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Airbnb, ipotesi evasione estesa al 2023: società rischia nuovi reati

(Adnkronos) – Potrebbero essere estese anche al 2023 e “ad annualità successive” le accuse di evasione per Airbnb con il “pericolo della commissione di ulteriori reati di natura fiscale e patrimoniale”. Dopo il sequestro di oltre 779 milioni di euro disposto dal gip di Milano nei confronti della società di diritto irlandese e di tre ex manager, la procura di Milano è pronta, domattina, a fare un punto con Guardia di finanza e Agenzia delle Entrate per analizzare i documenti acquisiti, ma pure per spingere sul rientro dei capitali di cui si è chiesto il sequestro, anche alla luce di un accordo proprio con l’Irlanda, Paese con una tassazione che agevola le multinazionali. Insomma Airbnb può ancora fare pace con l’Erario, non incorrere in un processo e in possibili nuovi reati. 

La procura è intenzionata a chiudere una partita che vede contrapporsi le norme italiane e la piattaforma di locazione e che, al momento, permette al colosso americano di ignorare ancora il decreto legge che impone il pagamento della cedolare secca del 21% alla società di intermediazione di affitti brevi. Airbnb continua a sostenere di non essere soggetta all’obbligo, una scelta “consapevole” di non conformarsi al dettato legislativo che si fonda – a dire della procura – su “criteri alquanto evanescenti” e che avrebbe come obiettivo quello di evitare il “rischio potenziale di aumento dei prezzi degli annunci e di conseguente perdita di quote di mercato in favore di altri competitor”.  

L’attività investigativa su Airbnb è nata da un controllo fiscale iniziato il 4 maggio 2022 con riguardo ai periodi d’imposta dal 2017 al 2021, ma le contestazioni vengono estese fino a quest’anno anche se la cifra dell’ipotetico reato di omessa dichiarazione è stato quantificato fino al 2021. Tra il materiale acquisito dalla Guardia di finanza c’è un documento qualificato internamente come ‘Privilegiato e confidenziale’ in cui è contenuta un’analisi sugli effetti del decreto legge in esame e in cui si stima che “l’inosservanza delle disposizioni sulla comunicazione dei dati e sull’effettuazione della ritenuta, con riferimento al solo periodo 2017-2018, comporti un debito potenziale quantificabile in più di 200 milioni di euro”.  

Documento che insieme agli altri elementi acquisiti dalla Guardia di finanza entrerà nella discussione della riunione di domani in una procura che già da tempo, da Google a Booking passando da Meta ad Amazon, ha cercato di indagare sulla presunta evasione fiscale dei colossi. Il sequestro nei confronti di Airbnb è diventato necessario per il “concreto” rischio che la disponibilità “del profitto del reato” possa “aggravare o protrarre le conseguenze del reato contestato e agevolare al commissione di altri reati”. 

In particolare per la procura di Milano, la condotta della società di diritto irlandese “che persevera ancor oggi nell’omesso versamento dell’imposta, anche a seguito del controllo fiscale” – da mesi sono in corso interlocuzioni con l’Agenzia delle Entrare che non trovano una sintesi che soddisfa le due parti – “genera una palese ipotesi di concorrenza sleale capace di alterare pesantemente tutto il mercato italiano delle locazioni brevi”.  

Per i pm Giovanni Polizzi, Cristiana Roveda, Giancarla Serafini, “sussiste inoltre il pericolo della commissione di ulteriori reati, di natura fiscale e patrimoniale, derivante dalla disponibilità del profitto del reato tributario che potrebbe, sia essere reimpiegato nella medesima attività commerciale, generando quindi con analogo meccanismo, ulteriori ipotesi di reato per le annualità successive a quelle qui in contestazione, sia essere destinato ad altro tipo di investimento di natura finanziaria o economica che renderebbe più difficile l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro derivante dall’illecito risparmio fiscale e potrebbe integrare altri fati criminosi quali quelli di riciclaggio e autoriciclaggio”. 

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