(Adnkronos) – Nel Rapporto annuale Fire (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia), presentato oggi durante il webinar ‘La cultura della sostenibilità in Italia’ in corso al Palazzo dell’Informazione a Roma, oltre alle statistiche complete sugli energy manager, sono presenti i risultati derivanti dalle ultime indagini condotte da Fire sul pacchetto Fit for 55 e sui meccanismi di incentivazione nei settori hard to abate.
Riguardo alla prima, si evidenziano gli aspetti legati all’evoluzione tecnologica. L’opinione generale è che la soluzione non risieda in un’unica tecnologia o gruppo di tecnologie ma nella combinazione di più soluzioni differenti e tra loro integrate. Secondo gli stakeholder, occorre investire anche e soprattutto sulle tecnologie che già si prevede possano essere di aiuto nell’immediato, ma che ad oggi hanno costi troppo elevati. Gli investimenti in ricerca vanno mantenuti, anche in progetti pilota, fino alla realizzazione di prototipi su scala industriale, evitando di incentivare in modo sistematico le tecnologie non mature, e per le quali non è presente una supply chain europea,. In queste valutazioni è molto importante considerare la sostenibilità economica, sociale e ambientale delle tecnologie durante l’intera vita utile.
La seconda indagine è stata effettuata da Fire presso gli energy manager nominati ai sensi della legge 10/91 nei settori cosiddetti ‘hard to abate’ (settori industriali energivori come chimica, acciaio, carta, ceramica, vetro, cemento e fonderie). Oltre il 70% dei rispondenti ha utilizzato negli ultimi tre anni strumenti di sostegno gestiti dal gse, mentre il 17% pensa di utilizzarli nel prossimo periodo. Occorre però semplificare l’accesso a questi meccanismi di incentivazione, in particolare in merito alla misura dei risparmi energetici. Emerge, tra l’altro, la necessità di armonizzazione gli strumenti esistenti anche rispetto alla cumulabilità dei diversi meccanismi incentivanti.