IL PUNTO di Vittorio Giordano
Ancora una strage, l’ennesima. Stesso canovaccio, stesso obiettivo: l’Occidente e i suoi ‘rituali’. Dopo la scuola, la metro, il ristorante, il concerto, l’aeroporto e altri luoghi-simbolo, questa volta è toccato ad un lungomare, quello di Nizza, dove migliaia di francesi e turisti festeggiavano il 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia, con il naso all’insù per ammirare lo spettacolo dei fuochi pirotecnici. Uno dei tanti modi in cui l’Occidente ‘declina’ il suo divertimento. Questa volta, però, quelle esplosioni fragosose e colorate sono state l’ultima cosa che hanno visto le 84 vittime innocenti, tra cui 10 bambini, colpevoli solo di vivere una vita normale. All’occidentale. A casa loro. Prima di essere brutalmente falciate da un tir guidato da un franco-tunisino residente a Nizza. Un ‘camion assassino’ che ha strappato la vita a chi, proprio in quel momento, stava celebrando la vittoria della democrazia e della libertà sui soprusi dell’assolutismo monarchico (una bella storia conosciuta dai più come la ‘Rivoluzione francese’). Si erano illusi, purtroppo: i soprusi l’hanno spuntata ancora. Oltre 230 anni dopo. Perché il ‘Re Sole’ di ieri, dispotico e repressivo, oggi si chiama terrorismo. Inutile fare gli struzzi: lo jihadismo islamico ci ha dichiarato guerra. Riecheggiano, profetiche, le parole di Oriana Fallaci, vera ‘Cassandra’ di un’epoca, la nostra, improntata alla saccenza, al profitto smisurato ed all’ipocrisia. Una guerra, anzi, una guerriglia subdola fatta di attacchi improvvisi nel cuore delle nostre città. Il loro obiettivo è chiaro: fare più vittime possibili per impressionare e intimidire. Anche a costo di fare vittime musulmane, colpevoli, forse, di essere troppo moderate. L’attacco di Nizza appare come l’ultimo episodio di una saga horror. Gli analisti parlano di una “nuova modalità di attacco”, mai vista in Europa, ma già utilizzata in Medio Oriente. Già in passato Al Qaeda aveva suggerito di utilizzare pick-up per “uccidere chi non è fedele ad Allah”. I sostenitori dell’Isis hanno già “celebrato” il massacro, ma al momento non c’è nessuna rivendicazione ufficiale. Che arriverà: troppo ghiotta l’onda per non cavalcarla. Ma attenzione: la colpa è anche di noi occidentali. Perché, come in altri attentati, a immolarsi, poco importa se da affiliati (regolarmente addestrati) o come lupi solitari (in uno slancio emulativo), sono spesso dei soggetti disagiati e ai margini di una società, la nostra, che non ha saputo integrarli offrendo loro un progetto di vita serio. È l’altra faccia della globalizzazione: vogliamo il villaggio globale per guadagnare di più su mercati sconfinati? Benissimo, anche le merci e le persone si muovono: gli immigrati fanno parte del nostro tessuto sociale. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, stava divorziando, era depresso e aveva problemi di soldi. I vicini lo descrivono come un uomo poco religioso, che non seguiva pedissequamente i precetti della sua religione e che “non aveva fatto per intero il Ramadan quest’anno”. Per il premier Manuel Valls, invece, il terrorista “è indubbiamente legato all’Islam radicale“. Che pregasse o meno 5 volte al giorno, poco importa: odiava il mondo e questo ha rappresentato, a prescindere, l’humus ideale per alimentarne l’istinto omicida. Una persona vulnerabile: il profilo ideale per l’Isis. Insomma, prima di giudicare gli altri, specchiamoci nei nostril limiti. E allora, che ognuno faccia il suo: l’immigrato rispetti la nostra cultura e si adegui ai nostri stili di vita (sarebbe ora che l’islam moderato prendesse una posizione ferma e collaborasse con le forze dell’ordine!), ma l’Occidente si svegli, recuperi i suoi valori (il consumismo non può essere la nostra stella polare) e
costruisca una società più aperta e inclusiva. Magari imparando dal multiculturalismo canadese. Altrimenti, è presto detto: rinunci alla globalizzazione, costruisca muri e faccia pure la guerra di religione. Ma basta prese in giro, basta ipocrisie!