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Agricoltura biologica: Italia leader in Europa

di Alessandra Cori

Crescono superfici, operatori e consumi

 

Ogni cinque ettari di superficie agricola coltivabile in Italia, uno è a biologico. Si tratta della cifra più alta in Europa e il trend è in continua crescita nel 2023, primo anno di applicazione della nuova Pac. Infatti, le superfici investite a biologico sono ulteriormente aumentate del 4,5%, mentre il numero di operatori coinvolti tra produttori, trasformatori e importatori sono saliti dell’1,8%.

 

Questi nuovi dati arrivano dal rapporto “Bio in cifre”, che è stato presentato il 17 luglio scorso dall’Ismea, Istituto che si occupa dei servizi sul mercato agricolo.

Con il passaggio alla nuova programmazione della Politica agricola comune e il cambiamento di alcune regole, però, sono emerse alcune criticità: sia dal lato delle amministrazioni regionali, che hanno dovuto revisionare una macchina organizzativa collaudata per cimentarsi con la programmazione delle misure del primo pilastro; sia dal lato delle aziende beneficiarie, che hanno dovuto imparare a orientarsi nel fitto reticolato di vincoli, impegni e non cumulabilità degli aiuti. Eppure, nonostante le criticità, il bilancio del 2023 restituisce un quadro positivo per l’agricoltura biologica italiana, che con 2,5 milioni di ettari, pari a quasi il 20% della superficie agricola utilizzabile (Sau) nazionale, riduce ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato per il biologico entro il 2030 dalla strategia Farm to Fork della Commissione Europea.

 

La crescita registrata l’anno scorso ha dunque rafforzato la leadership ormai pluriennale dell’Italia tra i Paesi dell’Ue. “L’Italia del biologico continua a crescere – ha detto il sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo, intervenuto alla presentazione del rapporto – e questo trend positivo potrà ulteriormente migliorare grazie alle numerose misure messe in campo in questi mesi, dall’approvazione del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio. Puntiamo ora a realizzare quanto prima il Marchio del biologico italiano, unito a una corretta informazione e comunicazione, che potrà sostenere un rilancio dei consumi interni e la crescita sui mercati esteri, per continuare così anche in futuro a essere leader nel settore”, ha concluso il Sottosegretario.

 

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Dei 2,5 milioni di ettari coltivati a bio, il 42% è rappresentato dai seminativi, seguiti da prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita delle superfici ha riguardato soprattutto prati e pascoli, e colture industriali e foraggere, mentre hanno perso ettari le proteiche e le produzioni cerealicole. Aumentano, seppure a un ritmo più attenuato, le ortive, in un’annata che ha invece confermato la superficie bio complessiva delle coltivazioni permanenti, nonostante le riduzioni di viti, agrumi e frutta fresca, compensate dagli incrementi di ulivi e frutta in guscio.

 

Dal punto di vista geografico, l’incremento della Sau ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. Poi ci sono i casi in controtendenza, come la Provincia autonoma di Trento, che ha perso oltre il 40% della Sau biologica nel 2023 per la decisione dell’Autorità di gestione di concedere i pagamenti riservati alle superfici foraggere e ai pascoli alle sole aziende con allevamenti, nell’ambito di una strategia di rafforzamento della zootecnia biologica locale.

 

Una flessione, seppure contenuta, si è riscontrata anche in Emilia-Romagna, nonostante il budget consistente sugli interventi a favore del biologico, con buona probabilità dovuta alla devastante alluvione del maggio 2023.

 

Oltre alle superfici, sono aumentati gli operatori, che hanno raggiunto il numero complessivo di 94.441, 1.642 in più rispetto al 2022. Il fenomeno ha riguardato soprattutto le circa 84mila aziende agricole (l’89% del totale degli operatori biologici) e, tra queste, in particolare la componente dei produttori/preparatori, a conferma della tendenza a introdurre in azienda l’attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto. Anche i consumi domestici di prodotti biologici sono aumentati: nel canale della Gdo toccando i 3,8 miliardi di euro, il 5,2% in più del 2022. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore ma scesi dell’1,1% in quantità evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico rispetto alla dinamica osservata per il carrello convenzionale.

 

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