(Adnkronos) – Le mancate precipitazioni degli ultimi mesi rischiano di mettere in forte crisi la produzione vitivinicola per il secondo anno consecutivo. Forti le preoccupazioni espresse da presidenti e direttori del Consorzio Vini Venezia, dell’Associazione Produttori del Nizza, del Consorzio Barbera D’Asti e Vini del Monferrato e dal presidente di Cantina Torrevilla.
“La crisi idrica che sta coinvolgendo l’Oltrepò Pavese – avverte Massimo Barbieri, presidente di Cantine Torrevilla in Oltrepò pavese – è a dir poco drammatica, siamo in febbraio ma è come se fossimo nel pieno del mese di maggio: fossi e canali sono completamente asciutti. La neve caduta sulle cime nei mesi scorsi è stata troppo poca per sopperire alla mancanza d’acqua attuale e che ci colpirà nel prossimo periodo; è una situazione critica che ci accompagna già dallo scorso anno, dove abbiamo registrato un calo del 30-40% nella produzione. Viti e impianti sono già in sofferenza e siamo in difficoltà anche nell’attività di potatura, dove a fatica stiamo cercando di lasciare i tralci per le nuove produzioni. Questo ci lascia particolarmente preoccupati per la sopravvivenza stessa delle piante che hanno vegetato pochissimo”.
“Ormai ci sembra palese che nemmeno nel 2023 godremo di un’annata abbondante, anzi, la situazione sta diventando sempre più complicata, a cui si uniscono anche le problematiche legate ai costi altissimi del vetro. Certo, i prezzi per l’energia sono in diminuzione ma i costi dei materiali in generale rimangono sempre in rialzo. Credo stia diventando sempre più necessario, soprattutto ora a elezioni appena svolte, agire per adeguare misure e politiche agroalimentari alla situazione in corso, servono soluzioni tangibili per aiutare un settore intero in difficoltà ormai da tempo”, sottolinea.
Anche per Stefano Quaggio, direttore Consorzio vini Venezia, “è indubbiamente critica la situazione idrica nelle denominazioni tutelate dal Consorzio Vini Venezia, nello specifico quelle del Piave, Lison-Pramaggiore, e Venezia”. “Le scarse precipitazioni avute durante l’inverno, quelle piovose nelle zone pianeggianti e collinari e quelle nevose nelle zone più a Nord, spaventano viticoltori e produttori, soprattutto in vista dell’arrivo della primavera e poi dell’estate. Bisognerà, dunque, tenere monitorata la situazione nelle settimane a venire e non è esclusa un’emergenza idrica nel futuro prossimo”, dice.
“Tuttavia, possiamo ritenerci fortunati – ammette – in quanto i nostri territori, soprattutto quelli del Veneto orientale, sono caratterizzati da un terreno che riesce a trattenere l’acqua in maniera ottimale. A questo fattore morfologico si aggiungono le caratteristiche naturali appartenenti ai vitigni più vecchi, capaci di sopperire alla mancanza d’acqua con il loro sistema radicale che raggiunge, nel terreno, una profondità importante”.
“Quella della siccità è una minaccia sempre più incombente”, dichiara Stefano Chiarlo, presidente dell’Associazione produttori del Nizza, che dal Piemonte fa sapere: “Nel Monferrato siamo seriamente preoccupati: la media delle precipitazioni stagionali, per il secondo anno consecutivo, da 900 ml è passata a 350 ml, diminuendo quindi di un terzo. Nel nostro territorio, è solo grazie alle precipitazioni che può essere garantito l’accumulo di riserva idrica. Il Monferrato storicamente non ha mai risentito di insufficienza idrica e, per questo motivo, la maggior parte dei nostri produttori non dispone di sistemi di irrigazione d’emergenza. È d’obbligo ormai pensare a soluzioni che nel medio-lungo termine ci permettano di far fronte a questo momento critico e la speranza è quella che gli enti possano incentivare la costruzione di impianti e la pianificazione di interventi tempestivi. È presto oggi per parlare di minaccia della produzione, ma se in primavera questa situazione dovesse perdurare, i pronostici non saranno di certo dei migliori”.
“Ormai la siccità non è più un evento eccezionale, ma è un fatto concreto, con il quale dobbiamo fare i conti ogni giorno”, afferma Filippo Mobrici, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. “Il Consorzio ritiene che, per far fronte a questa situazione, le vie percorribili siano due. In prima istanza, bisogna muoversi verso la ricerca di soluzioni per l’approvvigionamento idrico, creando invasi in grado di raccogliere l’acqua piovana torrenziale e strutture irrigue per la redistribuzione dell’acqua nei vigneti. La Regione Piemonte sta dimostrando sensibilità rispetto all’argomento e, negli ultimi anni, qualcosa ha cominciato a muoversi. La speranza è quella che le istituzioni possano fornire sostegni e aiuti concreti per affrontare la crisi idrica che affligge l’intero comparto dell’agricoltura in Piemonte, come nel resto d’Italia”.
“In secondo luogo, il Consorzio – prosegue – sta cercando soluzioni anche nella selezione varietale e nel miglioramento genetico delle vigne. L’obiettivo, infatti, è quello di individuare ceppi resistenti, in grado di far fronte all’avversità climatica. In questo frangente siamo coinvolti nel progetto Ageba, di cui il Consorzio è capofila, insieme a Crea-Ve, all’Università Cattolica di Piacenza, all’Istituto G.Penna e a dieci aziende agricole del Monferrato. Si tratta di un progetto virtuoso che cerca le risposte alla viticoltura del futuro nel genoma delle viti antiche più resistenti”.
“Continueremo a lavorare duramente per assicurare un futuro alla viticoltura di collina che da secoli è parte integrante, da un punto di vista sia socioculturale che economico, delle colline del Monferrato, patrimonio dell’Unesco”, conclude.