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FERMATI! E DOPO?

Recentemente, ero alla guida della mia macchina quando sono arrivato a un cantiere stradale. A causa di un restringimento della carreggiata, le due corsie dovevano diventare una sola. Per questo motivo, ciascun conducente lasciava passare un’altra automobile affinché i veicoli di entrambe le file potessero confluire in un unico senso di marcia lungo tutto il tratto dei lavori in corso. Lascio passare alla mia destra un’automobile che, in quel preciso momento, viene sorpassata alla sua destra da un’altra auto. Siamo quindi tre autovetture, una accanto all’altra. A quel punto, resto fermo. L’auto alla mia destra continua ad avanzare così come l’auto alla SUA destra continua ad accelerare per cercare di soprassarla. Ciò che doveva succedere è successo: la terza macchina ha urtato quella alla mia destra. Questo “incidente” era del tutto evitabile. Il conducente della terza vettura ha chiaramente dimostrato una palese mancanza di buonsenso. Si è spostato sul ciglio della strada per cercare di superare di soppiatto il conducente alla mia destra. Questo assurdo episodio non è finito qui. Entrambi gli autisti sono scesi dall’auto e hanno cominciato ad urlarsi contro fino quando uno non ha spinto l’altro e sono volati degli schiaffi. Potete immaginare le conseguenze: la strada, che era già bloccata, si è completamente paralizzata. Oggi, questi incidenti vengono definiti casi di “rabbia al volante”. Tuttavia, possono avere gravi conseguenze, come ha imparato sulla sua pelle un conducente di Laval. Ecco cosa gli è successo. Il signor Molla esce dal parcheggio di un centro commerciale di Laval. Una volta immessosi sulla strada, sopraggiunge a uno STOP, dove si ferma per rispettare l’obbligo di arresto. Un’altra auto arriva alla sua destra. È guidata dal signor Garry. Quanto accaduto si verifica spesso. In questi casi, non è sempre chiaro chi debba ripartire per primo, poiché i conducenti arrivano allo STOP con una differenza minima di tempo. Il dilemma su chi debba procedere per primo non è regolato dalla legge, ma dalla civiltà e dalla cortesia, valori ancora presenti tra i cittadini e che permettono alla nostra società di funzionare.

 

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Quando un automobilista non riesce ad accettare che la guida sulla rete stradale pubblica comporta inevitabili frustrazioni che devono essere superate con resilienza e pazienza, allora il comportamento scorretto è inevitabile e la legge non perdona. Nella storia che sto raccontando, Molla è ripartito per primo. Garry, tuttavia, era convinto che fosse lui ad avere la precedenza. Avrebbe potuto pensare che, in fondo, non faceva alcuna differenza e continuare per la sua strada. Ma no. Ha deciso, piuttosto, di accelerare per superare Molla sulla sinistra. In altre parole, è entrato nella corsia da cui proveniva il traffico in senso opposto per superare Molla. Anche in questo caso, nonostante questo gesto irrispettoso, Garry avrebbe potuto dire a se stesso “ho vinto” e proseguire per la sua strada, visto che in quel momento era davanti a Molla. E invece cosa ha fatto Garry? Ha appoggiato il braccio sul sedile del passeggero, si è voltato per guardare indietro ed HA FATTO RETROMARCIA con forza contro il veicolo di Molla, che a quel punto era giustamente terrorizzato! La Polizia di Laval ha impiegato appena 90 minuti per trovare Garry. La storia, per quanto assurda, potrebbe finire qui. Infatti, sebbene la condotta di Garry avrebbe potuto dar luogo a procedimenti penali con accuse, ai sensi del Codice penale, che prevedono sanzioni severe fino alla reclusione, gli sono state imputate solo delle violazioni del Codice della sicurezza stradale. Garry ha quindi ricevuto due contravvenzioni, rispettivamente per violazione degli articoli 168 e 170 del Codice della sicurezza stradale. L’articolo 168 obbliga il conducente a rimanere sul luogo dell’incidente. Chiaramente, Garry, essendo fuggito, ha trasgredito questo articolo ed è stato giudicato colpevole. L’articolo 170 obbliga il conducente a fornire alla polizia e a qualsiasi persona che subisce un danno le informazioni richieste dalla legge, che, in sintesi, consistono nel suo nome, indirizzo, patente di guida, assicurazione e numero di targa del veicolo. Se pensate che il comportamento di Garry sia ridicolo, considerate anche quanto successo dopo. In tribunale, il suo avvocato ha sostenuto che non poteva essere accusato di non essersi identificato alla polizia e a Molla poiché, essendo fuggito, non era presente sulla scena e quindi non poteva identificarsi. La Corte Municipale ha respinto questa tesi, affermando che la legge lo obbliga a identificarsi, e non solo a farlo se si è presenti sul posto. Garry ha fatto ricorso alla Corte Superiore e poi alla Corte d’Appello, dove ha perso di nuovo. Il suo nome, ora, è inciso per sempre negli atti giudiziari. Riflettiamoci tutti la prossima volta che la pazienza comincia a venir meno.

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