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Bangladesh

Il Bangladesh ha una popolazione di 165 milioni di abitanti, ottava nel mondo, ed ha come capitale Dhaka. Mi sono trovato per caso a visitare questa parte del mondo tristemente nota per le grandi inondazioni che subisce ogni anno. Uno scalo a Dhaka, prima di raggiungere Katmandu, mi ha dato l’opportunità di passare qualche giorno per le vie della città e osservarne il risveglio. Alle sei ero già pronto per un giro turistico. Davanti all’albergo mi aspettava un rickshaw, triciclo con un tetto fatto di tessuto decorato con immagini di arte popolare. Gli occhi curiosi della gente, che cominciava a riempire, le strade mi seguivano in modo quasi impertinente mentre ci dirigevamo verso la moschea principale.

 

Numerose persone avevano passato la notte dormendo sul sagrato e cominciavano ad alzarsi. Donne, bambini, giovani e vecchi giacevano sparsi sul cemento e coperti da vecchi stracci. Aspettavano i rari turisti e i fedeli per ottenere un obolo. Un giro per le vie limitrofe non mi entusiasmò e decisi di tornare in albergo dove avrei trovato i miei compagni di viaggio. Alle otto, la vita aveva cominciato a pulsare con pieno ritmo e mi sono incamminato verso il mercato con un piccolo gruppo.

 

Tutti gli occhi dei passanti erano puntati su di noi; i bambini ci seguivano senza imbarazzo e la città era diventata un enorme occhio. Gli stracci erano scomparsi, i tricicli, le case, gli strani autobus, tutto era diventato sguardo: occhi innocenti, occhi curiosi, arroganti, di ammirazione, di desiderio. Una decina di bambini dai sette agli otto anni ci seguivano in silenzio e i loro occhi non ci lasciavano mai; meravigliati? Curiosi? In attesa? Occhi innocenti. Un senso di compassione mi invase e quando misi la mano in tasca tutti corsero verso me e cominciarono a parlare. Non capivo niente, vedevo solo quegli occhi grandi, neri, rotondi, chiari; tutti con una storia che nessuno vuole ascoltare.   

 

Siamo arrivati al mercato. La carne era già sotto le tende e le mosche vi ronzavano attorno senza sosta. C’era di tutto, ma quello che mi sorprese maggiormente fu un grande scialle steso per terra con centinaia di siringhe e pronto ad essere riavvolto in caso la polizia fosse arrivata. Giganteschi pipistrelli dondolavano dai rami di alberi enormi e quando aprivano le ali sembravano aquiloni neri pronti a spiccare il volo. Avrei voluto percorrere le strade delle campagne, incontrare i contadini, ascoltare le loro storie, ma il tempo non me lo permise. Sono rimasto con una vena di malinconia e col ricordo di quegli occhi che ferivano il cuore come spade roventi.

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