(Adnkronos) – Lo scambio di video o messaggi a sfondo sessuale e chat con contenuti a luci rosse. Il sexting è ormai una pratica diffusa tra i giovani e “ai ragazzi piace giocare con il ‘fuoco’. Anche se conoscono i rischi nascosti dietro l’invio di foto o video delle proprie parti intime, non disdegnano lo scambio: due ragazzi su tre dichiarano di aver ricevuto almeno una volta dei messaggi sessualmente espliciti su Internet. La metà riconosce che fare sexting anche con il partner non è sicuro e innocuo”. E’ quanto emerge dalla terza parte dei risultati dell’indagine condotta dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss), basato sulle risposte di 3.500 ragazzi fra gli 11 e i 24 anni a un questionario, pubblicato sul sito Skuola.net lo scorso novembre.
“Il sexting fra i giovani è molto diffuso – prosegue la Fiss – una quota, anche se piccola, pari all’8,9%, li riceve quasi quotidianamente. Che effetto ha generato? La maggior parte si è sentito disturbato, mentre solo una quota minore non ha rilevato nulla. Per il 14,4% dei ragazzi ricevere messaggi sessuali ha destato curiosità, ma per il 13,5% ha creato imbarazzo. Chi si è sentito eccitato è il 10,9% e solo una parte minore ha reagito con rabbia (8,3%). Sono soprattutto gli under 18 a sentirsi disturbati rispetto ai ragazzi più grandi, che reagiscono per lo più con indifferenza, e solo pochi con rabbia. Rispetto al genere e all’orientamento sessuale, sono le femmine (35,6%) e i giovani con orientamento eterosessuale e bisessuale a dirsi più disturbati”.
E tra sesso e sexting? “Più della metà dei ragazzi considera il sesso reale più appagante del sexting, ma c’è comunque una percentuale (12,8 %) che non la pensa così. Per loro è più appagante ricevere messaggi o foto sessuali rispetto al sesso reale. Sono soprattutto i maschi, tra i 19 e i 24 anni, chi si dichiara asessuale o pansessuale a preferire maggiormente il sexting rispetto al sesso reale”, evidenzia l’indagine che verrà presentata in occasione del convegno dell’Osservatorio che si terrà il 24 giugno, organizzato dalla Fiss.
“Questi dati ci mostrano che il sexting è un fenomeno in crescita tra gli adolescenti e i giovani adulti – avverte Piero Stettini, psicoterapeuta e sessuologo clinico di Savona e vicepresidente Fiss – Rispetto alle indagini di qualche tempo fa, la ricezione di immagini sessuali via web è decisamente aumentata, soprattutto tra le ragazze, mentre analogamente al passato sono più i ragazzi a reagire con curiosità ed eccitazione e più le ragazze con imbarazzo e disagio. Nel complesso comunque più della metà del campione segnala reazioni di turbamento, il che ci indica che il sexting, pur costituendo una nuova diffusa forma di comunicazione, esplorazione e sperimentazione tra i giovani, presenta in età evolutiva aspetti potenzialmente dannosi, che richiedono da parte degli adulti la messa in atto di adeguate misure educative e di prevenzione del rischio”.
“Questi dati ci comunicano che il sexting contiene un’idea di trasgressione che preoccupa in particolare le fasce più piccole, le ragazze e chi si definisce eterosessuale. Forse non è un caso che le fasce più grandi che hanno magari una maggiore domesticità con la pornografia, anche se il Covid ha abbassato l’età dei fruitori, possano valutarlo come meno preoccupante. In genere sta nascendo una diversa consapevolezza anche per la diffusione delle notizie e il lavoro svolto a scuola”, commenta Roberta Giommi, psicoterapeuta, sessuologa clinica, direttrice dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze, componente del direttivo Fiss.
“Il 12,8% infatti dichiara di aver condiviso almeno una volta una foto o un video intimi di altre persone senza aver prima richiesto il consenso. Tra questi, il 6,5% dice di averlo fatto molte volte. Chi condivide senza consenso sono i più grandi (22,1%), le femmine (7,7%). I dati ci dicono che rimane una certa attrazione/curiosità per questa modalità che risulta intrigante e facilmente realizzabile. Manca purtroppo in questi casi la percezione di invasione di campo dell’altro, il non rispetto e la prevaricazione di uno spazio personale. In fondo anche questa è una forma di violenza che andrebbe più volte sottolineata: il sexting può essere un gioco intrigante, ma solo se condiviso”, ammonisce Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa, direttrice dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma e past president Fiss.