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Clima, Sofia e Dublino top per piani urbani ma Italia al palo

(Adnkronos) – Migliorati “significativamente” i Piani urbani per il clima in Europa per l’adattamento alle sfide climatiche sia negli ultimi 15 anni che di anno in anno. Stando ad uno studio internazionale, a cui ha partecipano anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), i migliori piani urbani europei li hanno realizzati le città di Sofia in Bulgaria, e di Galway e Dublino in Irlanda, mentre l’Italia resta al palo. Sulle 32 città italiane incluse nel campione dai ricercatori solo due città, Bologna e Ancona, nel 2020 hanno dimostrato di avere un Piano di adattamento. I ricercatori ricordano che “i Piani di adattamento climatico rappresentano uno degli strumenti più efficaci a disposizione di Paesi, regioni e comuni per definire misure e azioni a livello territoriale per affrontare la sfida ai cambiamenti climatici e mitigarne l’impatto”.  

Ma, si sono interrogati gli studiosi, “come valutarne la qualità e il grado di ‘progresso’? Quali criteri possono definirne l’efficacia, tanto nel contesto locale quanto in quello nazionale e internazionale?” A questi interrogativi ha provato a rispondere il gruppo di ricerca multidisciplinare coordinato dall’Università di Twente (Olanda) a cui hanno partecipato studiosi di vari stati europei, tra cui l’Italia con l’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Imaa) di Tito Scalo (Potenza) e con il Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università di Trento. Lo studio è pubblicato sulla rivista Nature Npj Urban Sustainability.  

La ricercatrice Monica Salvia del Cnr-Imaa spiega che “dopo l’Accordo di Parigi del 2015, è cresciuto l’interesse di studiosi e governanti verso la valutazione dei progressi dei Piani di adattamento ai cambiamenti climatici alle diverse scale: in questo contesto, però, manca una metodologia univoca per valutarne la qualità e verificarne i progressi nel tempo”. “A tal fine -continua Salvia- abbiamo per la prima volta definito un indice di qualità, l’AdAptation Plan Quality Assessment (Adaqa), che ci ha permesso di identificare i punti di forza e di debolezza dei processi di pianificazione dell’adattamento urbano nelle città europee”.  

Questo indice è stato, quindi, calcolato dai ricercatori per i 167 Piani di adattamento adottati tra il 2005 e il 2020 in un campione rappresentativo di 327 città medie e grandi di 28 Paesi europei, per valutarne la qualità e l’evoluzione nel tempo. Esaminando le diverse componenti dei Piani, gli studiosi riferiscono che “si nota che le città sono migliorate soprattutto nella definizione degli obiettivi di adattamento e nell’identificazione di misure e azioni nei diversi settori. La capitale bulgara Sofia e le città irlandesi di Galway e Dublino hanno ricevuto i punteggi più alti per i loro Piani”. In questo scenario, però, il panorama italiano risulta abbastanza indietro, sia in termini di numero di Piani urbani sviluppati, sia in termini di qualità 

“Tra le 32 città italiane incluse nel campione, risulta che solo due città – Bologna e Ancona – avevano nel 2020 un Piano di adattamento: una situazione che, probabilmente, risente dell’assenza di un quadro di riferimento nazionale per supportare la definizione di strategie e Piani locali e regionali: il Piano nazionale di adattamento è infatti ancora in fase di adozione” evidenzia ancora la ricercatrice Monica Salvia del Cnr-Imaa. La ricercatrice Filomena Pietrapertosa (Cnr-Imaa) riferisce che “nel complesso, i Piani di adattamento delle città europee ottengono una buona valutazione nella descrizione delle misure di adattamento (51% del punteggio massimo), nella definizione degli obiettivi di adattamento (50%) e nella identificazione degli strumenti e processi di attuazione (46%)”.  

“I risultati – argomenta Pietrapertosa – mostrano che la qualità dei Piani è migliorata significativamente nel tempo, sia su base annua sia nel corso degli ultimi 15 anni”. “Viceversa, i Piani presentano carenze nel livello di partecipazione pubblica al processo di definizione del Piano (17%), e nella definizione delle fasi di monitoraggio e di valutazione (20%). Tuttavia, la situazione è in continua evoluzione e in rapido cambiamento: monitorare lo stato di avanzamento delle politiche di adattamento nei prossimi anni sarà utile per capire se, e a che ritmo, le città europee (e italiane) si stanno muovendo verso la definizione di Piani sempre più completi e capaci di rafforzare la resilienza dei loro territori” conclude Pietrapertosa. 

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