MONTRÉAL – Il Centro Leonardo Da Vinci ha ospitato per una settimana l’esposizione dell’artista Angelo Cordisco, che ha iniziato a disegnare e scolpire fin dalla tenera età. Angelo è anche un artigiano, uno stilista, e ora si dedica alle forme tridimensionali del disegno anatomico di scheletri e muscoli in diverse posizioni, luci e movimenti e alla creazione di opere d’arte digitali, combinando ambienti, sculture e modelli 3D al disegno a mano. Il vernissage d’apertura c’è stato il 20 settembre e la mostra è stata visitabile nel Salone dei Governatori, fino al 26 settembre. Il Cittadino Canadese lo ha incontrato, trovando una vera carica di allegria, genuinità umana e passione per il mestiere.
Da dove vieni? “Sono nato a Montefalcone nel Sannio, in provincia di Campobasso. Mio padre lavorava in Germania e faceva avanti e indietro, mia madre non ne era contenta! Aveva una sorella a Montréal e insisteva per partire. Mio padre non voleva venire in Canada, ma alla fine, quando avevo 7 anni siamo partiti per il Québec per raggiunger mia zia, con le mie 2 sorelle più grandi”.
Come è nata e come si è sviluppata la vocazione per l’arte? “Quando ero piccolo, mio nonno mi portava sempre con lui in campagna e lo vedevo incidere il legno dei tronchi degli alberi con il coltello… era bravissimo… faceva delle belle cose. Ho subito voluto imparare. Il primo giorno di scuola in Italia l’insegnante ci ha dato carta e matita e ci ha detto di farci qualsiasi cosa. Io ho disegnato… e poi non ho più mollato la matita. A Montréal ho seguito un corso di disegno anatomico, del corpo umano, al Dawson College. Lavoravo nel weekend e in settimana andavo a scuola. Ho centinaia di disegni del corpo umano. Ho studiato la luce sopra gli oggetti, giocando con bianco, grigio e nero. Poi molti dei miei parenti in Italia erano sarti, e io disegnavo fin da piccolo i vestiti. Quando avevo 18 anni la sera dopo scuola lavoravo in un negozio dove poi è nato il primo paio di jeans Parasuco! Nel 1974 avevo visto in Italia un paio di jeans della Fiorucci che mi sono piaciuti tanto. Me li sono comprati e li ho disegnati… li ho fatti vedere a Salvatore e li abbiamo rifatti… e cosi ha cominciato il regno del denim! Ho lavorato per quasi 30 anni come disegnatore e sarto per varie compagnie, e facevo camice sportive con mio cognato. All’interno di un’azienda americana di vestiti mi sono specializzato nella pelle. Ho fatto delle giacche in leather e le ho vendute tutte subito! Il mio capo era entusiasta. Allora mi sono lanciato sul cuoio”.
E poi è arrivato il 3D? “Nel ‘98… mi sono reso conto che avevo tanti disegni e ho iniziato ad usare i programmi informatici. Tutto quello che ero capace di fare ho iniziato a farlo al computer. Ci ho messo 2 anni ad imparare. Scatto delle fotografie degli oggetti, le uso insieme ai miei disegni fatti a mano, li metto in 3D. Il risultato finale sembra una fotografia, ma è pittura. Ho fatto diverse esposizioni in passato nella gallerie d’arte di Montréal e anche al Centro Leonardo Da Vinci. Questa è stata la prima volta in cui ho messo dei prezzi alle mie opere, altrimenti le ho sempre esposte solo per esporle ma poi mi è stato detto che era un peccato e che era un’occasione anche per vendere qualcosa. Per me è una passione. Il disegno è stato ed è davvero tutta la mia vita”.