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Ingegneria e architettura

La muraglia cinese, i megaliti di Stonehenge, le piramidi d’Egitto, i ventiquattromila km di strade costruite dagli Inca sulle Ande, il faro di Alessandria… sono straordinarie opere create dal genio umano. Niente però può paragonarsi alle opere di ingegneria e architettura dei Romani: anfiteatri, strade, ponti, acquedotti, palazzi, mura, monumenti disseminati in quelle che sono oggi trenta nazioni. Ingegno e razionalità caratterizzano tutte le grandi opere che ancora oggi testimoniano un passato glorioso. La loro costruzione non fu la conseguenza di una ricerca artistica o religiosa ma la realizzazione di un disegno grandioso di un impero che durò 500 anni.

Il successo delle opere realizzate dai Romani fu dovuto alla maestria dell’arco e alla nuova formula per l’impasto del cemento. Come scrivono D’Epiro e Pinkowish, “l’importanza dell’arco nell’architettura è stata paragonata a quella della ruota nel trasporto.” Proprio l’arco permise agli architetti di costruire ponti, acquedotti e costruzioni che tuttora resistono dopo più di duemila anni. Con la sostituzione della polvere vulcanica (pozzolana) con la sabbia, il cemento diventò così forte che permise la costruzione di imponenti edifici, come il Panteon, il Colosseo, la Domus Aurea (costruita da Nerone dopo l’incendio di Roma). Per fare un esempio della grandezza di queste costruzioni, precisiamo che Il Colosseo poteva contenere 50,000 persone, il Circo massimo più di 200,000!

Dalla imponenza esterna degli edifici dei Greci e degli Egiziani, si passò alla valorizzazione dello spazio interno. La perfezione dell’arco a doppio apside permise la costruzione delle basiliche; ma dovettero trascorrere settecento anni prima che quel modello fosse accettato dagli architetti.

Straordinaria la costruzione di 80,000 km di strade che congiungevano i punti più importanti dell’impero: la via Appia, costruita nel 312 a,C,, congiungeva Roma a Capua, e poi fu estesa da Benevento a Brindisi; la via Flaminia da Roma a Rimini, la via Emilia da Rimini a Piacenza. Ma la rete stradale si estendeva anche fino all’Inghilterra a Nord, l’Eufrate ad Est, attraversava la Grecia raggiungendo Bisanzio; 1,000 km congiungevano i Pirenei con Gibilterra, attraversavano le Alpi, gli Appennini, con ponti e tunnel, Il successo di questa rete stradale è testimoniato dal sorgere di grandi città alle intersezioni: Londra, Parigi, Milano, Cologne.

Come dimenticare il sofisticato impianto di drenaggio delle acque di rifiuto, la Cloaca Massima, e gli acquedotti per portare l’acqua potabile nelle varie città, (la perfezione dell’inclinazione del condotto per evitare il flusso troppo rapido o troppo lento). Impressionanti l’acquedotto sopra il fiume Gard, vicino a Nimes, quello di Segovia, di Alcantara, di Efeso. I più importanti furono quelli che portavano l’acqua a Roma e uno ancora oggi porta l’acqua alla fontana di Trevi.    

Il monumento più significativo è il Panteon che ha ispirato Brunelleschi (La cupola della cattedrale di Firenze), Palladio, Michelangelo, Sir Christopher Wren e Thomas Jefferson, che lo prese a modello nella costruzione della libreria dell’Università della Virginia.

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