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Archimede

La decisione di dedicare questa rubrica agli Italiani che hanno dato un contributo fondamentale alla civiltà è scaturita dalla lettura del libro “Sprezzatura”, scritto da Peter D’Epiro e Mary Desmond Pinkowish. I due autori mettono in risalto la “Funzionalità e la bellezza della civiltà italiana” attraverso i secoli. Come scrivono loro nella premessa, considererò Italiani “tutti quelli che sono nati o che hanno scelto di vivere in Italia”, dalle Alpi alla Sicilia.

 

Non potevo non cominciare da Archimede, considerato uno tra i più grandi, se non il più grande, matematici di tutti i tempi. Fu anche fisico, astronomo, ingegnere e inventore. Il suo nome viene associato alla Grecia, dimenticando che Siracusa fu fondata dai Greci attorno al 734 a.C. e che Archimede nacque in questa città nel 287 a.C. e vi morì nel 212 a.C. Le sue conquiste sono straordinarie e i suoi teoremi e calcoli matematici sono usati ancora oggi per il calcolo e l’analisi moderni. Sia Leonardo che Galileo hanno riconosciuto il genio del Siracusano e hanno utilizzato le sue conquiste scientifiche: l’aria del cerchio, la superficie e il volume della sfera, l’area di un’ellisse, di una spirale, i principi matematici della statica e dell’idrostatica, un’approssimazione del pi greco, il concetto del centro di gravità… 

 

Oltre ai concetti enunciati, Archimede è famoso per le sue invenzioni: la pompa a vite spirale, usata ancora oggi per trasportare liquidi e solidi granulari dal basso verso l’alto, il principio della leva per sollevare oggetti pesanti (“Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo”), gli specchi ustori, che concentravano i raggi del sole in un punto, (oggi il principio è usato negli eliostati o forni solari), il calcolo della densità dei solidi.

 

L’aneddoto più famoso narra della sua reazione alla scoperta della densità dei solidi con l’uso del volume di acqua. Una corona d’oro per un tempio era stata commissionata dal Ierone, il tiranno di Siracusa, che, sospettando una contraffazione con dell’argento mescolato all’oro, chiese ad Archimede di verificarne la purezza. Mentre lo scienziato faceva il bagno, si accorse che il suo corpo faceva aumentare il livello dell’acqua di una quantità pari al suo volume. Conoscendo il volume e il peso si poteva quindi determinare la densità (D=Massa/Volume) della corona senza fonderla. Archimede uscì nudo per strada urlando “EUREKA” (Ho trovato). La densità risultò inferiore a quella dell’oro puro e perciò svelò che era stato aggiunto dell’argento. Vi lascio immaginare la sorte del povero orafo.

 

Un’altra delle invenzioni attribuite al suo genio fu l’utilizzo degli specchi ustori per bruciare le navi dei Romani che avevano assediato Siracusa. Una serie di specchi concentravano i raggi del sole in un punto provocando così un calore tale da appiccare il fuoco alle vele. Questo principio è usato ancor oggi, come accennato più sopra. Perfezionò la catapulta e altre armi per difendere la città. Era così noto e apprezzato in tutti i paesi del Mediterraneo che il console romano, Marco Claudio Marcello, ordinò ai soldati di non ucciderlo durante l’occupazione e il saccheggio della città. Un soldato lo sorprese mentre era immerso nello studio di alcuni teoremi matematici e gli chiese di seguirlo. Lui si rifiutò dicendo che Marcello poteva aspettare che finisse il suo studio.  Il suo rifiuto provocò l’ira del militare che, estratta la spada, lo uccise.

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