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All’estero agroalimentare trainante

PRIMA GIORNATA NAZIONALE DEL MADE IN ITALY

 

di Alessandra Cori

 

Ad accompagnarla, come logo, l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci e, proprio nel giorno di nascita del grande genio, il 15 aprile, è stata celebrata in Italia e all’estero la prima “Giornata Nazionale del Made in Italy” con le produzioni, la storia, la cultura, le tradizioni e le bellezze del Belpaese in vetrina, comprese quelle dell’agroalimentare che non a caso hanno avuto uno spazio importante nel programma delle celebrazioni.

“Identità, innovazione, istruzione, internazionalizzazione – ha affermato il Ministro Urso – è l’Italia delle 4 “I” che sta dietro alla filosofia di questa Giornata nazionale, nata grazie alla legge quadro del Made in Italy. Oltre a favorire lo sviluppo economico e culturale del Paese, il Made in Italy ne rappresenta il patrimonio identitario perché non è soltanto un marchio, ma il nostro biglietto da visita nel mondo”.

Sono state 300 le iniziative su tutto il territorio nazionale che mirano a ispirare e coinvolgere i giovani, le imprese e i lavoratori, ma soprattutto per accendere i fari sull’eccellenza italiana. Il Made in Italy non è un modello di produzione, ma uno stile di vita.

Imprenditori e maestri artigiani, aziende agricole e industrie dell’agroalimentare hanno aperto le porte delle loro attività e dei loro laboratori ai cittadini, coinvolgendo in particolare gli studenti di ogni ordine e grado, allo scopo di stimolare il loro interesse per lo studio e le future opportunità professionali legate al Made in Italy, rappresentato dal settore dell’alimentare, della moda, del tessile, del legno, del design, dell’arredo, dell’alta gioielleria, della nautica, del termale, del turismo, dell’industriale e del tecnologico.

 

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“L’Unione italiana food”, l’associazione che riunisce 530 industrie italiane cui fanno capo oltre 900 marchi del mondo alimentare, in occasione della prima Giornata nazionale del made in Italy, ha misurato il “gradimento” all’estero dei prodotti che rappresenta, elaborando i dati Istat sul commercio estero 2023. Ne è venuto fuori un quadro per il quale le esportazioni di prodotti alimentari dell’industria agroalimentare italiana nel 2023 hanno registrato una crescita complessiva superiore all’8% a valore superando i 21 miliardi di euro di fatturato. Per capire le dimensioni del dato occorre immaginare un consumo all’estero di 3 miliardi di piatti di pasta, oltre 500 milioni tra coni e coppette gelato, 55 miliardi di tazzine di caffè, quasi un miliardo di chili tra biscotti, crackers e dolci da ricorrenza come panettoni e colombe. Queste, infatti, sono alcune delle categorie merceologiche rappresentate in Unionfood, che porta in sé oltre 20 settori merceologici con aziende dislocate su tutto il territorio nazionale che danno lavoro a oltre 100mila persone.

Inoltre, tutti i settori di Unionfood hanno fatto registrare performance positive nell’export nel raffronto 2023-2022. Tra questi spiccano in particolare brodi, minestre, salse e sughi (+20,7%), chips e snacks (+22,4%), confetture e conserve di frutta (+11,2%),  prodotti da forno (+13,2%), prodotti della panificazione (+12,7%), vegetali in aceto, salamoia, olio e altri (+12,6%) ed integratori alimentari (+10%).

Secondo Paolo Barilla, presidente di Unionfood, “l’eccellenza del Made in Italy nel settore alimentare è una preziosa eredità che le nostre aziende stanno già proiettando verso il futuro con un costante impegno per la sostenibilità e l’innovazione. Le aziende italiane rappresentano da sempre un punto di riferimento nel mondo per la gioia del cibo di qualità. Il made in Italy alimentare è un modello unico dove le piccole imprese operano in maniera integrata con le medie imprese più strutturate e con le grandi imprese già competitive sui mercati internazionali. Un esempio virtuoso di radicamento territoriale, fatto soprattutto di realtà familiari, dalla storia anche centenaria, che generano occupazione, ricchezza e valore condiviso”.

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