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a cura del Senatore Tony Loffreda

 

Il Canada ha bisogno di chiamare un idraulico perché abbiamo un secchio che perde acqua e ci stiamo lasciando sfuggire troppi immigrati ad un ritmo allarmante.

 

Gli ultimi dati pubblicati questo mese dall’Institute of Canadian Citizenship, condotti dal Conference Board of Canada, ci mostrano che il Canada è abilissimo ad attrarre gli immigrati, ma fatica a far sì che questi individui facciano del Canada la loro fissa dimora. Secondo Daniel Bernhard, direttore generale dell’Istituto, il Canada deve preoccuparsi anche di come gli immigrati si comportano dopo il loro arrivo nel Paese e se siamo in grado di offrire un’esperienza positiva che li convinca a rimanere e a contribuire nel lungo periodo. Questo, in sintesi, il messaggio che ha trasmesso a parlamentari, politici e stakeholders in occasione di un’audizione che ho moderato a Parliament Hill in onore dell’uscita del nuovo rapporto dal titolo “The Leaky Bucket 2024: A Closer Look at Immigrant Onward Migration in Canada”. Abbiamo appreso che, nel lungo periodo, un immigrato su cinque opta per una “migrazione successiva”, decide cioè di trasferirsi altrove (onward migration). Una cosa probabilmente scioccante per alcuni, vista la reputazione di cui gode il Canada come Paese accogliente e attrattivo. Ma la realtà sul terreno è che gli immigrati ci dicono: ‘Grazie Canada…ma no, grazie!’.

 

Abbiamo scoperto, inoltre, che quasi la metà dei migranti successivi è arrivata in Canada nella categoria dell’immigrazione economica, il che significa che stiamo perdendo molte persone scelte appositamente per contribuire alla nostra economia, migliorare la nostra produttività, guadagnarsi una vita dignitosa e pagare le tasse. Come si legge nel rapporto, “storicamente per il Canada l’immigrazione ha rappresentato un veicolo per far avanzare la crescita del PIL, alleviare la carenza di manodopera, migliorare il rapporto lavoratori-pensionati ed arricchire il multiculturalismo. La migrazione successiva, soprattutto nei primi anni, mette a repentaglio la capacità del Canada di raggiungere questi obiettivi”.

 

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In più, gli Istituti post-secondari canadesi godono della reputazione globale di saper attrarre i migliori studenti da tutto il mondo.  Anche se questo è il caso, i risultati dell’Istituto ci mostrano che gli immigrati arrivati come studenti internazionali hanno tassi di migrazione successive più elevati rispetto a quelli arrivati come lavoratori stranieri, o residenti permanenti.  Di conseguenza, quando questi studenti tornano nel proprio Paese o scelgono un’altra destinazione internazionale, gli investimenti fatti nei programmi di accoglienza e integrazione sono andati persi. Come precisa il rapporto, a seconda dell’età e della fase in cui un immigrato lascia il Paese, anche ulteriori investimenti in istruzione, competenze e formazione possono non essere realizzati.

 

In quanto Nazione bilingue, il Canada ha sempre rappresentato una destinazione attraente per gli immigrati francofoni. Infatti, il governo federale ha recentemente annunciato obiettivi di immigrazione più ambiziosi per sostenere la crescita delle comunità francofone minoritarie. Questo annuncio non poteva arrivare in un momento più propizio, visto che il Canada sta perdendo, nel lungo periodo, il 35% dei suoi immigrati francofoni. Si tratta di una tendenza preoccupante, soprattutto perché il peso demografico dei francofoni al di fuori del Québec è in calo. Per questo motivo, l’Istituto raccomanda di rafforzare i servizi di integrazione per gli immigrati francofoni, ponendo l’accento sulla loro permanenza nel Paese.

 

Forte di questi nuovi dati, l’Istituto chiede ora al governo di integrare gli obiettivi di permanenza nel suo piano strategico per l’immigrazione, al fine di sviluppare specifiche politiche e pratiche. Penso che sia un’idea brillante. È ormai chiaro che la permanenza degli immigrati nel Paese è una sfida e sarebbe nell’interesse del Canada stabilire obiettivi precisi, monitorare i tassi di permanenza e adeguare la nostra pianificazione per ottenere risultati complessivi migliori. Come propone il rapporto, “per affrontare efficacemente la questione della permanenza, i politici devono avere una comprensione più approfondita delle conseguenze, sia a breve che a lungo termine, della migrazione successiva”.

 

Resto convinto che il Canada sia una delle destinazioni più attraenti per gli immigrati e che i canadesi siano persone gentili, generose e accoglienti. Ma questi dati sulla migrazione successiva ci dicono che possiamo e dobbiamo fare meglio per trattenere e integrare le persone che selezioniamo con cura per fare del Canada la loro casa.

 

I governi a tutti i livelli, i politici e le organizzazioni comunitarie hanno un ruolo importante da svolgere per garantire il successo dell’integrazione e della permanenza degli immigrati.  Tuttavia, credo anche che gli stessi canadesi abbiano un compito altrettanto importante da eseguire nel far sentire questi nuovi arrivati a casa, accolti e sostenuti.

 

A quanto pare, dovremmo essere tutti idraulici per risolvere il problema e sigillare il secchio che perde, in modo da garantire che i talenti che abbiamo attratto restino in Canada. Da ciò dipende la crescita della nostra economia e la prosperità della nostra Nazione.

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