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Nuovo attacco al sistema delle Dop e Igp

L’origine territoriale e il metodo di produzione non possono essere autodichiarate dal produttore. Nuovo attacco al sistema Ue dei marchi di qualità agroalimentare Dop e Igp

 

Dopo le richieste di Croazia e Slovenia di utilizzare “Prosek” e “Balsamico” è ora la volta delle nuove norme sulle Indicazioni geografiche artigianali che rischiano di estendersi a prodotti che non rispettano la stessa disciplina produttiva. Ovvero produzioni che sono realizzate sulla base di una semplice “autodichiarazione” e non, come le Dop e Igp, secondo un disciplinare di produzione e con un processo produttivo certificato dai controlli di un ente terzo.

Il nuovo allarme è stato lanciato da Origin Italia, l’associazione dei consorzi di tutela dei prodotti Dop e Igp made in Italy secondo cui le nuove norme, previste dall’art. 44 del nuovo Regolamento sulle IG “non Agri”, proposto dalla Commissione Europea, rischiano di creare confusione sul mercato e penalizzare i prodotti italiani permettendo l’utilizzo del medesimo logo Igp dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli anche per i prodotti artigianali non alimentari.

La nuova normativa, per altro, entrerebbe in contrasto con le procedure previste dal Regolamento dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli che obbligano le Igp ad avere un rigido sistema di controllo basato su disciplinari, attuato attraverso dettagliati piani di controllo, garantito da un ente di certificazione indipendente e vigilato dai relativi Consorzi di Tutela di concerto con l’Ispettorato controllo qualità e repressione delle frodi (ICQRF) del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Pur essendo favorevoli alla nascita di un sistema delle Ig artigianali non alimentari, ha commentato il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi, questa nuova disposizione creerebbe una grande distorsione non solo perché con lo stesso logo si indicano categorie merceologiche molto differenti, ma soprattutto perché i livelli di garanzia di un prodotto agroalimentare e vitivinicolo sono alti e già noti al consumatore. È assurdo, continua Baldrighi, che la Commissione Europea possa proporre soluzioni di questo genere che invece di semplificare la vita alle imprese e ai cittadini rendono tutto sempre più complicato. Soprattutto rischiano di indebolire un sistema che funziona da oltre 30 anni. La Commissione Europea ha avviato nel 2020 un’iniziativa legislativa per creare un sistema di protezione per le Indicazioni Geografiche dei prodotti artigianali e industriali (”non Agri”), anche per favorire le azioni di contrasto ai prodotti contraffatti.

La proposta di regolamento, presentata ad aprile 2022, consentirebbe una registrazione delle IG fondata su due fasi, la prima a livello nazionale e la seconda, finalizzata alla valutazione e all’approvazione della richiesta di registrazione, gestita dall’EUIPO (l’organismo europeo che tutela la proprietà intellettuale). Inoltre, la proposta regolamentare stabilisce che i produttori presentino solo un’autodichiarazione di conformità dei prodotti ai relativi disciplinari di produzione, permettendo così l’utilizzo del logo IGP senza una vera e propria verifica.

Il mondo delle DOP e IGP è quindi pronto ad una mobilitazione politica, che permetta al Governo italiano attraverso il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sensibile a questi temi, di correggere tale errore strategico dell’Unione Europea che rischia di far perdere valore ad un sistema collaudato.

Non a caso il Ministro Lollobrigida, all’atto di firmare lo scorso dicembre la proroga di un anno del regime sperimentale sull’indicazione in etichetta della provenienza della materia prima per pasta, riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e prodotti lattiero-caseari, ha dichiarato: “Vogliamo che i cittadini siano sempre nelle condizioni di effettuare scelte consapevoli, complete anche di indicazioni chiare sull’origine delle materie prime degli alimenti. L’attuazione del regolamento sulla provenienza delle materie prime ha dimostrato che l’indicazione obbligatoria risponde bene alle richieste dei consumatori e che la nostra Nazione è all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni in etichetta. Come Ministero continuiamo a lavorare per difendere i nostri prodotti contro l’introduzione di sistemi di etichettatura fuorvianti e dannosi che eliminano l’elemento della qualità come metodo di discernimento di un prodotto. Ed ecco una nuova occasione per procedere in questa direzione”.

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