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Città futura, dal 12 ottobre il Festivale letterature migranti

(Adnkronos) – “La Città Futura” è il tema dell’ottava edizione del Festival delle Letterature migranti, ideato da Davide Camarrone e diretto da un comitato di cui, insieme a lui, fanno parte Dario Oliveri, Simone Arcagni, Giuseppe Cutino, Domenica Perrone, Agata Polizzi, Eva Valvo. Un’edizione che raddoppia le date portando il Festival nel laboratorio culturale di Palermo: i Cantieri Culturali alla Zisa che con i numerosi operatori culturali che vi lavorano e con i quali FLM ha stretto sinergie renderanno la rassegna espressione di una città intera, in movimento e in ascolto. Dialoghi con gli autori, presentazioni di progetti sociali e culturali, incontri con gli studenti delle scuole e dell’università, documentari, mostre e concerti animeranno varie realtà e spazi dei Cantieri: dal Cre.Zi. Plus all’Institut Francais, dall’Istituto Gramsci al Centro Internazionale di fotografia, dal Goethe Institut allo Spazio Arci Marceau, dal Cinema De Seta ad Arci Tavola Tonda, dalle Officine Noz al nuovo Averna Spazio Open.  

Dal 12 al 16 ottobre si dispiegheranno la sezione letteraria diretta da Davide Camarrone, la sezione musicale diretta da Dario Oliveri e i progetti legati a scuole e università diretti da Eva Valvo e Domenica Perrone e coordinati da Marco Mondino. Arriverà a compimento, inoltre, il progetto Exphoto lanciato durante il Festino con cui FLM ha chiesto ai palermitani di consegnare un’istantanea per restituire alla comunità uno sguardo irripetibile sul proprio tempo e sui luoghi della propria vita. Da un’idea di Davide Camarrone, il progetto è curato da Agata Polizzi, di FLM, e Valentina Greco del Centro internazionale di Fotografia. Dal 25 al 27 novembre si darà spazio invece agli altri linguaggi del Festival con il programma teatrale, a cura di Giuseppe Cutino, e il programma delle arti visive a cura di Agata Polizzi. Quest’ultimo in condivisione e con il sostegno di Fondazione Merz col progetto Motus / Silvia Calderoni, Chroma Keys: giornate di in cui si alterneranno performance e incontri con autori. 

“Migrazione e condivisione sono le due parole chiave di questa fase del nostro Antropocene”, sottolinea Davide Camarrone. Che, non a caso, ha scelto il 3 ottobre – giornata della memoria del naufragio a largo di Lampedusa in cui, nel 2013, persero la vita 368 migranti – per la presentazione del programma di quest’anno. I libri selezionati mirano ad allargare lo sguardo sul tempo che attraversiamo e a declinare le parole chiave per disegnare nuove città e comunità. “La scelta di intitolare questa nuova edizione del nostro Festival a “La città futura”, nasce da una riflessione sulla polis, in continuità con quella condotta nelle edizioni precedenti – spiega Camarrone – la metropoli asfissiante di un tempo è in potenza la neopolis dei nostri tempi, oggi capace di rinascere nella relazione immateriale tra soggetti e luoghi separati. Il cambiamento climatico e la crisi della democrazia sono alla base di una nuova narrazione del presente”. 

Proprio come nel 1917 Antonio Gramsci nel numero unico della rivista “La città futura”, a cui il titolo di quest’anno si richiama, occorre guardarsi allo specchio. “Ne “La Città futura” – dice Camarrone – Gramsci scrisse dell’animo della sua generazione e dell’odio per gli indifferenti, di analfabetismo, della necessità di assumersi delle responsabilità, dell’importanza di leggere e meditare, dell’accelerazione dell’avvenire dopo la guerra che volgeva oramai alla fine”. A cambiare quest’anno è anche la mappa concettuale nella quale le scelte editoriali e di contenuto dei linguaggi differenti trovano collocazione. Le tematiche diventano: Gli Altri considerando la necessità di confronto, l’indefinizione dei confini delle nostre città e la mobilità costante; La Nebbia a sottolineare l’incertezza sul futuro prossimo da dissolvere attraverso nuovi modelli interpretativi; Lost (and Found) in Translation per riflettere sul valore fondamentale della traduzione e della mediazione culturale e sulla loro funzione, che è letteraria ed è etica, fabbricando un ponte di corde tra mondi diversi. Le Bolle nelle quali comunità resistenti al dialogo si costituiscono nel tentativo disperato di resistere al post moderno; e infine I Popoli che scelgono di mutare il loro destino, nei luoghi di nascita e in quelli d’elezione, che assistono al più profondo cambiamento degli ultimi secoli e immaginano un futuro sostenibile. 

