(Adnkronos) – E’ scontro tra lo scrittore Antonio Scurati e ‘Libero’. Dopo l’articolo comparso oggi in prima pagina sul quotidiano a firma del direttore Alessandro Sallusti che reca il titolo ‘L’uomo di M’, riferito allo stesso Scurati, è arrivata la dura reazione dello scrittore, raccolta dall’Adnkronos. “Non intendo replicare a quello che, mascherato dietro un banale gioco di parole, è né più né meno che un insulto volgare, percepibile da chiunque, del tutto chiaro nel suo significato”, ha tuonato Scurati.
Il pezzo di ‘Libero’ criticava
un’intervista su Giorgia Meloni rilasciata dallo scrittore al giornale francese Le Dauphiné Libéré, in cui Scurati ha definito il partito della Meloni come “erede di Mussolini”. “Sono sempre disponibile a un confronto di idee, anche e soprattutto con chi la pensa diversamente da me -ha sottolineato ancora Scurati- ma ogni confronto civile è reso impossibile da un siffatto attacco triviale alla persona, un genere di attacchi che arma la mano agli odiatori ed espone me e i miei famigliari a pericoli”.
E sempre all’Adnkronos è intervenuto anche Vittorio Feltri, per rispondere a tono alle parole del giornalista e scrittore: “Scurati non è capace di leggere i titoli -ha scandito il fondatore di ‘Libero’- ‘M’ vuol dire Mussolini, ciò di cui lui si è occupato anche ultimamente dal punto di vista editoriale. Se poi lui legge la ‘M’ come ‘Merda’ allora vuol dire che si sente così e sono fatti suoi, e non di Libero”.
Ha spiegato Feltri: “Lui ha sparato una serie di sciocchezze dal nostro punto di vista e noi lo abbiamo segnalato, ma questo rientra nei nostri diritti della libera stampa, che -ha ironizzato il direttore di Libero- continua ad essere libera nonostante la Meloni”. E sui pericoli “alla famiglia” paventati da Scurati in riferimento all’articolo, che porta la firma di Alessandro Sallusti, Feltri ha chiosato: “Ma quali pericoli? Lui fa la sua attività, chi lo può mai minacciare? Chi mai ha minacciato uno di sinistra? Semmai sono quelli di sinistra che erano i brigatisti che ammazzavano gli altri, se non ricordo male”.
(di Ilaria Floris)