Dazi e controdazi del 25% tra Trump e Trudeau. Poi l’accordo per il rinvio di un mese
OTTAWA – Lo scorso fine settimana, Stati Uniti, Canada e Messico sono stati sull’orlo di una crisi di nervi ed hanno sfiorato una guerra commerciale senza precedenti, che avrebbe avuto conseguenze nefaste su tutta l’economia nordamericana. Lunedì, poi, le telefonate bilaterali distensive che hanno disinnescato dazi del 25% che sarebbero dovuti entrare in vigore a partire dalla mezzanotte di martedì 4 febbraio. Ad annunciare l’intesa su X, lunedì 3 febbraio verso le 16.30, è stato lo stesso Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, dopo una telefonata di 45 minuti “molto produttiva” con il Presidente americano, Donald Trump. Il Premier canadese ha annunciato un piano da 1,3 miliardi di dollari per rafforzare la sicurezza del confine e combattere la crisi del Fentanyl, con nuove tecnologie, più personale e una sorveglianza continua. Saranno quasi 10.000 gli agenti che pattuglieranno il confine. Previsti anche la nomina di un responsabile per il fentanyl, la classificazione dei cartelli come organizzazioni terroristiche e la creazione di una task force congiunta Canada-USA per combattere il crimine organizzato, il traffico di fentanyl e il riciclaggio di denaro. “Ho firmato, inoltre – ha concluso Trudeau – una nuova direttiva per i servizi di intelligence, incentrata sulla criminalità organizzata e sul fentanyl, che sarà sostenuta da un investimento di 200 milioni di dollari. Le tariffe proposte saranno sospese per almeno 30 giorni, mentre lavoriamo insieme su queste sfide”. Donald Trump ha commentato sul suo social network Truth Social. “Sono molto soddisfatto di questo primo risultato e i dazi annunciati sabato saranno sospesi per un periodo di 30 giorni, per vedere se sarà possibile strutturare un accordo economico definitivo con il Canada”.
Il lieto fine è arrivato dopo ore convulse in cui Trump e Trudeau avevano annunciato dazi e controdazi del 25%. A partire da martedì 5 febbraio, infatti, tutti i prodotti canadesi esportati nel mercato statunitense sarebbero stati soggetti a un dazio doganale del 25%. Per quanto riguarda i prodotti energetici – petrolio e gas in primis – il sovrapprezzo sarebbe stato del 10%. Le tariffe erano state introdotte dopo che il neo Presidente americano aveva dichiarato un’emergenza nazionale ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act, citando la “minaccia eccezionale” dell’oppioide negli Stati Uniti. Sotto accusa, quindi, lo scarso controllo esercitato da Ottawa al confine, per impedire il flusso di immigrati illegali e lo spaccio di fentanyl. Colpita anche la Cina, con ulteriori tariffe pari al 10%, che si sommano a quelle già imposte nel 2018 dallo stesso Trump; mentre il Messico, anch’esso colpito da dazi del 25%, era riuscito a trovare un accordo già nella mattinata di lunedì: tariffe sospese per un mese dopo che la Presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha accettato di schierare 10mila soldati della Guardia Nazionale al confine con gli Stati Uniti per prevenire il traffico di droga. Trump ha ribadito l’intenzione di imporre dazi, probabilmente del 10%, anche all’Unione Europa.
Le controtariffe di Trudeau e l’appello a comprare prodotti canadesi. La risposta di Ottawa non si era fatta attendere. Il governo canadese aveva imposto, sempre a partire dal 5 febbraio, controdazi su una lunga lista di prodotti per un valore di 30 miliardi di dollari, che fra tre settimane sarebbero aumentati di altri 125 miliardi di dollari. A titolo di paragone, gli Stati Uniti avevano imposto una sovrattassa su tutte le loro importazioni canadesi per un valore complessivo di 594 miliardi di dollari. “Certamente non stiamo cercando l’escalation, ma difenderemo il Canada, i canadesi e i posti di lavoro canadesi”, aveva detto Trudeau nel fine settimana. “Le tariffe si applicheranno a beni di uso quotidiano”, ha affermato il Premier canadese. Tra questi, carni, latticini e uova, frutta e verdura, tè e caffè, spezie, cereali, oli e grassi, zucchero e pasta; tabacco, vini e alcolici, armi da fuoco; prodotti di bellezza e igiene, tessile e abbigliamento; prodotti in legno e cartacei, articoli per la casa, elettrodomestici e mobili; plastica e pneumatici. Contromisure che sarebbero rimaste in vigore fino a quando gli Stati Uniti non avrebbero eliminato le loro tariffe contro il Canada. Trudeau aveva sottolineato che il conflitto commerciale avrebbe avuto “conseguenze reali” per i canadesi, ma anche per gli americani. Trudeau aveva quindi esortato i canadesi ad acquistare prodotti locali: “Potete fare la vostra parte in molti modi, controllando le etichette al supermercato e scegliendo prodotti di provenienza canadese, rinunciando al succo d’arancia della Florida, oppure cambiando i vostri piani per le vacanze estive e rimanendo in Canada ed esplorare i numerosi parchi nazionali e provinciali, i siti storici e le destinazioni turistiche che il nostro grande Paese ha da offrire”.

