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Beatrice (Mohre), ‘fondamentale smettere di fumare, ma pensare a chi non ce la fa’

(Adnkronos) – “Non vi è dubbio che l’obiettivo fondamentale sia smettere completamente di fumare ma bisogna pensare a quanti non ce la fanno e mancano politiche di aiuto per queste persone. La sigaretta elettronica, se proposta con trasparenza, può costituire una proposta ricevibile ed aiutare il fumatore ad attuare un cambiamento importante, infatti la e-cig riduce la tossicità da combustione del 95%”. Così Fabio Beatrice, fondatore del Centro antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, past president di Sitab – Società Italiana di Tabaccologia e direttore scientifico di Mohre – Osservatorio mediterraneo per la riduzione del danno in medicina, in occasione del ‘World no tobacco day’ che si celebra oggi.  

“Purtroppo, spesso si confondono le strategie di riduzione del rischio con la prevenzione dell’inizio”, osserva l’esperto che aggiunge: “Si fa di tutte le erbe un fascio e questo crea confusione. I 70mila morti l’anno che in Italia sono provocati dal fumo sono il punto prioritario sul quale dovremmo concentrarci senza nulla negare agli altri aspetti”. Beatrice ricorda come l’argomento della riduzione del rischio sia molto dibattuto: “In Gran Bretagna l’uso della sigaretta elettronica come prodotto medicale da proporre ai fumatori incalliti è considerata una strategia di salute pubblica. Su questo argomento si scontrano posizioni che spesso appaiono dogmatiche: è possibile mirare ad un obiettivo di fumo zero? Trattandosi di una dipendenza l’argomento si presta a un forte contraddittorio”.  

Rispetto alle evidenze scientifiche sulla tossicità dei prodotti senza combustione Beatrice spiega: “Ci sono oramai centinaia di lavori e review che hanno fatto chiarezza. La sigaretta elettronica non è un prodotto sano, presenta una tossicità residuale che la rende molto meno tossica della normale sigaretta. Ridurre il rischio da combustione è una forma di prevenzione parziale, non risolutiva ma clinicamente molto utile nei fumatori che non riescono o non vogliono smettere”.  

“In scienza e ricerca – continua Beatrice – le posizioni molto rigide non aiutano soprattutto nel contrasto delle dipendenze. L’attenzione non può essere portata solo sulle questioni di tossicità residua ma bisogna vedere la strategia di riduzione del rischio nella sua globalità. In un prodotto che riduce del 95% la tossicità da combustione non ci si può concentrare solo sul 5%. È improprio. I fumatori incalliti possono trarre vantaggio da una proposta seria e trasparente con un setting ben delineato”. Quanto all’approccio di riduzione del danno, l’esperto sottolinea: “nel mio centro la attuo e la propongo ai fumatori che pur seguendo le linee guida falliscono. Una sorta di proposta di secondo livello per evitare che tornino alla sigaretta”.  

Riflettendo sui servizi a disposizione di quanti vogliono smettere di fumare, Beatrice osserva: “In Italia esiste la rete dei centri antifumo alla quale però affluisce un numero molto basso di fumatori, meno dello 0,1% del totale. Tra chi si rivolge ai centri antifumo le percentuali di cessazione sono buone ma più della metà ricade, purtroppo. Probabilmente, partendo dalle buone cose fatte, bisogna interrogarsi su quanto non funziona e provare a migliorarsi”.  

In occasione del ‘World no tobacco day’, l’esperto lancia un appello ai fumatori adulti che non hanno ancora smesso: “Mettersi in discussione e chiedere aiuto agli esperti, tramite il numero verde dell’Iss. Si può essere indirizzati al più vicino centro antifumo ed iniziare un percorso molto utile per la propria salute”. E poi, rivolgendosi alle istituzioni, aggiunge: “Vanno fatti rispettare i divieti. Le sigarette ai giovani non devono arrivare. La prevenzione passa attraverso il rispetto dei divieti. Le leggi ci sono”.  

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