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Alla Grotta del Bue Marino il primato della biodiversità

(Adnkronos) – Almeno 21 nuove specie identificate, prevalentemente marine, che non erano mai state rilevate prima e si aggiungono alla folta lista precedente. Così, grazie all’ultimo studio effettuato, la Grotta del Bue Marino a Cala Gonone, in Sardegna, si conferma uno scrigno di biodiversità senza eguali al mondo. Nel 2021, infatti, l’amministrazione comunale di Dorgali ha commissionato uno studio di incidenza ambientale sul ramo nord della grotta, finalizzato alla riapertura di questa sezione della cavità. Prima di questo studio, nella Grotta erano riportate ben 50 specie animali, di cui 28 considerate sotterranee, acquatiche o terrestri.  

Questa analisi già poneva la cavità ai primi posti per biodiversità sotterranea in Italia e nel mondo (le grotte con 25 o più specie sono infatti considerate ‘hotspot di biodiversità’ a livello mondiale; nel 2019 erano note solamente 24 di queste grotte in tutto il mondo, di cui 16 nella zona temperata). Durante gli ultimi monitoraggi sono state complessivamente raccolte e identificate almeno altre 21 specie. “Non esiste al mondo un hotspot di biodiversità equiparabile alla grotta del Bue Marino, non pensavamo che fosse possibile un simile risultato nell’area mediterranea, invece, dati alla mano, è al primo posto tra le grotte più ricche di fauna e biodiversità”, spiega Fabio Stoch, biospeleologo di fama internazionale che ha partecipato allo studio.  

Ultimo sito di riproduzione conosciuto per la foca monaca in Italia, con uno sviluppo esplorato di oltre 20 km la Grotta del Bue Marino fa parte di un vasto e articolato sistema carsico che attualmente si estende per oltre 70 km e che ricopre un’area complessiva di quasi 29.000 ettari tra i comuni di Baunei, Dorgali e Urzulei. Il geosito di importanza comunitaria, è soggetto a stringenti normative nazionali ed europee. La grotta, già frequentata in epoca neo-eneolitica (circa 4000 a.C.), da oltre 50 anni è visitata da decine di migliaia di turisti e da speleologi provenienti da tutto il mondo. 

Le grotte in Italia, un tesoro da tutelare
 

Le acque sotterranee che scorrono nelle falde acquifere carsiche costituiscono circa il 40% delle fonti di acqua potabile per il nostro Paese, dove le grotte scoperte e documentate dagli speleologi sono oltre 40.000, di cui circa 40 aperte al turismo e dunque una risorsa anche per le economie locali. In esse vivono oltre 3.600 diverse specie animali ad oggi conosciute, altamente vulnerabili all’inquinamento, allo sfruttamento eccessivo del suolo e alla cattiva gestione, pertanto è sempre più urgente adottare approcci multidisciplinari di monitoraggio ambientale al fine di salvaguardare le aree carsiche, così importanti per la sopravvivenza. 

Sono alcuni dei dati emersi in occasione del seminario organizzato dalla Società Speleologica Italiana dedicato al monitoraggio e alla tutela degli ambienti carsici, rivolto a speleologi, scienziati, istituzioni e operatori del settore e che si è svolto in Sardegna, a Cala Gonone, la località che ospita lo scrigno di biodiversità sotterranea più importante del Mediterraneo, la grotta del Bue Marino. 

 

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