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Ricerca, da Gsk oltre 600 mln tra 2020-2024, due terzi per prevenzione

(Adnkronos) – Prevenzione, innovazione e programmazione sono i cardini della ‘salute di domani’. Gsk conferma il proprio impegno a contribuire alla ricerca ed innovazione in Italia con un investimento di oltre 600 milioni di euro nel quinquennio 2020-2024, di cui due terzi destinati proprio alla prevenzione. L’annuncio questo pomeriggio durante l’incontro “InnovaCtion – cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro” promosso da GlaxoSmithKline (Gsk) nella sede di Verona, in occasione dei 90 anni di presenza nel nostro Paese. 

Per l’esattezza si tratta di 617 milioni di euro di investimenti in ricerca e produzione nelle strutture italiane nel quinquennio 2020-2024, di cui circa 300 nel prossimo biennio e oltre 400 sul totale destinati alla sola prevenzione nei siti di Siena e Rosia, in Toscana. Proprio a Siena, nei giorni scorsi sono stati investiti infatti 19 milioni di euro in nuovi laboratori per unire con ancora maggiore efficacia la ricerca allo sviluppo, sia nei progetti locali che in quelli internazionali. 

E di prevenzione, innovazione e programmazione quali cardini, appunto, della ‘salute di domani’ in Italia, su cui imperniare i prossimi investimenti in ricerca e innovazione, si è parlato durante l’evento al quale hanno partecipato, tra gli altri Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico; Fabio Landazabal, presidente Ad Gsk Spa; Nicola Magrini, Dg dell’Aifa, e Damiano Tommasi, sindaco di Verona.  

Tra gli argomento trattati anche la necessità di un sistema sanitario universale e sostenibile dove le malattie prevenibili, grazie alla vaccinazione, sono fermate sistematicamente anche nell’adulto per concentrare le risorse destinate a cura e ricovero sui bisogni medici insoddisfatti. E che la prevenzione faccia bene non solo alla salute delle persone ma anche alle casse dello Stato lo testimoniano numerose analisi e ricerche. Uno studio della Johns Hopkins University – è emerso dai lavori – ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria: per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari.
 

Analogamente, una recente ricerca di Altems ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. L’impatto annuo complessivo è di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale. Lo studio, basato sul modello del ‘Fiscal Impact’, considera non solo i costi relativi alla perdita di produttività del lavoro, ma anche il calo dei consumi e la riduzione del gettito fiscale, considerando, di fatto, i trasferimenti di ricchezza tra tutti gli attori del sistema economico. 

Insomma, investire nella prevenzione conviene ma mentre l’Italia dimostra una notevole organizzazione ed efficacia nel vaccinare bambini ed adolescenti – hanno sottolineato gli esperti – lo stesso non si può dire per gli adulti, che sono chiamati ad un ruolo attivo e lavorativo fino in tarda età e che, con l’invecchiamento, tendono ad avere maggiori bisogni di salute che la comunità deve affrontare con costi importanti di trattamento e ricovero.  

Secondo il Rapporto Osmed del 2021, la spesa totale per i vaccini in Italia è stata pari a 562,5 milioni di euro nel 2020 ma, analizzando tale spesa, emerge come per le vaccinazioni destinate all’adulto – quali l’antinfluenzale, lo pneumococco 23valente e l’herpes zoster, in totale sono stati spesi solo 108 milioni di euro. Una cifra che però ha permesso di coprire solo parzialmente la popolazione eleggibile: in particolare, l’antinfluenzale per la coorte degli over 65enni ha raggiunto il 63%, a fronte di un obiettivo del 75%, come indicato nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019. Mentre sempre per la stessa fascia di età il vaccino antipneumococcico 23valente ha raggiunto solo il 3% a fronte di un indice previsto del 75%; marginale è pure il dato riferito alla somministrazione di anti-herpes zoster, che riguarda soltanto l’1% del target, contro un obiettivo del 50%. 

Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv, solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più (2,4 mld), senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura. Il problema non è solo quello di trovare risorse per produrre e comprare più vaccini, ma anche di trovare le soluzioni normative, organizzative e regolatorie di accesso che permettano d’identificare le persone adulte che possono beneficiare di certe vaccinazioni e creare per loro un sistema facile che li porti a proteggersi. Per tale motivo, secondo gli esperti, l’esperienza fatta con le vaccinazioni anti Covid di massa nell’adulto potrebbe rivelarsi preziosa per creare anagrafi vaccinali e campagne informative efficaci. 

Dall’evento è emerso chiaramente che per innovare in prevenzione è necessario il contributo di tutti ed una collaborazione su più livelli: i dicasteri che definiscono la politica economica e sanitaria del Paese, le regioni chiamate ad attuarla e le aziende farmaceutiche, fonte di competitività ed attrattività per l’Italia oltre che di fornitura di beni e servizi essenziali per la salute. Conscia di dover dare il proprio contributo a questa sfida Gsk ha voluto organizzare InnovaCtion, per celebrare 90 anni di ricerca, produzione ed export proprio dall’Italia.  

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