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Eni, Enel e le altre nomine: il metodo prima ancora delle persone

(Adnkronos) – Sono iniziate le grandi manovre per le nomine delle partecipate pubbliche. La tornata di primavera riguarda, tra le altre, Leonardo, Eni, Enel, Terna e Poste Italiane. Tutte strategiche per l’attuazione e lo sviluppo delle politiche pubbliche. Determinante, in particolare, il ruolo svolto da Eni e Enel in un contesto in cui la sfida sul terreno dell’energia, a un anno esatto dall’inizio della guerra in Ucraina, è tutt’altro che archiviata. Servono nomine, che siano nuovi profili o conferme, all’altezza di un compito particolarmente gravoso.  

L’irrituale e ruvida presa di posizione della Lega, che ha chiesto discontinuità facendo parlare fonti e non esponenti di vertice, segnala un problema politico all’interno della maggioranza. E segnala un tema che ricorre quando si parla di nomine pubbliche, ovvero il peso dei singoli partiti in un processo che, per come è strutturato, prevede essenzialmente la responsabilità del governo.  

Quanto e come devono incidere le singole forze politiche in questo processo? A provare a dare una risposta è stato la scorsa settimana, sulle colonne del Foglio, l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “In questo momento di grande incertezza, sarebbe bene evitare traumi o scelte totalmente estranee a chi ha gestito questi processi negli ultimi anni”.  

Chi la pensa come Di Maio sostiene che sia indispensabile, soprattutto in questa fase, preservare l’operatività e i rapporti consolidati. Un punto di vista che non presuppone necessariamente l’immobilismo e la conferma in blocco di tutti i vertici ma una valutazione di merito, che non sconti le rivendicazione di parte di questo o quel partito, ma che metta al centro l’interesse nazionale, che dovrebbe coincidere con l’interesse del governo e anche della maggioranza che lo sostiene.  

Di Maio individua alcuni elementi che ritiene imprescindibili, “autorevolezza dei manager, fiducia da parte della struttura aziendale e capacità di relazionarsi con le istituzioni”. In questa ottica “vanno individuate persone che abbiano già avuto esperienza di società di stato”, perché “governare realtà come queste, da miliardi di euro di fatturato, è un lavoro totalmente differente dal farlo per una società privata. A maggior ragione se in ballo c’è il futuro energetico di un paese del G7”. 

L’identikit è quello di Claudio Descalzi, che ha buonissime probabilità di essere confermato alla guida dell’Eni, e anche quello di Francesco Starace, che invece le indiscrezioni indicano in uscita dall’Enel. Così come lo stesso profilo può corrispondere a quello di Stefano Donnarumma, attuale Ad di Terna, che potrebbe sostituire Starace alla guida della società elettrica.  

E’ il metodo che deve venire prima delle persone. E il criterio di selezione dei manager, soprattutto ora e soprattutto guardando alle società energetiche, non può sottostare alle dinamiche della competizione tra i partiti. Servono decisioni del governo, nell’interesse del Paese. (di Fabio Insenga)  

 

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