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A parer mio di Angelo Persichilli: Putin, criminale di guerra

Alla luce di ciò che sta accadendo in Ucraina è facile giungere alla conclusione sulla pazzia del presidente russo Vladimir Putin. La domanda che dobbiamo invece porci è se questa pazzia si sia sviluppata negli ultimi mesi oppure c’era anche prima, ma abbiamo fatto finta di niente.

Personalmente propendo per la seconda ipotesi, abbiamo fatto finta di niente perché conveniva. Conveniva quando i magnati russi facevano arrivare milioni di dollari all’Occidente stimolando l’economia e creando posti di lavoro; è convenuto al mondo del calcio quando hanno inondato le società e giocatori con ingaggi milionari; è convenuto ai miliardari della Costa Azzurra quando i loro porti erano pieni di yacht milionari con a bordo paperoni che spendevano migliaia di euro per comperare una cravatta; la lista è lunghissima.

Questi soldi venivano dalla Russia di Putin, lo stesso che aveva invaso la Cecenia (iniziata da Yeltsin) e represso qualsiasi opposizione interna come fa anche ora. Ma prima ci facevano comodo i loro soldi e, diciamocelo francamente, ci ha fatto comodo anche quando ha tolto le castagne dal fuoco all’Occidente quando i tagliagole dell’ISIS invadevano le nostre città, facevano stragi uccidendo innocenti con lo scopo palese di distruggere la nostra civiltà.

E mentre l’ISIS stava per prendere il controllo del Medio Oriente e dei Paesi del Nord Africa, l’Europa era latitante e gli Stati Uniti di Barak Obama e Hillary Clinton stavano a guardare. Ed ecco che arrivò Putin il pirata che con i suoi aerei annientò l’ISIS. Nessuno in Occidente gli fece i complimenti, ma la sua azione fece tirare un sospiro di sollievo a molti governi occidentali e soprattutto all’allora inquilino della Casa Bianca.

L’azione di Putin ci fece comodo, ma dovevamo anche sapere che se un sicario mafioso elimina un nostro nemico, il nemico sparisce, ma rimane sempre il sicario mafioso in giro che, prima o poi, riappare. Non bisogna nemmeno dimenticare la Cecenia, dove Putin terminò il lavoro di annessione-repressione iniziato da Boris Yeltsin. Insomma, i segni c’erano tutti, solo che faceva comodo vederli. Putin ha seminato terrore e morte e il popolo ucraino, come quello ceceno, ha pagato e pagherà ancora il prezzo.

Certo, questa volta il mondo occidentale ha reagito in modo veemente e anche efficace, ma tale comportamento è solo uno dei quattro elementi che contribuiranno alla sconfitta di questo dittatore sanguinario.

Uno degli altri tre è il coraggio e la determinazione del popolo ucraino. Questo Putin non lo aveva previsto e tale determinazione è ancora più importante se messa di fronte all’apatia e disorganizzazione dell’esercito russo male organizzato e, secondo alcuni, anche con problemi di malnutrizione.

L’altro errore di Putin riguarda il ruolo della Cina. Mosca si aspettava un appoggio più consistente, mentre la Cina è rimasta a guardare. Basti pensare che all’ONU, di fronte alla condanna del Consiglio di Sicurezza, Pechino non ha votato contro ma si è limitata all’astensione. Mosca è praticamente isolata dal punto di vista politico.

Il terzo errore riguarda la crisi economica russa, che è molto vasta e profonda. Putin sapeva di non poter sostenere un lungo conflitto e credeva che l’intera operazione si sarebbe conclusa in tre giorni. Non è stato così e ora si trova al fronte con un esercito disorganizzato e senza rifornimenti.

Ha cominciato una guerra che non può vincere e la sua sconfitta non potrà soddisfare coloro che hanno pagato e pagheranno con la vita questa pazzia. Una cosa comunque è certa: Putin è un criminale di guerra e come tale dovrà essere trattato quando le armi taceranno.

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