Ottawa: ricorso all’OMC.
Ottawa aveva già deciso di sottoporre la questione all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). “Il governo canadese ritiene che questi dazi doganali costituiscano una violazione degli accordi da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato un responsabile di Governo canadese. Tra Stati Uniti, Canada e Messico vige, infatti, un accordo di libero scambio siglato originariamente il 17 dicembre 1992 ed entrato in vigore il 1º gennaio 1994 con il nome di NAFTA (North American Free Trade Agreement). Successivamente, il NAFTA è stato rinegoziato e sostituito dal USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement), noto in Canada come CUSMA e in Messico come T-MEC. Questo nuovo accordo è stato firmato il 30 novembre 2018 ed è entrato in vigore il 1º luglio 2020.
Poilievre: rafforzare la sicurezza al confine. Il leader del Partito Conservatore del Canada, Pierre Poilievre, aveva invitato il governo a rafforzare la sicurezza alla frontiera, chiedendo di dispiegare truppe e elicotteri delle Forze armate lungo tutto il confine. In un messaggio diffuso sui social media, Poilievre aveva dichiarato che il Canada dovrebbe ampliare i poteri dell’Agenzia dei Servizi Doganali per estenderli su tutto il confine, non soltanto in prossimità dei valichi. Aveva inoltre proposto che il Canada installasse “scanner ad alta potenza, torri di sorveglianza del confine e sistemi di droni per individuare le incursioni al confine”.
Anche le Province si erano mobilitate. La dichiarazione di guerra commerciale del Presidente Trump aveva scatenato uno sconvolgimento economico in Canada. Le Province
dell’Ontario e del Québec avevano annunciato che i prodotti americani sarebbero stati ritirati dagli scaffali delle rispettive società pubbliche (SAQ e LCBO) che gestiscono la vendita e la distribuzione di bevande alcoliche. Anche le Province di Nuova Scozia, Manitoba e Terranova e Labrador avevano annunciato l’intenzione di sospendere l’approvvigionamento di alcolici provenienti dagli Stati Uniti. La Columbia Britannica aveva adottato una misura simile, ma con una strategia più mirata: il boicottaggio avrebbe riguardato esclusivamente gli alcolici importati dagli Stati americani governati dai Repubblicani. Il Primo ministro del Québec, François Legault, aveva incaricato la Presidente del Consiglio del tesoro, Sonia LeBel, di studiare possibili misure di ritorsione contro gli Stati Uniti negli appalti pubblici. Più concretamente, la Ministra dell’Economia e dell’Energia, Christine Fréchette, aveva anticipato che, sebbene le aziende statunitensi avrebbero potuto ancora partecipare agli appalti, le loro offerte sarebbero state pesantemente penalizzate. Tutte le misure che, dopo l’intesa in extremis, sono state congelate..
Ontario la più penalizzata. Petrolio, alluminio e auto i settori più colpiti. Oltre al settore petrolifero in Alberta e a quello dell’alluminio in Québec, molti settori avrebbero rischiato di subire lo shock dei dazi doganali del 25% sui prodotti canadesi. L’Ontario è leader in termini di valore totale delle merci esportate negli Stati Uniti, con una stima di 250 miliardi di dollari nel 2023. Quasi un terzo di queste esportazioni (30%) è costituito da veicoli o ricambi di automobili. In proporzione, tuttavia, alcune Province sarebbero state ancora più vulnerabili dell’Ontario: il Nuovo Brunswick esporta il 92% dei suoi prodotti negli Stati Uniti, segue l’Alberta con l’89%. Nel complesso, il Canada esporta ogni anno negli Usa 594 miliardi di dollari di merci, pari al 77% delle sue esportazioni totali, rendendo il Paese altamente esposto alle politiche tariffarie americane. (V.G.)