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J. D. Vance, chi è il nuovo vice presidente degli Stati Uniti

(Adnkronos) – Donald Trump è stato eletto per la seconda volta presidente degli Stati Uniti e al suo fianco, come suo vice, avrà J. D. Vance. Ex marine e scrittore di grande fama, in passato è stato un oppositore di Trump: ecco chi sarà il numero 2 d’America a partire dal 2025. 

Nato nell’agosto del 1984, J.D. Vance ha compiuto 40 anni poco dopo essere stato scelto da Donald Trump come suo vice nella campagna elettorale. Nato e cresciuto a Middletown, in Ohio, ha avuto un’infanzia difficile, segnata dalla povertà e dalla tossicodipendenza della madre, ma superata soprattutto grazie ai nonni materni dei quali da adulto decise poi di adottare il cognome (Vance, appunto). “Dava problemi a scuola e a casa. Sua nonna, chiamata Mamaw, è stata la sua ancora di salvezza. Il suo profondo amore e la sua disciplina lo hanno mantenuto sulla retta via”, si legge sul sito ufficiale del vicepresidente eletto.  

Dopo essersi diplomato nella scuola pubblica della sua città natale, Vance si è arruolato nei Marines e ha prestato servizio nella guerra in Iraq. Subito dopo arrivano le due lauree, la prima in scienze politiche alla Ohio State University e la seconda in legge a Yale. In quegli anni scrive ‘Hillbilly Elegy: A Memoir of a Family and Culture in Crisis’ (‘Elegia americana’ nella traduzione italiana), un racconto della sua infanzia operaia nel Midwest, diventato un bestseller negli Stati Uniti e adattato poi per Netlflix in un lungometraggio diretto da Ron Howard e candidato a due premi Oscar.  

Diventato un personaggio noto, Vance ha iniziato a parlare delle proprie opinioni: un tempo si definiva un ‘never Trumper’, cioè un oppositore repubblicano al tycoon, ma poi è diventato un entusiasta di Donald Trump fino a ottenere il suo endorsement per la candidatura al Senato nel 2022. Da gennaio 2023 è un senatore degli Stati Uniti e a giugno di quest’anno è iniziata la corsa per la Casa Bianca al fianco di Donald Trump. 

La decisione del tycoon di sceglierlo ha motivazioni legate alla politica interna, ovviamente, ma può essere anche la spia di un indirizzo da seguire in politica estera. Vance, sottolineò Trump a luglio, “si concentrerà fortemente sulle persone per cui ha combattuto in modo così brillante, i lavoratori e gli agricoltori americani in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Ohio, Minnesota”. 

Da ex militare, Vance ha preso una posizione chiara in relazione al sostegno che gli Stati Uniti forniscono all’Ucraina nella guerra contro la Russia con un articolo pubblicato sul New York Times ad aprile, mentre a Washington era ancora in bilico il maxi pacchetto di aiuti – 61 miliardi di dollari – che il Congresso avrebbe autorizzato da lì a qualche settimana. “Ho votato contro questo pacchetto al Senato e rimango contrario a qualsiasi proposta che spinga gli Stati Uniti a continuare a finanziare questa guerra”, erano state le sue parole. “La domanda fondamentale: di quanto ha bisogno l’Ucraina e quanto possiamo effettivamente garantire? Biden suggerisce che un altri 60 miliardi di dollari fanno la differenza tra la vittoria e la sconfitta in una guerra enorme tra Russia e Ucraina. Anche questo è sbagliato. Questi 60 miliardi di dollari sono una frazione di ciò che servirebbe per cambiare le sorti dell’Ucraina. Ma non è solo una questione di dollari. Di base, non abbiamo la capacità di produrre la quantità di armi di cui l’Ucraina ha bisogno per vincere la guerra”, affermava il senatore. 

Vance aveva snocciolato cifre per dimostrare che anche un incremento massiccio nella produzione di munizioni per artiglieria non produrrebbe effetti sul campo: “Costerebbe caro ai contribuenti americani, producendo al contempo un risultato spiacevolmente noto: il fallimento all’estero”. Discorso simile per i sistemi di difesa aerea, a cominciare dai Patriot, che Washington ha promesso anche a Taiwan. A questo, si aggiunge l’inferiorità dell’esercito ucraino in termini numerici. “L’Ucraina ha bisogno di oltre mezzo milione di nuovi soldati, ma centinaia di migliaia di uomini in età da combattimento sono già fuggiti dal paese. Dopo due anni di conflitto, ci sono alcuni villaggi in cui non sono rimasti quasi più uomini” 

Secondo Vance, “sebbene alcuni Paesi europei abbiano fornito risorse considerevoli, l’onere del supporto militare è finora ricaduto più pesantemente sugli Stati Uniti”. La conclusione? “La leadership americana e quella ucraina” dovrebbero “accettare che l’obiettivo dichiarato del signor Zelensky per la guerra, un ritorno ai confini del 1991, è fantasia”. “La Casa Bianca ha detto più e più volte che non può negoziare con il presidente russo Vladimir Putin. Questo è assurdo. L’amministrazione Biden non ha un piano praticabile per far vincere la guerra all’Ucraina. Prima gli americani affronteranno questa verità, prima potremo sistemare questo disastro e mediare per la pace”. 

 

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