La scelta del partito pechista
Québec – Da venerdì scorso, Jean-François Lisée è il nuovo leader del Parti québécois, il nono della storia, dopo essersi aggiudicato le primarie che hanno visto la partecipazione di 73.236 iscritti. Il deputato di Rosemont, ex consigliere politico di Jacques Parizeau, simbolo storico del movimento indipendentista quebecchese, ha ottenuto il 50.63% dei voti al secondo turno, a scapito di Alexandre Cloutier, fermo al 31.77%, e di Martine Ouellet, che non è andata oltre il 17,67%. Il voto, ricordiamolo, si è reso necessario dopo che, il 2 maggio scorso, Pierre Karl Péladeau aveva rassegnato le dimissioni. Due dati statistici: Lisée è il leader eletto con il sostegno più basso della storia del partito, così come è il primo a non essere stato scelto al primo turno. Nel 1985 Pierre Marc Johnson ha ottenuto il 58,7% dei consensi contro il 53,7% per André Boisclair nel 2005 ed il 57,6% per Pierre Karl Péladeau nel 2015. Nel suo discorso, subito dopo l’investitura, Jean-François Lisée ha usato toni concilianti, tendendo la mano ai suoi contendenti: “È la vittoria del partito quebecchese, del partito di Alexandre, Martine, Paul e Véronique”. Tra le promesse di Lisée: referendum sulla secessione in naftalina per il primo mandato al governo, rivisitazione al ribasso del numero di immigrati (oggi 50 mila) accolti ogni anno dal Québec e adozione delle raccomandazioni della commissione Bouchard-Taylor sul divieto dei simboli religiosi indossati da pubblici ufficiali come giudici, procuratori generali, poliziotti, guardie carcerarie e potenzialmente anche insegnanti, con la possibilità di interdizione del velo integrale negli spazi pubblici. Durissima la reazione del Primo Ministro del Québec, Philippe Couillard: “Con Lisée – ha tuonato il leader liberale – ha vinto il populismo tipico dei partiti di destra in Europa, così come il nazionalismo della paura, della chiusura e dell’esclusione”. (V.G.)