OTTAWA – La tempesta non è ancora finita, ma si intravede la luce in fondo al tunnel. Mercoledì scorso, 25 gennaio, nell’ambito di una politica monetaria restrittiva volta a contrastare l’inflazione, la Banca centrale canadese ha alzato i tassi d’interesse di 25 punti base fino al 4,50%: è l’ottavo rialzo dei tassi consecutivo. Si tratta del livello più alto in oltre 15 anni. Nelle quattro precedenti riunioni, erano stati decisi un aumento rispettivamente di 50, 75, 100 e 50 punti base. L’obiettivo è un’inflazione al 2%: a dicembre il valore è stato del 6,3% (dopo il picco dell’8,1% dello scorso giugno), ma ci si aspetta “un notevole calo” nel 2023. La Bank of Canada è comunque la prima Banca centrale a dichiarare che al momento sono sufficienti i rialzi effettuati. Dopo la crescita economica del 3,6% registrata l’anno scorso, la Banca centrale prevede una crescita dell’1% nel 2023 e del 2% nel 2024. Nel breve termine, però, secondo Paul-Antoine Jetté, docente di Amministrazione presso il Cégep de Lanaudière, il nuovo aumento dei tassi complicherà la vita dei contribuenti, soprattutto per chi ha acceso un mutuo a tasso variabile. Per una coppia con un mutuo a tasso variabile di 400.000 $, per esempio, l’aumento sarà pari a 12.000 $ in più all’anno.
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