoscendo che la regione, fino ad un decennio fa dimenticata a livello strategico, è diventata ora di interesse strategico, competizione e vera “manipolazione”, con un chiaro riferimento alla lotta per l’influenza nella regione tra Stati Uniti e Cina.  

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