La selezione dei testi, una trentina, e degli autori che compongono questa edizione si muove su queste direttrici dedicando ampio spazio alla saggistica per andare a fondo a questioni complesse come la guerra, tornata a bussare alle porte d’Europa, e alle tante sfaccettature del fenomeno migratorio. Annalisa Camilli, firma di “Internazionale” e autrice del popolare podcast da Kiev in Un giorno senza fine. Storie dall’Ucraina in guerra (Ponte alle grazie, 2022) raccoglie le voci dei civili ucraini e riflette sulla guerra e le sue retoriche. Elena Kostioukovitch in Nella mente di Vladimir Putin (La nave di Teseo, 2022), tratteggia una storia culturale inedita della Russia post-sovietica, per comprendere le decisioni e il pensiero di Vladimir Putin: la dottrina dell’Universo Russo – uno stato ideale dove riunire tutti i popoli russi “geneticamente superiori” – una teoria alimentata dagli scritti di studiosi come Anatolij Fomenko e Aleksandr Dugin, celebrati in patria ma discussi dalla comunità scientifica internazionale. Con il libro inchiesta Noi schiavisti. Come siamo diventati complici dello sfruttamento di massa (Laterza, 2021), vincitore del Premio Alessandro Leogrande Studenti 2022, la giornalista del Sole24ore Valentina Furlanetto “fotografa”, invece, l’Italia della manodopera straniera a basso costo: dagli spaccapietre cinesi, alle badanti ucraine, ai rider africani, fino ai bengalesi nei cantieri navali e gli allevatori sikh. Un libro che continua a far discutere e che inquadra nuove forme di schiavismo, talvolta legalizzate. E Simona Colarizi con “Passatopresente. Alle origini dell’oggi 1989-1994” (Laterza, 2022) analizza a trent’anni di distanza e per la prima volta la complessità di fattori politici, economici, sociali e internazionali che hanno determinato nel 1992 con Mani Pulite il crollo della prima Repubblica e il passaggio alla seconda, segnato dalla scomparsa di un’intera classe politica. 

Anche la selezione dei testi letterari si compone attraverso titoli e autori di primo piano. Tra gli altri: Andrea Tarabbia, premio Campiello 2019, con l’ultimo romanzo Il continente Bianco (Bollati Boringhieri, 2022), un affresco su ambienti di estrema destra e il potere, a volte funesto, che abbiamo sugli altri; Giorgio Montefoschi con Dell’anima non m’importa (La nave di Teseo, 2022) che narra la routine di una coppia borghese che finisce per dis-animare la propria relazione. E ancora: Patrick Fogli che in Così in terra (Mondadori, 2022) pesca dall’immaginario fumettistico per tradurre in chiave letteraria e psicologica la ricerca di identità che in fondo appartiene a ognuno di noi; e Maurizio Maggi con Il caso Karmàl (Bollati Boringhieri, 2022) che porta il lettore in Afghanistan, paese sconvolto da una guerra infinita, seguendo le tracce di un omicidio. A rendere ancora più interessante il programma la presenza di tanti intellettuali in dialogo con gli autori e incontri insoliti come quello che chiuderà il festival mettendo allo stesso tavolo sul tema de “Le città invisibili” Maurizio Carta, urbanista di successo e Valeria Cammarata, studiosa di letterature comparate. 

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