(Adnkronos) – Impegno crescente in direzione della digitalizzazione per i settori industriali dell’energia, del ciclo idrico e della gestione dei rifiuti. Le utility italiane hanno investito nell’ultimo anno quasi 300 milioni di euro (297) in tecnologie quali gli smart meter, l’informatizzazione dei processi aziendali, il telecontrollo e lo sviluppo hardware e software per la gestione delle reti. E’ quanto emerge dallo studio ‘La digitalizzazione delle utility: la chiave per efficientare la produzione, migliorare i processi e garantire la trasparenza dei servizi pubblici del futuro’, realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Agici e presentato oggi a Milano presso Palazzo Emilio Turati.
Con il settore manufatturiero, rivela lo studio, le utility sono oggi il settore industriale che, dopo quello bancario e finanziario, a livello nazionale registra il maggior livello di spesa in intelligenza artificiale, contribuendo significativamente al mercato dei big data analytics, che in Italia ha raggiunto un valore di 2 miliardi di euro nel 2021, con una crescita del +13% rispetto al 2020. Nel 2021, l’82% delle utility ha effettuato almeno un investimento in digitalizzazione, tra ricorso a tecnologie digitali, evoluzione dei modelli organizzativi e innovazione nei modelli di business.
L’Italia vanta il primato mondiale di diffusione dei contatori intelligenti nel mercato elettrico (98%), cui si somma il 73% dei contatori intelligenti per il gas (secondo miglior dato dopo l’Olanda).
Il settore idrico è invece in ritardo: nonostante solo l’1,3% del totale delle utenze servite registri assenza dei misuratori, manca ancora un diffuso sistema di smart metering, che potrebbe consentire ai consumatori un uso più razionale dell’acqua e una conseguente riduzione dei consumi. Nel settore energetico, a fronte di investimenti relativamente limitati per la digitalizzazione degli asset, si stimano miglioramenti della produzione e del rendimento tra il 2-10% ma soprattutto una riduzione dei costi tra il 10-30% e una estensione della vita utile degli impianti di generazione fino a 5 anni.
Nella gestione dei rifiuti, la digitalizzazione al servizio della tariffa puntuale è un fattore abilitante che può consentire di incrementare la raccolta differenziata anche del 30%. Per il servizio idrico il controllo centralizzato digitale determina benefici nell’ordine del 15% di perdite evitate, del 30% di energia risparmiata e del 20% di produttività.
Per il presidente di Fondazione Utilitatis, Stefano Pareglio, “questo studio dimostra come il ricorso alla digitalizzazione sia diffuso tra le utility, specie quelle più aperte al cambiamento e all’innovazione. Il settore ha preso coscienza dei vantaggi che possono derivare in termini di riduzione dei costi, di ottimizzazione dei processi produttivi, di vita utile degli impianti e, non ultimo, di uso razionale delle risorse ambientali ed energetiche. Registriamo tuttavia come tali tecnologie non siano diffuse in modo omogeneo nel settore e tra le diverse funzioni svolte dalle utility: emergono dunque ampi margini di miglioramento, in relazione ai quali il nostro studio avanza numerose e praticabili proposte di intervento”.