In una delle serate di settembre, quando il tempo sembra sospeso tra la luce del giorno e le ombre della sera, camminavo per le strade semideserte per assaporare l’ultimo tepore della bella stagione che volgeva al termine. L’aria fresca e l’assenza quasi totale del rumore del traffico della giornata invitavano alla serenità e alla meditazione. Da una finestra del secondo piano di un edificio dalle vetrate blu proveniva una melodia che mi sembrò di riconoscere. Qualcuno suonava al piano il Notturno numero 2 di Chopin. Una nota stonata interruppe la melodia; Sib, sol, fa, sol, fa, mi, Si… La melodia ricominciò e questa volta le note si susseguirono nella versione giusta. Ascoltai quella straordinaria composizione senza chiedermi se il pianista fosse un musicista di professione, seguivo il ritmo e la successione delle note come fosse la prima volta.
A casa, davanti al mio computer, cercai l’origine di quello strumento che sembra essere esistito da sempre e con mia grande sorpresa scoprii che era il frutto di un altro genio italiano: Bartolomeo Cristofori, nato a Padova il 4 maggio del 1655.
Gli strumenti a corda, pizzicati o battuti con un piccolo martello sono stati sempre gli inseparabili compagni dei cantastorie, i protagonisti delle feste, gli accompagnatori dei giullari e gli attrezzi musicali indispensabili nelle corti degli uomini potenti. Ricordiamo Orfeo che suonava la lira per incantare gli dei, gli oggetti a forma di pera raffigurati nei famosi dipinti dei grandi artisti del Rinascimento quali il liuto, l’arpa, le prime chitarre e infine il clavicembalo. Si può dire che il padre del più famoso strumento oggi esistente sia stato proprio il clavicembalo. Per quanto versatile possa essere questo strumento, non si riusciva, però, a modulare il suono per renderlo più dolce o più aspro. Le corde di questo strumento vengono pizzicate con un piccolo plettro. Fu nel 1700 che, alla corte di Ferdinando dei Medici, un artigiano ebbe la brillante idea di usare martelli e ammortizzatori per modulare il suono emesso. Lo stesso Cristofori lo chiamò “Cimbalo di cipresso e di piano e forte”, da cui deriva l’odierno nome.
Ci viene spontaneo chiederci come mai il nome del suo inventore non sia conosciuto da tutti. Ma come tutte le invenzioni rivoluzionarie, la sua diffusione fu assai lenta e dovette competere con il suo predecessore, il clavicembalo, strumento preferito da tutte le corti europee. Solo le élite erano al corrente della sua esistenza. Una spinta notevole ebbe l’acquisto di cinque strumenti da parte della regina Barbara del Portogallo. Ma, per una vera e propria affermazione, ci vollero più di cento anni, quando i grandi compositori cominciarono a scrivere arie e concerti per lo strumento solista e per orchestra. Ricordiamo alcune dei più celebri compositori che hanno scritto brani per questo strumento: Beethoven, Rachmaninoff, Erik Sati, Grieg, Mozart, Tchaikovski, Schumann, Brahms.
“Il piano è una di quelle invenzioni difficili da catalogare come tale perché sembra che sia sempre esistito. Quando si pensa che qualcuno ne è l’inventore, è sorprendente notare che il suo nome sia così poco conosciuto. Come mai non ricordiamo mai il nome di Cristofori? Perché il suo nome non è scritto su ogni piano esistente?” (Vox.com)