IL PUNTO di Vittorio Giordano
In un’epoca sempre più votata alla chiusura dei confini (vedi i ‘sudditi’ di Sua Maestà con la Brexit) ed alla ‘fobia’ del diverso/immigrato (vedi Trump con il suo ‘muro’ al confine col Messico), si erge un “anti-eroe dei tempi moderni”, un ‘Bastian contrario’, o forse un ‘leader-non allineato’, magari ‘diversamente illuminato’: Justin Trudeau.
Il Primo Ministro del Canada non vuole saperne di chiudersi nella sua torre d’avorio e si oppone con straordinario coraggio al nuovo ordine mondiale, che sembra volersi abbeverare ai rigurgiti isolazionisti ed alle recrudescenze populiste. Nel vecchio continente, il trend è sotto gli occhi di tutti: le forze anti-sistema intercettano una fetta sempre più ampia di popolazione indignata con i partiti tradizionali, scettica sulle politiche di accoglienza dei rifugiati, preoccupata per l’aumento della criminalità ed il peso crescente dell’Islam. I successi della destra di “Alternative fuer Deutschland” (AfD) in Germania, come quello del Front National di Marine Le Pen in Francia, del polacco “Diritto e giustizia” di Jaroslaw Kaczynski o dei nazionalisti austriaci del Partito della Libertà (Fpoe) di Norbert Hofer, ma anche l’ascesa di Trump negli Stati Uniti, sono più di una semplice spia di allarme. Il sospetto, l’odio e l’intolleranza guadagnano terreno: gli attacchi terroristici sempre più ravvicinati, sanguinosi e indiscriminati sono altra benzina sul fuoco. La globalizzazione dei popoli (più quella economica) spaventa e spinge le singole nazioni a rifugiarsi nella difesa (e nella riscoperta) delle proprie radici. Forse perché il Canada un vero Paese non lo è mai stato, ha solo 149 anni storia, è ‘protetto’ da un oceano immenso ed è da sempre una terra multiculturale, multietnica e multireligiosa; fatto sta che, ‘guidata’ dal suo Primo Ministro, sembra voler percorrere la strada opposta: quella dell’apertura e dell’inclusione. Tra dicembre e febbraio, Ottawa ha accolto 25 mila siriani (per lo più sponsorizzati dai parenti, già accasati e sulla via dell’integrazione); rispetto ai 217 mila immigrati accolti nell’epoca Chrétien ed ai 250 mila sotto Harper, Trudeau punta ad ‘abbracciarne’ 300 mila nel 2016 (la nuova legge sulla cittadinanza che semplifica le procedure per il passaporto sarà approvata entro ottobre); il Canada punta a ratificare in tempi brevi sia l’accordo economico e commmerciale con l’UE (CETA) che il partenariato Trans-Pacifico (TPP) con altri 11 Paesi strategici come Australia, Giappone e Perù; nel recente summit con Usa e Messico, poi, Ottawa ha deciso di sollevare i turisti messicani dall’obbligo del visto ed ha convinto i 2 Paesi partners ad incrementare l’energia prodotta da fonti rinnovabili (già l’81% del suo fabbisogno è generato da idroelettrico, solare, eolico e nucleare). Ma non è finita qui: in un’epoca in cui il ‘nuovo’ ed il ‘diverso’ sono visti con sospetto, il Canada ha già approvato la legge sulla morte assistita ed ha annunciato la legalizzazione della marijuana, oltre a provvedimenti legislativi a favore dei transgender. Tanto che il Canada, oggi, è il secondo Paese al mondo per indice di progresso sociale (2016 Social Progress Index), dietro solo alla Finlandia. Lo stesso Trudeau ha partecipato (è la prima volta nella storia) al Gay Pride, che si è tenuto domenica scorsa a Toronto. E il suo governo sta addirittura esplorando la possibilità di introdurre opzioni per il genere neutro nelle carte d’identità. Sarebbe una ‘prima’ mondiale. Per il Ministro degli Esteri, Stéphane Dion, Trudeau rappresenta l’antidoto alla xenofobia: “Incarna il sentimento della giustizia sociale e dell’accettazione delle differenze come un motivo di forza, non come una minaccia”, ha spiegato. Una cosa è certa: piaccia o non piaccia, dall’11 settembre la ‘strategia della tensione’ adottata dall’Occidente non ha pagato. Può apparire scomoda e rischiosa, ma se fosse proprio la “distensione inclusiva”, sulla quale Trudeau sta costruendo le sue fortune, la chiave di volta per un nuovo ordine mondiale?
One thought on “Il mondo alza le barricate, Trudeau apre le porte”
in Argentina asppetiamo 600.000 siriani ma anche e una grnde polazione di peruani boliviani, paraguayi, africani, dominicani ed altri. e vivono in le cita, -perche non portarli a lavorare in campagna, con questo grande territorio che abbiamo? sarebe meglio per tutti – E che a nessuno li manqui mai un tetto e il pane di ogni giorno – DIO abbia misericordia per questo mondo…