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Caldo, il decalogo ‘salva-cuore’

(Adnkronos) – Da metà maggio l’Italia è interessata da ondate di calore senza precedenti. Tra i rischi da prevenire, vi sono anche quelli per l’apparato cardiovascolare. “Le capacità dell’uomo di adattarsi a diversi climi, talora estremi, si sono sviluppate nell’arco di decine di migliaia di anni: oggi non è ovviamente possibile contare su adattamenti fisiologici naturali, ma dobbiamo ricorrere a misure comportamentali per affrontare con rischi minori queste rapide evoluzioni. Stile di vita, alimentazione, esposizione al sole devono quindi adeguarsi a una situazione in cui, rispetto agli scorsi decenni, la forza dei raggi ultravioletti è maggiore, il caldo e l’umidità sono aumentati e questi fenomeni possono avere effetti molto nocivi sul nostro organismo, a partire dall’ambito cardiovascolare, sia per chi assume farmaci sia per chi non li assume”, spiega Massimo Volpe, presidente Siprec (Società italiana per la prevenzione cardiovascolare).  

La Siprec ha dunque definito alcune buone norme a cui tutti si dovrebbero attenere, soprattutto chi soffre di patologie cardiovascolari o chi potrebbe essere un soggetto a rischio.  

“Anzitutto – spiegano gli esperti – la risposta alle temperature elevate è la vasodilatazione, ossia la dilatazione delle arterie che promuove la riduzione della pressione arteriosa e la sudorazione con perdita di liquidi ed elettroliti. Questo può causare improvvisi fenomeni ipotensivi, collegati alla bassa pressione, e determinare stati lipotimici, forte astenia, in qualche caso vere e proprie sincopi. Per evitare questo processo, occorre idratarsi bene e frequentemente e cercare di non esporsi eccessivamente al caldo”. Principi che “valgono soprattutto al mare: passare rapidamente dal caldo al freddo può comportare un repentino passaggio dalla vasodilatazione alla vasocostrizione, determinando conseguenze pericolose, sia nei pazienti cardiopatici che in quelli sani”.  

La seconda precauzione è “limitare l’esercizio fisico nelle ore più calde. La pratica dello sport deve essere compatibile con condizioni climatiche più sicure”. La Siprec fa notare che “dallo scoppio della pandemia si pone un problema in più, legato al necessario impiego delle mascherine, ancora raccomandato in ambienti chiusi e affollati. Con un grande caldo e un’elevata sudorazione, le mascherine possono accentuare problemi di respirazione ed esporre maggiormente in pazienti cardiopatici a crisi respiratorie o lipotimie, a causa di un ridotto apporto di sangue ossigenato al cervello, del calo della pressione e dell’ossigenazione ridotta in ambienti umidi e affollati. Ciò non implica un abbandono dell’uso, ma una maggiore consapevolezza delle limitazioni soprattutto legate ad un aumentato impegno fisico (scale, stazione eretta prolungata, etc.) per i pazienti cardiopatici”. 

Attenzione, poi, deve fare chi prende farmaci anti-ipertensivi: “rispettando l’aderenza alle prescrizioni del medico e consultandolo specificamente, è possibile applicare degli aggiustamenti posologici, riducendo il dosaggio e, in alcuni casi, se i valori pressori sono troppo bassi, interrompendo saltuariamente ed in modo controllato la somministrazione”. Lo stesso vale per coloro che fanno uso di diuretici: “A causa della perdita di liquidi e di sali dovuta alla sudorazione, molto frequente nei soggetti con ipertensione e scompenso cardiaco, si rischia di incorrere in disidratazione e perdita di elettroliti, rendendo opportuna una rimodulazione della terapia con i diuretici o comunque una supplementazione idro-elettrica.” 

Tutti, “a prescindere dalle terapie a cui si è sottoposti, devono assumere adeguate quantità di elettroliti. Un’alimentazione a base di frutti e verdure che contengano potassio, calcio, magnesio è fondamentale per fornire all’organismo gli ioni necessari per la salute dell’apparato cardiovascolare”, raccomandano gli esperti della Siprec.  

Un’altra raccomandazione riguarda la montagna, che nei cardiopatici determina una riduzione dell’ossigenazione del sangue. In un’eventuale vacanza montana, “arrivare a un’altitudine di non oltre 1000-1200 metri; andare in progressione, con una sosta di qualche ora ogni 500-600 metri; evitare attività fisica nei primi giorni per permettere al sistema emopoietico e a quello circolatorio di adattarsi all’altitudine”. 

L’alimentazione deve sempre “essere leggera e colorata, ossia con una quantità significativa di frutta e verdura, che consentono anche una digestione più veloce. Serve una costante idratazione, che può essere integrata con bevande con un contenuto più elevato di ioni, come spremute d’arancia e succhi di frutta, che permettono di avere liquidi, carboidrati e potassio”. La Siprec raccomanda di “rispettare l’aderenza terapeutica e disporre delle adeguate prescrizioni anche in estate” e ai pazienti cardiopatici di “limitare temporaneamente i periodi di soggiorno in luoghi troppo isolati e lontani da presidi sanitari”.  

“Abbiamo promosso lo sviluppo di un’App ‘Heart way’, per essere vicini anche a distanza a chi ha problemi di cuore – conclude Volpe – Questo progetto persegue l’obiettivo primario di controllare i principali fattori di rischio: pressione arteriosa e colesterolemia. Poi ci sono altre finalità non meno importanti, come l’incentivo a un’attività fisica quotidiana del paziente, l’aderenza alle terapie, un corretto stile di vita anche dal punto di vista dell’alimentazione, una definizione del profilo di rischio, l’analisi del peso corporeo e la definizione di altri parametri che possono essere misurati dal paziente”. 

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